
Forest Law / Selva Juridica è un libro bilingue del 2014 curato da Ursula Biemann e Paulo Tavares. Nel 2020 è stato pubblicato in Italia, edito da Nottetempo. È un progetto complesso dalla resa essenziale (poco meno di centocinquanta pagine), che coinvolge scienziati, antropologi, giuristi e attivisti. Come scrivono gli autori nella loro introduzione, Foresta Giuridica è una navigazione attraverso le foreste viventi dell’Amazzonia occidentale: un territorio di confine, situato tra le pianure alluvionali e la Cordigliera delle Ande, conteso da stati e multinazionali per la sua grande ricchezza di risorse. Oltre a mostrarne le specificità da differenti prospettive, Biemann e Tavares collocano la difesa di queste foreste in un contesto più ampio, globale e universalista. Del resto, la preservazione dell’Amazzonia coincide con la tutela della Terra e dei suoi abitanti sotto molti punti di vista.

A seguito dell’aumento dei dibattiti relativi al cambiamento climatico e alla perdita di biodiversità, e al parallelo sviluppo delle scienze ambientali, le foreste amazzoniche sono state sempre più monitorate. Attraverso una sofisticata rete di sorveglianza ambientale, composta da gigantesche torri di controllo e da svariate immagini satellitari, è stato possibile mappare profondamente il territorio, trasformando la foresta in un enorme spazio di informazione: «Al contempo un laboratorio naturale e un dispositivo di rilevamento della Terra». L’Amazzonia è la più grande foresta tropicale del mondo e una riserva di carbonio indispensabile per il pianeta. Con la sua intensa attività di fotosintesi, questo polmone ambientale contiene l’equivalente di più di un decennio di emissioni derivate dai combustibili fossili a livello mondiale. Allo stesso tempo è l’ecosistema più ricco di biodiversità, visto che ospita almeno il 10% delle specie terrestri. Il botanico David Neill sottolinea come l’area amazzonica, compresa tra l’Ecuador e il Perù, sia quella dove fiorisce la maggior parte delle migliaia di piante ancora da identificare. Ma la sua importanza non finisce qui. Definita oceano verde dagli scienziati, l’Amazzonia è una gigantesca fabbrica d’acqua e un regolatore del clima globale. Riciclando enormi quantità di umidità, permette di disperdere il calore atmosferico e rinfresca il sistema terrestre. Eppure:
Negli ultimi dieci anni, l’Amazzonia ha subito per ben due volte “la siccità del secolo” (nel 2005 e nel 2010) e altrettante gravi alluvioni (nel 2009 e nel 2012). Questi fenomeni estremi indicano un’intensificazione del ciclo idrologico del bacino, che sta diventando una condizione normale. Le complesse interazioni tra il cambiamento climatico, la deforestazione, la frammentazione del paesaggio e gli incendi stanno alternando radicalmente le dinamiche ecologiche dell’Amazzonia.

Queste complesse dinamiche interessano direttamente gli esseri umani, non solo per le ragioni ambientali appena esposte, ma anche perché l’Amazzonia, con oltre trecento nazioni indigene e più di trentatré milioni di persone, è una delle regioni culturalmente più ricche della Terra. Tali popolazioni vivono in stretta connessione con la natura e sono minacciate dalle attività invasive degli stati e delle multinazionali, sempre più frequenti nel territorio. Foresta giuridica ricostruisce alcune di queste vicende. Il libro si apre con la testimonianza dell’8 luglio 2011 alla Corte Interamericana dei Diritti Umani di Sabino Gualinga, leader politico e guida spirituale della popolazione Kichwa di Sarayaku, minacciata dagli scavi della compagnia petrolifera argentina CGC, sostenuta dal governo ecuadoriano. Gualinga dimostra di essere il portatore di una sapienza antica e radicata nel suo popolo: «Sarayaku è una terra viva. È una foresta vivente, dove vivono alberi e piante medicinali e ogni genere di essere». Per poi continuare:
Ci sono esseri che vivono nella foresta, i miei antenati e i miei genitori li hanno incontrati e visti. Era una cosa piuttosto comune. I maestri della foresta vivono lì. Non siamo noi i proprietari della foresta. Amasanga, uno dei maestri della foresta, vive lì; anche Yashingu e Sacharuna vivono lì. I miei antenati erano in grado di vederli. Se dovessero scomparire, sarebbe una calamità.
Come rimarcano Biemann e Tavares, Gualinga illustra ai giudici le ragioni della kawsak sacha, la foresta vivente. Per i Kichwa la natura è un organismo interconnesso, in cui tutti gli esseri hanno valore e verso il quale gli uomini sono legati in maniera simbiotica. Animata dalla grande diversità di specie e dalla relazione continua tra le varie parti che la costituiscono, la foresta vive e pensa.

La vicenda di Sarayaku viene affrontata a più riprese nel libro, ma non è la sola a essere presentata. La più eclatante è quella della cosiddetta Chernobyl dell’Amazzonia, il disastro socio-ambientale perpetrato dal colosso petrolifero Texaco (dal 2001 incorporato dalla Chevron). In più di vent’anni di attività la Texaco-Chevron, attraverso tecnologie antiquate ed economiche, ha scaricato miliardi di litri di rifiuti tossici nei terreni e nei corsi d’acqua (dei fiumi Aguarico, Coca e Napo), danneggiando gravemente l’ambiente circostante e le comunità umane. Ciò che più colpisce di questo disastro è la sua sistematicità. Al contrario di altri drammatici episodi, qui non si tratta di un incidente, ma di un vero e proprio ecocidio volontario portato avanti nel corso del tempo, in nome del profitto e con il benestare del governo. Questo processo infernale è stato denunciato, per la prima volta, nel 1991 dall’inchiesta Amazon Crude dell’avvocatessa Judith Kimerling, che ha dato vita a un’intensa mobilitazione locale e internazionale. Nonostante le varie sentenze che hanno imposto al colosso statunitense di pagare una sanzione multimiliardaria per misure di compensazione, bonifica e risarcimento, la battaglia legale è ancora in corso. Parlare dell’Amazzonia, allora, non è importante soltanto per comprenderne l’enorme importanza ecologica a livello globale. È necessario anche per sostenere la resistenza attiva delle popolazioni che ci vivono: per alimentare il dibattito pubblico affinché i crimini non cadano nel dimenticatoio e i responsabili paghino tutto. E pagheranno caro.