Toccare l’invisibile

O di come l’arte possa sensibilizzare i giovani alle disabilità visive.

Come afferma Paul Klee, “l’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è”. È la conversione dello spirito nella carne delle figure, dei pigmenti colorati, della plasticità dei materiali. Ma spesso dimentichiamo che per qualcuno questo visibile continua a rimanere confinato in un’irriducibile invisibilità. Stiamo parlando dei non vedenti, che per “vedere” il mondo si lasciano guidare da dita e polpastrelli, la cui sensibilità diventa l’insostituibile ingresso nel mondo esterno. Eppure Jacques Derrida nel suo volume Toccare, dedicato alla filosofia tattile di Jean-Luc Nancy ci fa notare che:

Nessun vivente al mondo può sopravvivere un solo istante senza il tatto, cioè senza essere toccato… si può vivere senza vedere, udire, gustare, “sentire” […] ma non si può sopravvivere un solo istante senza essere a contatto, in contatto.

Questa primitiva consapevolezza per i ragazzi della 4F del Liceo Classico Arnaldo si è trasformata in una sfida: rendere accessibile l’arte ai non vedenti. E in piena pandemia, mentre la distanza invalicabile di uno schermo li priva dell’essenzialità del contatto, riscoprono la prossimità attraverso la riproduzione tattile di alcune famose opere d’arte, guidati dalla loro docente di storia dell’arte Francesca Campana e dalla tiflologa Sonia Benedan, in collaborazione con il Centro non vedenti di Brescia. Ne abbiamo parlato direttamente con i protagonisti di questa bella iniziativa.

Professoressa Campana, è indubbio che si tratti di un progetto formativo originale e coraggioso, tanto più se pensiamo che è stato portato avanti interamente con la didattica a distanza. Come è nata l’idea?

L’idea di poter far percepire la bellezza di un’opera d’arte anche ai non vedenti mi frullava in testa da parecchio tempo, ma non avevo mai avuto l’occasione per poterla mettere in pratica. Frequentando alcune realtà di volontariato che operano con i non vedenti, mi sono sentita molto fortunata nel poter apprezzare con i miei occhi la bellezza che ci circonda e da lì è nato il desiderio che anche queste persone potessero provare in qualche modo tali emozioni. Il caso poi ha voluto che, durante un colloquio con il genitore di una mia alunna, la dottoressa Sonia Benedan, abbia scoperto che lavorava in un centro per non vedenti. Lì mi sono letteralmente illuminata dalla gioia e le ho proposto di collaborare alla realizzazione di opere tattili con i miei alunni, coniugando la sua professionalità con le mie competenze artistiche. Il suo aiuto è stato indispensabile perché ci ha potuto fornire indicazioni tecniche precise per l’esecuzione del progetto. 

Dal punto di vista della realizzazione, come è stato impostato il lavoro con i ragazzi? 

Con la pandemia, che a marzo ci aveva costretto a chiuderci in casa, ho pensato che questo tipo di lavoro, inusuale per un liceo classico, potesse in qualche modo distrarre i ragazzi da quel senso di smarrimento e vuoto che li circondava. Ritengo infatti che la creatività abbia una funzione curativa, che ci salvi dai momenti di stress e dalle angosce che tutti noi, ma soprattutto i più giovani, abbiamo provato in un momento così difficile. Sicuramente alcuni di loro mi avranno presa per “pazza” nel proporre un’attività manuale che necessitava non solo di un attento studio dell’opera d’arte, ma anche di diversi materiali difficilmente reperibili in casa, il tutto in piena emergenza, quando non si poteva uscire per acquistarli ed erano aperti solo i supermercati. La cosa simpatica è che la caccia si è scatenata, e i ragazzi sono andati alla ricerca dei materiali più disparati, abbandonati magari da anni nei cassetti, recuperando nastri, spugne da cucina, bottoni, pagliette, di tutto e di più. I lavori sono quindi frutto, tra le altre cose, di un vero e proprio riciclo, e i ragazzi hanno dimostrato di avere una fervida fantasia! Il progetto è stato interamente eseguito in didattica a distanza: dopo la scelta, da parte degli studenti, delle opere che volevano rappresentare, siamo passati al disegno e alla realizzazione tattile, fornendo indicazioni, sempre attraverso il video, su come rappresentarle al meglio. Alla fine del percorso devo dire che i risultati non sono affatto male, e mi hanno anzi sbalordita per la brillante creatività che è emersa.

Il Ritratto di Dante di Sandro Botticelli nella rivisitazione tattile di Elena Crescente

Dottoressa Benedan, il suo aiuto è stato fondamentale per la riuscita del progetto, ma esattamente chi è e di cosa si occupa un tiflologo?

Il tiflologo, questo sconosciuto… sì perché soltanto chi lavora nel settore della disabilità visiva conosce questo termine, la cui etimologia deriva dal greco (tiflòs + logos) e significa esperto dell’educazione dei ciechi. Il tiflologo è infatti colui che si occupa dell’educazione dei disabili visivi, non vedenti e ipovedenti (che sono in maggior percentuale), ha una formazione in ambito pedagogico o psicosociale e svolge attività di coordinamento e supervisione delle figure di assistenti alla comunicazione, nonché di formazione e consulenza alle scuole di ogni ordine e grado in cui sia inserito un alunno ipo-non vedente e alla sua famiglia. Fornisce indicazioni relative alla metodologia didattica, agli strumenti e agli ausili indispensabili per favorire l’inclusione scolastica dell’alunno; progetta e realizza materiale tattile, conduce attività di formazione e sensibilizzazione del contesto nei confronti della disabilità visiva; è un riferimento importante per docenti, genitori e alunni disabili visivi. Non esistono attualmente scuole dedicate alla formazione di tale figura professionale.

Quali criteri ha fornito ai ragazzi per la riproduzione delle opere?

Per prima cosa mi sono premurata di fornire ai ragazzi alcune informazioni generiche sulla condizione di cecità e ipovisione, in particolar modo sulle difficoltà che il soggetto cieco incontra nella conoscenza di un’opera d’arte. È indispensabile comprendere che, nonostante i tentativi, un’opera pittorica non sarà mai accessibile a un non vedente, in quanto realizzata per la contemplazione visiva. Rendere accessibile l’arte a un cieco significa dunque trasformarla in tavola tattile (o in un modellino, nel caso si tratti di una scultura di grandi dimensioni) e comunque le suggestioni che il colore può dare alla vista sono ben diverse da quelle rese dal tatto. Il tentativo comunque è ammirevole se si vuole condividere col compagno un’esperienza, i contenuti di una lezione o di una gita scolastica. Ho quindi fornito ai ragazzi un elenco di regole basilari per creare una tavola a rilievo leggibile al tatto: il formato, lo spessore del rilievo, le dimensioni degli elementi rappresentati, la necessità di eliminare la prospettiva (elemento puramente visivo), la necessità di realizzare figure piene utilizzando materiali con texture differenti per facilitare la discriminazione degli elementi rappresentati. In seguito ho fornito alcune immagini di modelli realizzati dai centri di consulenza. I ragazzi sono stati quindi invitati a scegliere l’opera d’arte da trasformare e insieme abbiamo cercato di capire con quali materiali di recupero poterla realizzare, dal momento che il lockdown non ci permetteva di uscire a fare acquisti mirati. Ho creato un tutorial per guidarli nelle varie fasi dell’attività (preparazione della base, del disegno, il ritaglio dei materiali, l’assemblaggio e l’affrancatura – incollaggio). Ci siamo rivisti poi su Teams con le opere finite e devo dire che, nonostante l’inesperienza, il risultato è stato davvero sorprendente. I ragazzi inoltre hanno raccontato le difficoltà incontrate, la soddisfazione e le sensazioni provate.

I Girasoli di Vincent Van Gogh nella rivisitazione tattile di Francesca Bresciani

Ragazzi a voi l’ultima parola. Innanzitutto complimenti perché i lavori che avete realizzato sono davvero notevoli. Qual è stata la vostra prima reazione quando la professoressa vi ha presentato il progetto? 

Non appena la professoressa Campana ci ha parlato del progetto abbiamo reagito in modo diverso: alcuni, i più creativi, sono stati fin dall’inizio positivi e fiduciosi delle proprie capacità, hanno trovato facilmente l’ispirazione e una volta scelto il quadro si sono subito messi al lavoro; altri invece inizialmente sono stati molto sorpresi dalla proposta. Pur esistendo già un museo di arte tattile, l’Omero ad Ancona, noi, che anche in un momento di normalità non avremmo avuto a disposizione gli stessi mezzi di un museo, con i reparti cartoleria dei supermercati chiusi, non sapevamo proprio dove reperire gli strumenti necessari e ci siamo dovuti adattare a ciò che disponevamo in casa. E proprio per questo motivo, unito al fatto che svolgere attività simili richiede molto tempo, al primo impatto alcuni ragazzi si sono lasciati prendere dalla preoccupazione di non riuscire nell’intento. Lavorare a un progetto di arte tattile mentre eravamo tutti separati da uno schermo ci è sembrato poi quasi un paradosso, ma grazie agli incoraggiamenti della professoressa e alla voglia di fare qualcosa di nuovo mettendoci in discussione, e soprattutto non appena ci siamo accorti del fine nobile che questo progetto possedeva e della sua effettiva utilità, abbiamo messo da parte le perplessità e ci siamo messi all’opera!

Che cosa vi siete portati a casa da questa esperienza? C’è un messaggio che volete lasciare ai lettori di Echo Raffiche?

Grazie a questo progetto sicuramente ci siamo portati a casa dei bei ricordi e tanto divertimento, ma l’obiettivo a cui aspiravamo non era di certo quello di creare dei lavori per svago. Il nostro scopo era in primis quello di renderci utili per gli altri, di fare qualcosa che potesse avere un significato vero e profondo, a maggior ragione a causa del momento storico che stavamo vivendo. Ciò che ci ha più coinvolto di questo progetto è stato proprio questo: tendere una mano a chi ne ha bisogno, aiutare a far sperimentare la bellezza di un’opera d’arte anche a chi, a differenza dei più, non può godere della sua visione. L’arte secondo noi è patrimonio di tutti, è parte integrante ed essenziale della nostra storia e di conseguenza, seppur in modalità differenti, tutti dovrebbero aver modo di accedervi. Il progetto inoltre non solo è stato uno spunto di riflessione sulla necessità di garantire l’accessibilità all’arte a tutti, ma è stata anche un’occasione di crescita personale: talvolta facciamo l’errore di non sentirci all’altezza, rinunciamo a un’opportunità solo perché crediamo di non essere sufficientemente bravi, ma il nostro lavoro invece ci ha insegnato l’opposto. Dobbiamo imparare a metterci in gioco più spesso, anche quando tutto ci sembra troppo difficile o troppo faticoso. Infine è stata anche un’esperienza molto formativa: abbiamo imparato che approcciarsi alla realtà tramite la vista non è l’unico modo possibile, ma che anzi ne esistono altri che non sono “buoni sostituti”, ma mezzi differenti e non per questo meno efficaci. Il nostro non vuole essere soltanto un atto di sensibilizzazione nei confronti della cecità, ma un vero e proprio invito a promuovere la necessità di operare attivamente per una causa. Per concludere, ai lettori di Echo Raffiche vorremmo trasmettere un messaggio che riteniamo tutti molto importante: aprite gli occhi, o meglio, aprite e tendete le mani, esplorate più a fondo la vostra realtà senza limitarvi a un’occhiata veloce, distratta, a quello che ormai vi sembra ovvio, ma toccate, ascoltate e capite. Raccogliete nuove sensazioni e recuperate il valore dei cinque sensi, di cui spesso sottovalutiamo l’importanza e la fortuna che abbiamo nel possederli.

La Ragazza col turbante di Jan Vermeer nella rivisitazione tattile di Sofia Armanasco
Si ringraziano per la partecipazione la professoressa Francesca Campana, la dottoressa Sonia Benedan e tutti i ragazzi della 4F del Liceo Classico Arnaldo:

Agnelli Mariavittoria – Armanasco Sofia – Baratti Sofia – Baroni Livia – Bresciani Francesca – Crescente Elena – Delbarba Sonia – Di Betta Federico – Ferraresi Luca Roberto – Ferrari Valentina – Ghidini Andrea – Magoni Caterina – Musicco Giuseppe – Orizio Maria Giulia – Ottolini Erica – Parisi Rebecca – Regazzi Rebecca – Rovetta Camilla – Saleri Giorgia – Saponaro Elia – Savardi Lidia – Scandella Isabelle – Strano Alessandro

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