Jany Green: musica leggerissima

Esiste un approccio corretto all’ascolto musicale?

Colapesce e Dimartino, due artisti protagonisti del festival di Sanremo 2021, hanno gareggiato presentando uno dei pezzi simbolo di questa edizione: Musica leggerissima.
Il ritornello di questo brano ha a mio avviso due caratteristiche fondamentali: la prima riguarda la melodia, così ben congegnata da rimanere salda alla memoria per tutta la durata del festival, e il testo, che descrive una delle peculiarità principali del pop, la voglia di musica leggera.
Ho trovato questo pezzo geniale, perché due compositori di alto livello hanno presentato al festival della canzone un inno alla musica, senza però permetterle di figurare come protagonista dell’opera, ma semplice contorno di una situazione di velata apatia, atta a interrompere un silenzio, secondo gli autori, assordante.

Colapesce e Dimartino, foto stampa

La storia cantata dal duo siciliano racconta una delle sfaccettature più concrete di fruizione della musica stessa, quella di accompagnamento alla vita: è davvero sempre necessario che le canzoni vengano ascoltate in religioso silenzio, facendo gara con i propri amici più esperti, a chi coglie la sfumatura più ricercata? A mio parere assolutamente no, e proprio per questo, tratterò oggi di un artista spaziale, esperto di ritmi travolgenti, lunghi viaggi in macchina e splendide giornate di sole: Jany Green.

Jany Green, Facebook Photo

Nato ad Anchorage, Alaska, ma residente a Los Angeles, California, Jany Green è un giovane artista che si è ritagliato da qualche tempo una posizione di tutto rispetto nelle mie playlist da festa. 
È sufficiente come garanzia? Direi di no, mi prendo dunque ancora qualche riga per parlarvi di questo fantastico musicista americano.

Il nome Jany è l’abbreviativo di Janal, nome scelto dal padre, dopo aver vinto una partita a carte, organizzata con la madre, per scegliere il nome del nascituro. Il rapporto tra Janal e il genitore nel tempo si deteriora, e così il giovane musicista decide di prendere il cognome da nubile della madre, Green, appunto.
Dopo parecchio tempo trascorso a scrivere i primi componimenti e a sperimentare direttamente con le produzioni, la sensazione è chiara: c’è qualcosa nella scrittura dei pezzi che non rispecchia il proprio desiderio artistico. Questo problema Jany capirà essere derivante dalla fredda terra natìa, che a suo dire opprime con forza la propria vena artistica, e che sarà costretto a lasciare in favore della soleggiata Los Angeles. 
I motivi Hip Hop composti dalla giovane promessa si trasformano in fretta nelle Hit dal sapore estivo che caratterizzano ora la sua musica, grazie anche all’incontro con colui che diventerà il proprio produttore storico, Ralph Castelli, anch’esso appena trasferito in California dalla terra dei ghiacci.

Jany Green, Ryan Molnar Photo

Questo sodalizio artistico si basa su alcuni pilastri fondamentali. Il primo riguarda il simile percorso, estremamente originale, che vede due giovani musicisti partire dalla stessa remota zona geografica per approdare nella famosa città degli angeli. Il secondo, invece, si riferisce a una condivisa passione sfrenata per un gruppo musicale decisamente particolare: Gli Outkast (https://www.youtube.com/watch?v=PWgvGjAhvIw ).
I due, inoltre, hanno la medesima visione compositiva, a detta di Jany, ovvero la ricerca di costanti sensazioni allegre e positive, durante la stesura dei pezzi, da poter condensare in maniera indelebile nella registrazione finale. Gli amori cantati nei pezzi, ad esempio, non si riferiscono necessariamente alla persona amata, come le parole sembrano indicare, ma spesso e volentieri anche a Hobby, persone non identificate e perfino sé stessi.

Jany Green, “Little” Spotify Cover

Un paio di brani e personalissimi consigli per poter comprendere e godere appieno della musica di Jany Green: “Little”, canzone di punta dell’artista in termini numerici, da ascoltare rigorosamente in mood aperto e positivo; se avete avuto una giornata grigia, non è il pezzo giusto. Lo consiglio inoltre come prima scelta nel momento in cui, uscendo di casa e indossando le cuffiette, parte il breve cortometraggio mentale con noi stessi protagonisti, che, però, necessita della giusta colonna sonora.

Il secondo è “Move”, pezzo da inserire con precisione chirurgica nel momento in cui bisogna dare una piccola scossa ad un aperitivo per trasformarlo in una piccola festa, ma senza esagerare con l’entusiasmo.

Fatemi sapere come va.

Immagine di copertina: Jany Green, NME Magazine

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