Lo Village: musica e ricerca dopo la pandemia

Come è stata influenzata la musica dall’anno 2020?

Probabilmente è soltanto una mia sensazione, ma ritengo che il 2020 abbia determinato un profondo mutamento nella nostra società, non solo dal punto di vista sanitario ed organizzativo, ma anche dal punto di vista culturale.
Il tempo che è stato messo forzatamente a disposizione di gran parte di noi, è presto divenuto occasione per recuperare una serie di passioni lasciate sedimentare nel passato, così come lo stimolo impellente ad aprirsi verso nuove frontiere
L’informazione, come tante altre sfumature, è stata ai miei occhi una delle sfere che più ha beneficiato di questa necessità, rendendo possibile l’investimento temporale in favore del collezionare una serie di abilità di ricerca a cui in precedenza era impossibile fare fronte. Essa deve certamente gran parte del proprio successo anche ad una lunga serie di movimenti, riflessioni e attivismo che sono emersi in risposta a segnanti eventi sociali che non è stato possibile ignorare.
Da manifestazioni quali Black Lives Matter alla forte (e necessaria) propaganda femminista, i movimenti sono nati non per il semplice gusto dialettico, in una situazione proibitiva dove l’unica opzione è stata la coesistenza a distanza, ma come ferma risposta a problematiche secolari, fondamentali e delle quali finalmente si ha l’occasione di parlare seriamente, anche nei canali più celebri. 

Manifestazione Black Lives Matter a Boston
Manifestazione Black Lives Matter a Boston.
by Maddie Meyer

Macro esempi di tutto questo li individuo, per quanto riguarda il nostro paese, in due personalità che sono state chiave della mia personalissima informazione in quarantena, e che continuano ad esserlo tutt’ora: il giornalista Francesco Costa e l’attivista Carlotta Vagnoli
Costa ho avuto occasione di conoscerlo qualche tempo prima, a rigor di cronaca, poiché personalità rilevante nel mondo del giornalismo italiano, in quanto vicedirettore del Post. Vagnoli invece, ho avuto modo di conoscerla per puro caso, ancora in uno stato primordiale della sua notorietà, grazie ad un’intervista di una piccola pagina Instagram, nata, tra le altre cose, durante la quarantena. I numeri di questi due personaggi, oggi pubblici, sono  decisamente imponenti, e francamente non potrei esserne più felice.
Ho avuto modo di notare che questa presa di consapevolezza è stata accolta calorosamente anche su scala globale, ed esiste una band Americana che, dopo il 2020, ha avuto modo di segnare una linea di demarcazione netta con le tematiche affrontate prima e dopo l’avvento della pandemia: essi rispondono al nome di Lo Village.

Sono davvero contento di riuscire a parlarne, perché è quasi un anno che questi ragazzi compaiono nelle mie playlist ma sono decisamente particolari e, per quanto mi piacciano davvero tanto, sono mesi che penso come poterli portare in questa sede.

LoVIllage, Youtube photo

Lo Village, trio originario del Maryland e formato dalla coppia di fratello e sorella Kane e Ama Tabiri e dall’amico Charles Tyler, sono un gruppo americano senza una particolare identità di genere. Le radici culturali e sonore affondano in maniera chiara nell’Hip Hop, ma spaziano più che volentieri nelle contaminazioni, come Funk, Soul e R&B.
Le parti vocali si ispirano alla più pura tradizione Rap d’oltreoceano e le produzioni vengono prodotte in contemporanea alla stesura dei pezzi. Forse proprio per questo le parti si sposano così bene.

LoVillage, ListenMag Magazine

I pezzi pre 2020 differiscono anche stiticamente dall’ultimo lavoro, decisamente meno impegnati socialmente e più orientati alla tradizione di riferimento, talvolta con un marcato accento Soul.
L’ultimo EP, invece, dal titolo “Lost in America”, è un lavoro, a mio avviso, più maturo ed equilibrato dei precedenti, comunque molto validi ma privi del sentimento di analisi sociale che ora caratterizza i nuovi lavori. In questo piccolo album, che raggruppa un totale di cinque pezzi, i riferimenti al disagio e ai soprusi che si sono susseguiti durante l’ultimo anno sono ben più che evidenti, come lo sono anche le squisite parti cantate magistralmente da Ama, incredibile voce femminile del gruppo.
È inoltre molto interessante il processo di scrittura preferito dai tre, che prevede non più di 6 ore passate in studio a lavorare per poi dedicarsi all’osservazione di ciò che li circonda.
Credo sia incredibile il processo di denuncia sociale, nell’accezione del termine, a cui stiamo assistendo, nell’arte come anche in una serie infinita di discipline limitrofe che, a mio avviso, nei controversi anni duemila è comparso ad intermittenza e che ora sembra essere tornato in auge, con tutta l’intenzione di restare il più possibile anche in vetta alle classifiche.

LoVillage, 1.11 Ven Magazine

Come da recente tradizione, un paio di pezzi per vivere a pieno l’esperienza Lo Village: “Too Late (Outro)”, brano per godere a pieno dell’ecletticità del gruppo nel periodo pre-Lost In America, e “Out The Window”, pezzo che preferisco dell’ultimo EP, e che racconta proprio il sentimento che ha portato i tre alla necessità di un racconto mirato al mondo fuori dalle proprie mura di casa.

Immagine di copertina: LoVillage, Onestowatch Magazine

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