
Oggi non visiteremo monumenti, non analizzeremo dipinti, né interrogheremo solide fonti documentarie. Oggi ci facciamo una gita sui social network; più nello specifico, sui profili di professionisti dei beni culturali e di associazioni dello stesso ambito.
Sì, lo so.
Non sono una giornalista e in quello che sto facendo c’è tanto cervello e poco metodo (cosa non buona). Il mio obiettivo, in questo frangente, è portare alla vostra attenzione una minuscola “fetta di mondo” che forse, se non siete studiosi di arte o professionisti in questo settore, possono esservi sfuggiti. Echo Raffiche si fa punto d’onore nell’essere uno spazio aperto alle collaborazioni: leggete e poi contattatemi per parlarne. Chissà cosa può uscirne!
L’antefatto
Da martedì 23 marzo 2021, con cadenza settimanale, va in onda su Rai 1 una puntata della serie televisiva Leonardo. Si tratta di una fiction in costume, ambientata durante il Rinascimento italiano, che intende narrare la figura di Leonardo da Vinci in modo dichiaratamente romanzato e vicino al genere del crime mistery. Il format della narrazione storica rielaborata con toni da thriller e da storia d’amore è replicato dalla serie di successo I Medici (2016-2019), mentre sono presi da Sherlock (2010-2017) i momenti in cui il protagonista si comporta da genio della deduzione (qui una recensione particolareggiata).
Insomma, ce n’è abbastanza per mandare in brodo di giuggiole alcunǝ e deprimere altrǝ.
Il giorno successivo alla messa in onda
ha visto scatenarsi il putiferio sui social network – qui si frequentano perlopiù Instagram e Facebook – ad opera di professionistǝ dei beni culturali. Le critiche scagliate contro la serie televisiva vertevano principalmente su due temi.
Il primo e il più prevedibile era quello della scarsa attinenza alla realtà storica¹: non risulta che su Leonardo da Vinci pesasse un’accusa di omicidio; non erano usuali i vernissage, nemmeno per il Battesimo di Cristo della Galleria degli Uffizi (qui); non è possibile immaginarsi un personaggio potente come Ludovico il Moro che si aggira di non visto in un evento sociale, dedica delle attenzioni a un apprendista di bottega, gli propone di lavorare per la propria corte, incassa un rifiuto senza scomporsi e se ne va quasi di soppiatto; eccetera.

Il secondo tema su cui si riversavano molte critiche è l’entusiasmo del Ministro della Cultura Dario Franceschini, manifestato con questo tweet. In questo caso, lo sconcerto era dovuto sostanzialmente al fatto che il rappresentante del mondo della cultura elogiasse un prodotto così “pop”, nel senso di molto commerciale.

Haters e snob: ne abbiamo.
Sì, sicuramente alcuni utenti sono ascrivibili ai “perennemente insoddisfatti” o anche ai “criticoni”. Tra costoro, vuoi che manchino quellǝ che usano la tattica del cambiare discorso giusto per fare polemica, tipo: «Cosa dedicate tutti questi soldi alle serie TV quando abbiamo problemi più grandi?!?».
In tutta onestà, non posso nemmeno giurare che non ci sia qualche snob tra il pubblico, qualcunǝ che ritiene che la Cultura e l’Arte siano una conoscenza per pochǝ o che alcuni personaggi vadano raccontati esclusivamente attraverso i libri.
E poi ci sono tutti gli altri utenti
Una platea così vasta non ospita solo leoni da tastiera o sedicentǝ studiosǝ. Ho cominciato a pensare a cosa ci potesse essere sotto, una specie di non-detto (ma molto visibile) che faceva infuriare tante persone attive su profili di e dedicati a professionistǝ dei beni culturali. Espongo di seguito le mie considerazioni.
Innanzitutto, è stato scelto un personaggio molto noto, molto studiato e molto “identitario” a livello nazionale. Non è un Giovanni Pietro da Cemmo o un qualunque conte di Grantham, qui si tratta di uno dei Maestri del Rinascimento – epoca che viene sentita come italiana per eccellenza – e ogni modifica alla sua bio è probabilmente sentita come un cinico tradimento alla tradizione, al pari della carbonara con la panna e la pancetta. Ok, ma non è abbastanza.
Perché quasi nessuno è riuscito a non sentirsi urtato da questo lavoro di fantasia?
Non mi dilungo a specificare come sono stati gestiti i cinema, i teatri, i musei e i luoghi di cultura durante la pandemia, perché lo sappiamo tuttǝ. Faccio notare, però, che il settore è gettato nello sconforto da anni (si vedano le ricerche dell’associazione Mi Riconosci? Sono un professionista dei beni culturali): pochi contratti e molto volontariato; arretratezza nella digitalizzazione e scarsi finanziamenti; eccetera.
E ancora. Quando si parla di “cultura in Italia”, la si racconta spesso come «chiave di volta di tutti i settori produttivi» (qui), no? Ma alla fin fine ci si spende poco, solo lo 0,15% del PIL nazionale (qui), e di fatto viene trattato come un settore poco importante.
Di conseguenza
Unǝ professionista dei beni culturali vive in questa quotidianità, viene costrettǝ all’idea della precarietà eterna, addirittura forse comincia a credere che sia vero che «per lavorare con la propria passione non bisogna ricevere uno stipendio, è bello già di per sé!». Cosa lǝ rimane per difendere il patrimonio culturale, per cui sta facendo dei sacrifici e che comunque non viene valorizzato? I social network e la tastiera del PC.
Mi dispiace, ma una serie tv del genere non valorizza il patrimonio culturale
Sicuramente non lo lede, ma non veniamoci a raccontare che serva a rilanciare qualche cosa. Magari serviranno a qualcosa i prodotti che usciranno su ItsArt, la famosa «Netflix della cultura» da circa 30 milioni di euro (vedi qui), ma fino a ora non ci sono contenuti segnalabili.
A voi ne viene in mente qualcuno? Avete visto Leonardo, vi è piaciuto?
Rispondetemi e scrivete tutte le riflessioni che vi vengono in mente a echoraffiche@gmail.com
