
«E questa qua è la vostra bottiglia di Franciacorta DOCG Ca’ del Bosco Dosage Zéro Millesimato Riserva 2013»
«Ehm, ok… apra pure…»
Se vi è mai capitato di restare interdetti, se non proprio a disagio, davanti al linguaggio criptico di un sommelier o di un vostro amico aspirante tale, non disperate, non siete i soli.
Cerchiamo di fare quindi un po’ di chiarezza su uno dei prodotti enogastronomici più celebri della provincia di Brescia con una una breve guida pratica per non rimanere di stucco davanti a una bottiglia di Franciacorta DOCG (e magari fare anche una bella figura davanti ad amici e parenti).
Iniziamo scomponendo quella sfilza di diciture là in cima una per una, partendo dalla prima.
Franciacorta.
Prima di tutto dobbiamo capire la differenza tra cosa sia LA Franciacorta e cosa sia invece IL Franciacorta. La prima è una zona geografica indicante il territorio collinoso che dalla periferia di Brescia arriva fino alla sponda meridionale del Lago d’Iseo. Sull’etimologia del nome esiste tutt’ora un dibattito ma la teoria più accreditata è che esso derivi da quella che, in passato, era definita una “corte franca” (dal latino franchae curtes), cioè una corte dove non si pagavano i dazi.
Il secondo invece è il principale vino che si produce all’interno di questa area, nei 19 comuni franciacortini.
Il Franciacorta DOCG viene ottenuto dalle varietà di uve Chardonnay, Pinot Nero e, in minor dose, Pinot Bianco ed Erbamat, attraverso il metodo di spumantizzazione definito classico (o Champenoise), in cui la seconda fermentazione, che è quella che promuove l’effervescenza ed è indotta dall’aggiunta di lieviti selezionati e zuccheri, avviene direttamente in bottiglia.
Pur essendo generalmente secco e bianco, il Franciacorta può essere anche prodotto nella versione Rosè, ottenuta lasciando fermentare le uve di Pinot Nero a contatto con le bucce affinché esse donino il colore desiderato e nella versione Satèn, caratterizzata da una minore pressione atmosferica in bottiglia che conferisce al vino un perlage (cioè le bollicine) più delicato e una spiccata morbidezza al palato.
Durante la produzione, nel caso vengano utilizzate solamente uve nere si parlerà di “Blanc de Noir”, viceversa se vengono utilizzate solamente uve bianche si avrà un “Blanc de Blanc”.

DOCG.
Letteralmente “Denominazione di Origine Controllata e Garantita”, è il disciplinare di produzione a cui devono sottostare tutti i produttori che desiderano imbottigliare Franciacorta. È una garanzia di integrità geografica di provenienza e di qualità.
I disciplinari variano da vino a vino e attualmente in Italia esistono 78 DOCG, presenti in quasi tutte le regioni.
Ca’ del Bosco.
È una delle 118 aziende produttrici di Franciacorta DOCG iscritte al consorzio che porta il medesimo nome, sparse su tutto il territorio franciacortino. Ho scelto questa perché è una delle più famose e più impostate a livello industriale e internazionale, ma il discorso vale dalla più grande alla più piccola cantina.
Qual è la migliore, mi chiederete? Difficile domanda… spetterà al vostro gusto decretarlo e l’unico modo per scoprirlo davvero è provarle tutte! (Non male no?)
Dosage Zéro.
Chiamato anche Dosaggio Zero, o Pas Dosè (dipende dal produttore), è uno dei sei indicatori che segnalano il residuo zuccherino all’interno del prodotto finito. In questo caso saranno presenti 3 grammi o meno di zucchero per litro di vino, rendendo il Dosage Zéro la versione più secca in assoluto del Franciacorta.
Gli altri livelli sono, dal più secco al più dolce: Extra Brut, Brut, Extra Dry, Dry, Demi-sec.
Millesimato.
I vini spumanti, al contrario dei vini fermi rossi e bianchi, normalmente vengono prodotti con un assemblaggio di uve vendemmiate in annate diverse tra di loro, per mantenere invariato nel tempo un certo stile e una certa qualità.
Quando invece si utilizzano uve provenienti da una sola annata particolarmente favorevole, si ottiene il così detto Millesimato, seguito appunto dalla data indicante la vendemmia.
I Millesimati devono riposare a contatto con i lieviti in bottiglia per almeno 30 mesi, accrescendo la loro struttura e la loro complessità di aromi.
Superati i 60 mesi di maturazione, il Millesimato può fregiarsi del titolo di Riserva.
Tutte e tre le categorie di Franciacorta (Franciacorta, Franciacorta Rosè e Franciacorta Satèn) possono essere sia millesimati che riserva.

Ovviamente, come tutte le tipologie di vini, ogni singola bottiglia di Franciacorta DOCG ha le sue specifiche ed individuali proprietà organolettiche. Possiamo però indicare delle parole chiave e delle caratteristiche che bene o male sono presenti in ogni prodotto di questa categoria.
Il Franciacorta DOCG medio presenta un colore che può andare dal giallo paglierino al dorato, un aroma fragrante e persistente donato dai lieviti (con sentori di crosta di pane, frutti a polpa bianca e frutta secca) e un sapore fine ma allo stesso tempo complesso ed equilibrato, con una punta di sapidità e freschezza.
Abbinato con un bel tagliere di salumi e formaggi bresciani, o con del pesce lacustre, è da fine del mondo, ma questo lo sapete già, non occorre che ve lo dica io.

Ultima precisazione: pur condividendo varietà d’uva e metodo di produzione con lo Champagne, il Franciacorta non è la versione italiana o “economica” del ben più celebre fratello francese. Sono due vini sì, con delle similitudini, ma ben diversi l’uno dall’altro.
Bene, se siete arrivati fino a qua, spero possiate degustare la prossima bottiglia di Franciacorta con maggior consapevolezza, riuscendo, perché no, a gustarne di più anche il sapore.
Salute!