ritratto di Mario Rigoni Stern che cammina nella neve con sullo sfondo la colonna degli alpini in ritirata nella steppa russa

Mario Rigoni Stern: una biografia a fumetti

Nell’anno del centenario della nascita dello scrittore-sopravvissuto è uscita nelle librerie la sua biografia a fumetti edita da Beccogiallo. Abbiamo intervistato per voi le autrici Camilla Trainini (sceneggiatura) e Chiara Raimondi (disegni).

Come mai un’opera su Mario Rigoni Stern, e quale rapporto, quale esperienza vi lega a questo autore?

C: È un autore molto amato nella mia famiglia. Il bosco degli urogalli è stato uno dei primi libri che lessi da ragazzina, seguito poco dopo da Il sergente nella neve. Nel primo mi affascinò la dolcezza e la semplicità della vita rurale, le descrizioni dei boschi, i loro profumi, i suoni, che mi riempivano di nostalgia per cose solo immaginate; grazie al secondo iniziai a capire che la guerra non era solo una successione di eventi decisi dai vertici come l’avevo incontrata sui libri di storia, ma fatta e subita dalle persone comuni.

CH: per me Il lavoro che ho fatto con Camilla e Mattia (l’editor) su questo libro è stata la migliore occasione per immergermi completamente nelle opere di un autore che conoscevo troppo poco. Ho avuto la fortuna di leggere le testimonianze di Rigoni, chiudere il libro e l’attimo dopo mettermi a disegnare quei luoghi, quei momenti drammatici. È stata un’esperienza unica[PAC1] .

Come hai selezionato gli episodi da inserire in sceneggiatura?

C: Per prima cosa c’era da decidere la struttura del libro, il filo conduttore che avrebbe retto la storia, e in questo è stato lo stesso Rigoni Stern a venirmi in aiuto con il suo reportage di viaggio verso il Don (N.d.R “ritorno sul Don”). Una volta stabilita la cornice, ho riletto i libri segnandomi tutti gli episodi più evocativi, scremando poi quelli che avrebbero perso la loro forza trasposti in fumetto. Nella scelta definitiva ho tenuto conto di cosa fosse funzionale al proseguimento della storia, cercando al contempo di dare uno spazio a tutti i personaggi che affiancano Rigoni.

immagine di un pino in tonalità blu tratto dall’opera
Immagine per gentile concessione delle autrici e di Beccogiallo editore.

Quanto è stato complicato riuscire a trovare il modo giusto per disegnare ogni situazione e quanto lo è stato invece il dare un volto e un’anima grafica a dei personaggi che non sono di fantasia, ma testimoni reali di un periodo storico?

CH: È sempre impegnativo affrontare la rappresentazione di figure che hanno vissuto periodi storici importanti come in questo caso. È necessario trovare una sintesi giusta, che ti permetta di rendere espressivo e comunicativo il volto del personaggio, pur mantenendo una certa somiglianza e soprattutto il rispetto per la storia che stai raccontando. Una soluzione che aiuta moltissimo è calare fin da subito il personaggio nell’azione, immergerlo in un contesto: sei costretto a chiederti “come posso disegnare quella data emozione sul suo volto?” o “come si muoverebbe in quell’ambiente?” ed è così che dai veramente vita alla tua rappresentazione. Il segreto per avvicinarsi il più possibile al giusto modo per disegnare una scena, così come un personaggio o un ambiente, sta nel chiedersi quale sia il centro di tutto, il messaggio che il lettore deve ricevere. Seguire questa bussola con onestà ti permette di decidere cosa è superfluo e cosa è fondamentale, cosa è virtuosismo fine a se stesso e quali sono invece le soluzioni migliori per raccontare la tua storia.

Parliamo di texture: danno profondità alle tavole e rendono l’esperienza decisamente più immersiva. Da dove ti è venuta l’idea di utilizzarle e come mai ora che le hai provate non puoi più farne a meno?

CH: Cerco sempre di affrontare un nuovo progetto come se fosse il prossimo level-up [PAC4] nel mio metodo di tavole). Il risultato di questi esperimenti sono basi preziosissime[PAC5]  da utilizzare come punto di partenza per creare qualsiasi atmosfera, come ad esempio pioggia, tempeste, boschi freddi e umidi o strade polverose, nel modo più concreto e coinvolgente possibile.

scene di guerra sulla linea del Don
Immagine per gentile concessione delle autrici e di Beccogiallo editore.
Un esempio dell’uso della texture nelle tavole del libro.

«È uno spettacolo che nessun altro mezzo creato dall’uomo vi può dare, questo spettacolo della natura»

Perché nel finale hai deciso di collocare, tra le frasi che lo scrittore era solito dire, quella che forse più di tutte lo lega all’ambiente e ad una natura che deve essere amata e difesa (frase che tra l’altro disse, se la memoria non mi inganna, anche in presenza di Marco Paolini durante l’intervista con regia di Carlo Mazzacurati nel 1999 – qui l’intervista integrale-)?

C: Quell’intervista è stata in assoluto la prima fonte che ho incontrato all’inizio delle mie ricerche, e fin da subito ho capito che avrei dovuto inserirla nel libro. Credo che nulla possa riassumere la personalità di Rigoni Stern meglio della descrizione del suo ideale di eternità come un infinito vagare per i boschi, accompagnato dalle memorie più care. Sentirgliela raccontare fa venire la pelle d’oca. Volevo che fosse proprio questa scena a dare un senso di chiusura alla storia, a sottolineare l’importanza della natura nel processo di guarigione, spirituale e fisica, dell’autore.

Se doveste tracciare un bilancio a conclusione del lavoro, che cosa vi è rimasto in termini personali, in cosa vi sentite arricchite?

CH: La cosa che mi rimarrà per sempre in mente, e che ho avuto il piacere di scoprire lavorando a questo fumetto, è il Rigoni Stern che non vuole essere chiamato eroe, che ha nostalgia di casa, che lotta con tutte le sue forze per tornarci, ma che non perde mai la ragione, che non si abbassa mai a gesti violenti, a comportamenti animaleschi o avventati (cosa che non vale per tutti gli alpini e i soldati che erano lì con lui in Russia].

C: per me scrivere durante la pandemia si è rivelata sia un’ancora di salvezza sia un’opportunità per vedere le cose in prospettiva. È stata un’esperienza intensa, la prima per me su un progetto così lungo; non volevo deludere le aspettative della famiglia di Rigoni Stern, che ci ha seguito con grande disponibilità. Ma ho avuto la fortuna di collaborare con persone stupende che tenevano quanto me a fare un buon lavoro; quindi, da subito il rapporto è stato di piena fiducia. Malgrado quel periodo disgraziato che è stato il 2020, conserverò un bel ricordo dei mesi passati su questo progetto.

Mario Rigoni Stern nelle ultime pagine del libro riflette sulla grandezza della propria esperienza e della natura in cui è immerso
Immagine per gentile concessione delle autrici e di Beccogiallo editore.
Immagine di copertina: Immagine per gentile concessione delle autrici e di Beccogiallo editore.

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