
La nostra storia inizia il 9 agosto 1945: la Seconda guerra mondiale è agli sgoccioli, appena tre giorni prima la città giapponese di Hiroshima è stata vittima del primo bombardamento nucleare della storia e anche l’Unione Sovietica ha attaccato da ovest un Giappone ormai allo stremo. In questo scenario, una seconda bomba atomica viene sganciata dall’aviazione americana sulla città di Nagasaki portando all’immediata resa senza condizioni dell’ormai ex impero nipponico. La città, come Hiroshima, fu quasi interamente rasa al suolo e, nei mesi successivi, il numero delle vittime causate dalle due bombe e dagli effetti delle radiazioni superò le 200.000 unità. Eppure, in mezzo alla devastazione, in un campo vicino all’epicentro dell’esplosione, rimase in vita un albero di kaki, che continuò a vivere negli anni seguenti. A distanza di cinquant’anni da quei terribili giorni di agosto, segnati irrimediabilmente dalla guerra e dall’utilizzo dell’arma di distruzione di massa più potente di sempre, la resistenza di questo albero ha dato vita a nuovi percorsi di pace.
Il secondo attore chiave di questa vicenda appare solo negli anni ’90. Con il deteriorarsi delle condizioni della pianta di kaki, venne chiamato a prestare le cure necessarie il dott. Ebinuma, botanico, il quale riuscì a far sopravvivere l’albero. Colpito dalla tenacia della pianta e dal suo significato simbolico di resistenza e speranza, non si limitò a curarla, ma piantò i frutti dell’albero dando vita ad una seconda generazione di kaki. Nelle sue intenzioni questi germogli sarebbero diventati veri e propri ambasciatori della pace, portatori di un messaggio di vita, resistenza e di monito nei confronti dell’orrore delle armi nucleari e per questo cominciò a regalare le nuove piante ai bambini delle scuole che visitavano il suo giardino botanico.
Il progetto era dunque fin qui limitato all’azione locale e poco conosciuta di Ebinuma, ma nel 1995 entra in scena un nuovo attore, che sarà fondamentale per la diffusione della storia dell’albero di kaki. Tatsuo Miyagima, artista noto per le sue opere d’arte create con le luci a led, si imbatté casualmente in un articolo di giornale che raccontava l’azione di Ebinuma, e decise di far diventare alcuni alberi di kaki una vera e propria installazione, denominata Revive Time, all’interno di una mostra molto seguita a livello internazionale che si tenne a Tokyo. Le installazioni suscitarono una forte impressione sia tra i visitatori che tra gli addetti ai lavori, portando l’anno seguente alla nascita di un vero e proprio movimento, chiamato Revive Time – Kaki Tree Project, che si poneva l’obiettivo di sensibilizzare le persone agli orrori dell’arma atomica spedendo pianticelle di kaki nelle scuole elementari e medie di tutto il mondo.

Il progetto ebbe un grande successo in Giappone e negli anni successivi ebbe l’occasione di farsi conoscere anche internazionalmente, specialmente in Europa, grazie alla partecipazione di Miyagima a vari eventi pubblici e mostre d’arte. Nel ’99 Miyagima, e con lui il “progetto kaki” sbarcano in Italia, l’artista giapponese era infatti stato invitato alla Biennale di Venezia dove portò nuovamente il Kaki Tree Project. L’opera riscosse approvazione ed interesse, acquisendo definitivamente un respiro internazionale. Alberi di kaki di seconda generazione sono stati piantati in tutto il mondo. In particolare, grazie all’impegno di Duilio Zogno, a Brescia un primo albero è stato piantumato all’interno del museo di S. Giulia già nel 2000.
Ad oggi, Brescia e provincia sono uno dei territori nel mondo in cui sono stati piantumati più alberi di kaki di Nagasaki. Numerose associazioni e movimenti che si battono per la pace e si oppongono alle armi atomiche, tema particolarmente sentito in territorio bresciano, hanno infatti riconosciuto in queste tenaci piantine un’opportunità formativa unica per diffondere il proprio messaggio. Oltre che in S. Giulia i kaki si trovano dalla Valle di Mompiano fino alla Franciacorta passando per Roncadelle. Le piantumazioni sono precedute da iniziative che spiegano e sensibilizzano verso gli orrori dell’arma atomica e sono seguite da eventi periodici che mirano a non disperdere il patrimonio di conoscenza e coscienza acquisite tramite tali percorsi. Con gli anni Brescia è diventata un vero e proprio centro in Italia ed in Europa per chi volesse avvicinarsi al progetto Kaki, tanto che proprio in città è nata l’associazione Nagasaki-Brescia KAKI TREE for EUROPE.

A Brescia, la commemorazione delle vittime di Hiroshima e Nagasaki è un evento ricorrente che ormai da più di vent’anni trova nel museo di S. Giulia uno dei suoi luoghi centrali. La presenza dell’albero di kaki è la ragione principale per cui gli eventi del 6 agosto trovano spazio all’interno del museo. La cerimonia nel giardino interno di S. Giulia è del resto solitamente solo la conclusione di più ampie iniziative che coinvolgono l’intero territorio cittadino. Nel 2018 ad esempio il Santa Giulia era la tappa finale di una biciclettata che partendo da Mompiano, nella cui valle è piantumata un’altra pianta di kaki, attraversava la città. Anni prima erano organizzate fiaccolate ed eventi che, sfidando la calura estiva, si concludevano al museo.
Anche quest’anno, nonostante la pandemia, la commemorazione a Santa Giulia si farà. Il 6 agosto dalle 18.30 il museo sarà animato dalla manifestazione, promossa dalla Fondazione Brescia Musei, dal Movimento Nonviolento e dall’associazione culturale italo giapponese Fuji. Che sia una volta di più un’occasione per ritrovarsi e riflettere non solo sulle devastazioni che l’uomo può portare, ma anche sui i percorsi virtuosi di resistenza e pace che possono scaturire anche da tragedie come le bombe su Hiroshima e Nagasaki.