
In questo periodo così eccezionale, altresì noto come l’anno 2020, ho più volte fatto avanti/indietro da quella che è la mia città, Brescia, e quella dove (almeno teoricamente) vivo, ossia Milano.
Ho così avuto modo di passare tanto tempo con la mia famiglia, cosa che, per motivi geografici, non ero più abituato a fare da molto. Quello che inizialmente ho considerato un allontanamento forzato dalla grande Metropoli, si è rivelato tempo prezioso, se non addirittura un lusso, che mi ha permesso di trasformare una situazione costretta in una bolla temporanea dove riflettere, in qualità di spettatore, sulla realtà che mi circonda.
Poco prima di tornare a Milano, ho avuto una conversazione molto interessante con mia madre in merito ai rapporti familiari, che ho casualmente ritrovato qualche giorno più tardi riassunta in un video di Venti, canale YouTube che tratta spesso di tutte le affascinanti tematiche che spuntano nei paraggi dei 20 anni.
Come in ogni macro argomento che rasenta l’emblema esistenziale, i temi in gioco sono parecchi, ma ne vorrei approfondire uno in particolare: l’emancipazione.
Siamo in presenza di una parola enorme, le cui diramazioni possono sfuggire, perciò dovrò essere più preciso. Trovo, infatti, molto curiosa la scelta di intraprendere la medesima strada della propria famiglia, ma percorrendo una propria corsia parallela.
Ora, la mia esperienza da qui non potrà più essere utile, ma c’è un’artista che in merito a questo ha tanto da raccontare.
Il suo nome è Fana Hues.

Cresciuta a Pasadena, California, Fana Hues è una cantante R&B dal talento eccezionale che già all’età di dodici anni ha deciso di seguire la sua più grande passione: la musica.
Questa scelta, che di singolare all’apparenza sembra avere soltanto la giovane età della ragazza, cela in realtà una presa di posizione ben più profonda.
La famiglia di Fana è composta interamente da musicisti, ed è proprio la musica, a suo dire, il collante principale di questo ecosistema. I singoli membri, sono a tutti gli effetti una grande big band.
In tutto ciò, qualcosa sembra però non permettere agli ingranaggi di girare come dovrebbero: la giovane cantante non è solo esecutrice, ma cantautrice, vuole quindi essere la reale artefice delle proprie composizioni.
Col tempo Fana prende musicalmente le distanze dalle sue radici e, all’età di 25 anni, presenta il suo primo lavoro, “Hues”, una Collection, come direbbe lei, di 10 tracce per un totale di 24 minuti.
I brani che compongono l’album sono una raccolta di pezzi scritti in momenti differenti, tutti singhiozzano la fine di una relazione ma, allo stesso tempo, scompongono i sentimenti provati da molteplici prospettive, che si uniscono nel genere che è presente nella totalità dell’opera.
L’R&B di Fana fonde in maniera unica classicismo e personalità che, come lei stessa afferma, deriva da una ricerca costante di sonorità che mescola una lunga lista di influenze musicali precedenti con la propria visione d’insieme.
Anche il teatro, sempre a suo dire, ha avuto un ruolo determinante nel suo percorso artistico. Da questo ha imparato a non dare mai per scontato alcun movimento nello spazio, e a vedere un’opera nel suo insieme, dalla musica all’immagine che la rappresenta.

Non amo paragonare gli artisti tra loro, ognuno riveste una rilevante specificità, che spesso viene corrotta dallo spettatore nel momento in cui quest’ultimo si interroga su chi abbia mai fatto qualcosa di simile. Mi limito quindi a consigliare il mio pezzo preferito dell’album, “snakes x elephants”, e il commovente video musicale di “Notice Me”, dove tutta la famiglia si riunisce a supportare la propria stella nascente, mentre canta una delle sue splendide canzoni.
