
Se vi dovesse capitare, passeggiando per la città, di vedere una ventina di persone uscire improvvisamente da un tombino con gambali e caschetti non preoccupatevi: non è la banda Bassotti, ma il gruppo di Brescia Underground che ha finito la sua visita tra le vie sotterranee del centro storico. È grazie a questa associazione, nata nel 2006, che si è ridata la possibilità ai bresciani di conoscere, percorrendoli, alcuni tratti del fitto reticolato di corsi d’acqua. Tali fiumi e canali, alimentati principalmente dal Mella convogliato in città grazie a un sistema di deviazioni e chiuse, sono visitabili nel sottosuolo della zona tra piazza Vittoria e contrada del Carmine.
Ancora oggi, non tutti sanno che Brescia era la città cantata dal poeta del XVIII secolo Bartolomeo Dotti come la città dalle mille fontane (fotografate nel libro di Danilo Allegri del 1974), proprio per via della grande quantità di acqua presente nel sottosuolo:
Ruscello, natural figlio de’ monti,
figlio adottivo a la mia patria viene,
e per amor si svena in cento vene,
e sparte cento vene in mille fonti […].
Oggi questi corsi d’acqua non sono più visibili perché in età moderna sono stati coperti e convogliati. Ma ripercorriamoli insieme nelle tappe indicate dai tredici totem installati nel 2009 in vari punti del centro storico con il contributo e il patrocinio di Fondazione Dolci, Comune di Brescia, Consorzio Generale Federativo Utenze del Mella, Led Lenser, da un’idea dell’associazione Brescia Underground. Le informazioni che leggerete sono tratte proprio da questi cartelloni informativi, corredati da immagini e mappe.

Iniziamo il nostro tour in via Porta Pile, all’incrocio con piazzale Cesare Battisti, anticamente luogo di accesso a nord della città eretta sul terrapieno delle mura perimetrali. Qui passava il fiume Garza che, deviato dal 1797 sotto la cinta muraria veneta, svolgeva una funzione difensiva come dimostra la sua etimologia dal longobardo Wadia che significa guardia. Precedentemente, questo fiume, che nasce sul passo Cavallo e scorre nella val Bertone, entrava in città e l’attraversava da nord a sud. Oggi è possibile osservarlo scorrere in via Leonardo Da Vinci, in parte in via Tartaglia ed in via Ugoni, mentre è interrato in via XX settembre e in via XXV aprile.
Se da questo punto percorriamo la parte bassa della via e giriamo a sinistra in via Battaglie, arriveremo in breve tempo davanti a Palazzo Calini ai Fiumi (oggi sede della facoltà di Giurisprudenza). Il nome particolare di questo imponente edificio denota la presenza di corsi d’acqua nel sottosuolo, in particolare il Dragone e il Bova che, giungendo uno da via Battaglie e l’altro da via Nino Bixio, s’incrociano all’angolo poco più avanti. Un sistema di catene, sfere di ferro e piastre forate permettevano al guardiano del fiume, figura ormai scomparsa, di regolare l’immissione del Bova nel sottostante più antico Dragone, che forniva l’acqua alle botteghe ad ovest della città e all’unico filatoio di seta in corso Mameli, vicino alla torre Pallata, il cui nome “Palata” (“palafitta” nel XIV secolo) testimonia la presenza del corso d’acqua a ridosso del quale venne eretta (fateci un salto se riuscite). Il curioso nome di questo fiume è dovuto ai suoni generati dall’acqua che ricordavano i versi di una creatura mitica o al “dragò” (vecchio arnese) che si riferisce alle mura non più utilizzate dal 1249 per il successivo ampliamento della città. Questo è l’unico canale rimasto immutato nei secoli da tempi molto lontani, se si pensa che già nel 1383 era chiamato “Fossati Veteris”. Ancora oggi in alcune cantine o cortili delle case ad est di via Battaglie è possibile osservare l’alveo sottostante attraverso botole segrete.
Se girando a sinistra in fondo alla via percorriamo parte di contrada del Carmine, nel piccolo spiazzo di vicolo San Faustino, noteremo un tombino piuttosto grande, dove, tra l’altro, termina uno dei percorsi di Brescia Underground. Qui sotto scorre il fiume Bova, che nasce dal fiume Mella presso il ponte di Collebeato, come derivazione artificiale, e che più avanti s’immette nell’alveo del fiume Garza. Anche questo era utilizzato dagli abitanti della zona per varie attività artigianali ed è su una delle sue sponde che venne fondata nel 1429 l’attuale chiesa del Carmine. Se per caso doveste trovarla aperta entrate: oltre alla cappella Averoldi dipinta da Vincenzo Foppa, la “cappella del cimitero” di Ferramola o lo splendido coro ligneo potrete anche osservare una piccola apertura sul pavimento della navata destra, che permette di vedere l’acqua scorrere sotto i vostri piedi.

Foto di Paola Croset
Alla fine di via Carmine, all’incrocio con via San Faustino c’è la piazzetta del Ponticello: questo luogo è così chiamato per la presenza di due ponti marmorei a volte a crociera ormai sotterranei, uno romano e uno medievale, che attraversano il fiume Bova e l’antico letto del Garza sotto San Faustino, oltre ai resti di una ruota idraulica, che indica la presenza di un antico mulino. Risalendo un breve tratto di questa via si giunge dall’altra parte della strada in contrada Pozzo dell’Olmo. In questo punto, sotto ai nostri piedi, scorre il fiume Celato, anche questo derivazione artificiale del Mella. Il nome vuole forse indicare la modalità nascosta di scorrimento delle sue acque, quasi totalmente interrate o racchiuse nelle proprietà private di via San Faustino e Rua Confettora, oppure può derivare da “salato” aggettivo utilizzato per descrivere i costosi lavori atti ad arginare il fiume in tempi remoti. La presenza di resti di lavatoi di epoca medievale nella zona, suggerisce che in passato il fiume fosse sfruttato dalle concerie che si trovavano sulle sue sponde, supposizione confermata dalle numerose “altane” (solai aperti all’ultimo piano dei caseggiati utilizzati per far asciugare le pelli, appese a corde fissate su grossi ganci) in cima agli edifici che si possono osservare nei dintorni.
Continuando la nostra passeggiata in via San Faustino, all’altezza di via Elia Capriolo, abbassando lo sguardo scorgeremo un tombino forato trasparente, creato dall’associazione Brescia Underground nel luglio 2013, che permette di vedere l’antico alveo del Garza e le acque del fiume Bova che oggi lo percorrono, unendosi più avanti al Celato e generando così il Bova-Celato.
Fate una piccola pausa e aspettate il prossimo articolo per la seconda parte del tour!