Huron John e il moto perpetuo della musica

Possiamo ancora sperare in un futuro di grandi composizioni?

Ricordo perfettamente quando mi passarono il primo programma di composizione musicale per pc. Era il 2007, non avevo la minima idea di come funzionasse tutto ciò che comprendeva musica e tecnologia e, di certo, non assomigliavo ad un piccolo genio dell’editing digitale. 
Il programma di per sé era terribile, i suoni tra i peggiori che abbia mai sentito, stabilità software inesistente, unita a componenti audio degni del classico pc fisso di famiglia dei primi anni duemila: un vero e proprio disastro.
Nonostante tutto ciò, ogni giorno tornavo da scuola, mi sedevo di fronte allo schermo e iniziavo a sperimentare, chiaramente senza alcuna logica, componendo strane melodie di dubbia qualità.
Mi sentivo in un parco giochi, dove il biglietto d’ingresso non veniva garantito da alcun pagamento in denaro ma dalla semplice voglia di fare, la stessa che possiamo ritrovare nei ragazzi che nei decenni precedenti si sono dovuti destreggiare tra giradischi, nastri e audiocassette.

Nel 2020 i mezzi sono decisamente migliorati, un semplice portatile può diventare all’occorrenza un piccolo studio, ma questo non significa che la strada sia tutta in discesa. La democratizzazione della tecnologia ha ampliato l’offerta, le classifiche si sono livellate e ogni settimana vengono pubblicate centinaia di canzoni, indipendentemente dall’età dei compositori, dalla loro provenienza geografica e dalla condizione sociale. Proprio da questa situazione ipermoderna arriva il protagonista della nostra storia.

Huron John x LadyGunn Magazine

Huron John, alter ego di John Wallace, classe 2000, è un giovane artista americano, nativo di Chicago, studente di musica alla Belmont University.
Il suo percorso inizia con la chitarra, che studia da quando ha 8 anni, per poi proseguire con il piano ed ottenere, negli anni successivi, una discreta padronanza e familiarità sia con gli strumenti melodici che ritmici.
Il momento di grande rivelazione arriva nel 2012, con la scoperta di un grande artista, Tyler, the Creator, che lo porta indirettamente all’interno di un mondo diverso rispetto a tutto ciò che aveva ascoltato e suonato in precedenza.
Nasce così in John una sfrenata passione per ciò che riguarda la composizione, il campionamento, l’arrangiamento e l’editing, universo che gli permette di bastare a sé stesso, senza dover condividere la propria arte con nessuno.
Quella che, agli albori, era una semplice contaminazione tra esigenza e divertimento diventa una vera e propria vocazione, rimanendo ancora oggi l’unico metodo usato da Huron per dare vita alle proprie opere. 
Nel Novembre 2019 pubblica il suo primo album, “Apocalipse Wow”, lavoro particolarmente eterogeneo, che lo porta in pochi giorni da qualche migliaio di ascoltatori mensili a circa 3 milioni. L’incredibile varietà stilistica dei suoi pezzi, che vengono inseriti da Spotify ognuno in playlist differenti, gli hanno permesso di cambiare radicalmente posto in classifica.

Huron John x LadyGunn Magazine

L’originale titolo ha un significato ben preciso: la parola “Apocalipse” deriva dallo sgretolamento, condito da paure e insicurezze, al quale va incontro ciascuno di noi nel periodo di transizione tra la giovinezza e la prima età adulta mentre l’espressione “Wow” si riferisce allo stupore misto a felicità che inaspettatamente ne consegue.
Leggendo ciò che si cela dietro la storia di questo titolo particolare, non posso porre freno alla mia personalissima interpretazione. La contrapposizione tra questi due concetti – Apocalipse e Wow – presenta come protagonista il sacrificio di ciò che è stato per la libertà che sarà.
Huron John ha la possibilità di esprimere tutto ciò che risuona nella propria mente certamente grazie alla sua abilità artistica, ma anche alla moderna tecnologia che gli permette, senza la costrizione di particolari mezzi o strumenti, di comporre, suonare e registrare senza l’intervento di strutture o di terzi. 
C’è, a mio avviso, un chiaro momento di rottura rispetto al passato, che sembra condurre al collasso il sistema precedente. Da quest’ultimo ne trae metodi e principi, ma è proprio qui che si palesa lo stupore, nonché chiave di volta della faccenda. Questo giovanissimo artista eredita stili, suoni e influenze dai suoi predecessori e riesce a renderli immortali grazie alla loro forte presenza nella struttura e nelle sfumature di quella che possiamo chiamare musica moderna.

Huron John x Coup de Main Magazine

Ora, come suona il disco?
Dopo questa lunga introduzione, è giusto essere chiari e precisi a riguardo: Huron John sa il fatto suo. 
Il mio pezzo preferito resta ancora una volta il brano della scoperta, “Motocross”, ballad dai bassi profondi e dalla linea vocale lenta e delicata, impreziosita da un costante (e per nulla invasivo) arpeggio di chitarra sullo sfondo. Questa canzone però rappresenta un esempio univoco perché, come detto in precedenza, il lavoro nell’insieme è parecchio eterogeneo.
I generi presenti si alternano tra Funk, Pop, Hip Hop e, di fatto, qualunque cosa venga in mente a John durante la composizione, stesura o arrangiamento del pezzo.
Sono fan di questo progetto dal momento in cui ne sono venuto a conoscenza e credo che la tendenza, verificatasi negli ultimi tempi, di alcuni artisti di scegliere di curare il proprio progetto a 360 gradi sia un grande passo avanti nell’industria musicale. 
Il punto di forza dell’ecosistema artistico consta proprio nella contaminazione continua tra le discipline, perché quindi non promuovere una coesione all’interno di un unico progetto?

Immagine di copertina: Huron John – Apocalypse Wow (Project Teaser)

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