ragazza che si fa il bagno in una coppetta mestruale con sangue

Auguri, sei diventata una signorina!

Ho le mie cose, il ciclo, è arrivato il barone rosso, sono i giorni della rugiada. Quanto è difficile chiamare le mestruazioni con il loro nome?

Le mestruazioni sono un fatto biologico per miliardi di persone in tutto il mondo. Se per molte donne il mestruo è un periodo del mese che viene affrontato con una corretta informazione e prodotti igienici adeguati, per molte altre, le mestruazioni sono considerate ancora uno stigma che discrimina la donna e le impedisce di continuare a vivere in modo “normale” durante i giorni del ciclo mestruale. La disinformazione, la negazione dell’informazione e la discriminazione possono trasformare questo processo naturale in un inutile disagio fisico, emotivo ed economico. 

Negli ultimi anni il tabù delle mestruazioni ha iniziato a venire meno portando sempre più persone a parlarne, fare informazione e smettere di considerare anormale un processo fisiologico naturale. Purtroppo il non aver parlato e il continuare a non fare un’adeguata educazione sulle mestruazioni ha creato negli anni anni un notevole problema di disinformazione. Le fake news a riguardo hanno influenzato la vita di molte persone e generato inutile disagio, dalla credenza che durante il sanguinamento non ci si dovesse lavare i capelli al timore che usando assorbenti interni o coppette mestruali si perdesse la verginità. Oppure, in casi più gravi, il tabù ha portato a credere che il dolore durante il ciclo mestruale sia normale e debba essere sopportato – in silenzio – a prescindere dalla sua durata e intensità. Purtroppo questo atteggiamento diffuso ha fatto sì che si ignorassero sintomi e ritardato diagnosi di malattie che hanno invalidato la vita delle donne per anni.

assorbente macchiato di sangue rosso
L’azienda Bodyform è stata la prima in Italia a rompere il tabù commerciale delle mestruazioni e macchiare l’assorbente con sangue rosso.
Credits: Bodyform

Ma se questo accade troppo spesso in Italia, quale è la situazione nel resto del mondo? Secondo uno studio realizzato da UNFPA – l’agenzia delle Nazioni Unite per la salute sessuale e riproduttiva – la maggioranza delle donne intervistate, provenienti da stati del mondo arabo, affrontano le mestruazioni senza una adeguata informazione e senza prodotti igienici adeguati. Spesso il primo mestruo è accompagnato da sensazioni di disagio, imbarazzo e vergogna che in alcuni casi rendono la donna emarginata, anche in casa, durante i giorni di sanguinamento. Un altro esempio viene dal Nepal, dove nelle regioni rurali  viene ancora praticato il chhaupadi, nonostante sia illegale dal 2005. Il chhaupadi consiste nel bandire le persone, spesso giovani ragazze, in capanne di fango o baracche per tutta la durata delle mestruazioni, o anche più a lungo. Si ritiene che altrimenti porteranno alla famiglia sfortuna o cattiva salute. 

Ma la disinformazione non è la sola minaccia a una sana e serena esperienza del ciclo mestruale. La povertà mestruale è un fattore altrettanto impattante sulla vita delle donne che non hanno accesso a prodotti mestruali sicuri e igienici, e/o non sono in grado di vivere le mestruazioni con dignità. Negli ultimi anni, il tema della povertà mestruale è emerso nel dibattito pubblico legato alla questione della tassazione dei prodotti igienici, ad esempio gli assorbenti. Secondo uno studio della giornalista Milena Gabanelli una donna spenderebbe in media circa 126 in assorbenti nel 2018. In Italia, la cosiddetta tampon tax è stata recentemente ridotta dal 22% al 5% per gli assorbenti compostabili o lavabili e le coppette mestruali (2019) e – solo nel 2021 – dal 22% al 10% per gli assorbenti standard.

scritta period bianca su sfondo arancione
PERIOD. è una non-profit che si batte per sradicare la povertà e la stigmatizzazione mestruale attraverso la sensibilizzazione e l'educazione.
Credits: PERIOD

Tuttavia la povertà mestruale rimane un problema globale che costringe donne e ragazze a mettere in pausa la loro vita durante i giorni del mestruo e in molti casi può causare seri rischi alla salute. Actionaid riporta che in Africa una ragazza su dieci è costretta a saltare la scuola in quanto non ha accesso a prodotti mestruali oppure per la mancanza di infrastrutture adeguate, ad esempio bagni privati. 

Fortunatamente, anche grazie ai social, l’attivismo mestruale è una realtà sempre più diffusa che si fa portavoce di varie tematiche legate alle mestruazioni e promuove l’informazione affinché ci si liberi dai tabù mestruali. I cambiamenti strutturali richiederanno molti anni ma nel frattempo l’educazione e l’informazione costituiscono un primo passo findamentale per  la normalizzazione del ciclo mestruale.

Immagine di copertina: Illustrazione di Beatrice Perego.

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