
Mentre gli ammiratori del buon Adinolfi e del glorioso principio dell’intenzionalità procreativa restano ancora stregati dalla vergognosa dialettica del “Chi fa sesso occasionale, accetta il rischio di malattie sessualmente trasmissibili”, si cercherà qui di concentrare il resto del pubblico sulla sola premessa: il sesso occasionale esiste.
Per fortuna il sesso, fra le nuove generazioni, non è più tabù e le esperienze sessuali sono diventate oggetto delle nostre conversazioni. Fra confessioni sull’infelicità sessuale, consigli sul soddisfacimento del desiderio e aneddoti insoliti si presenta, immancabilmente, il problema dei rapporti non protetti. E’ curioso lasciare spazio alle differenti reazioni fra gli interlocutori in base al tipo di contraccezione chiamata in causa. Senza ombra di dubbio, il primato per ostilità lo conquista puntualmente il preservativo, unico contraccettivo che previene al 97% la trasmissione di malattie sessuali e di gravidanze indesiderate.
Bisogna precisare che il fenomeno della contraccezione si presenta diversamente se ci si riferisce a rapporti stabili di coppia dove, in linea di massima, la contraccezione ormonale è la soluzione più diffusa. Soluzione che può essere efficace solo se si è fedeli al vincolo di esclusività sessuale e se si affiancano esami preventivi per verificare la presenza di malattie sessualmente trasmissibili nei due partner.
Nel corso della storia, la contraccezione ormonale ha incontrato reticenza per due ragioni. La prima, di natura para-sanitaria, è stata il timore di eventuali effetti collaterali sia estetici, quali la ritenzione idrica e l’aumento del peso, sia medici, quali la riduzione della fertilità, il rischio di trombosi e gli sbalzi d’umore. Recenti studi dell’Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna (Onda) e dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri dimostrano che, per la maggior parte dei casi, si tratta di falsi miti di natura sociale: la pillola anticoncezionale è fedele alleata del benessere delle donne.
La seconda ragione, di natura economica, è il costo troppo oneroso delle pillole. Purtroppo l’accesso alla contraccezione preventiva resta un privilegio subordinato alle determinazioni dei singoli consigli regionali e in Italia, mentre Emilia-Romagna, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia e Toscana hanno adottato misure volte a rendere gratuiti i contraccettivi, nelle altre Regioni governa l’immobilismo reazionario.
Ma, ritornando all’ostilità all’utilizzo del preservativo, è bene spostare l’attenzione sui rapporti di sesso occasionale avvalendosi delle percentuali offerte da numerosi studi in proposito. Va ribadito che nel sesso occasionale la contraccezione ormonale è una soluzione a senso unico, limitata a contenere le “sole” gravidanze indesiderate e, dunque, è insoddisfacente.

I risultati dell’indagine compiuta dalla Società Italiana di Ginecologia ed Ostetricia (SIGO) mostrano come il 24,8% delle donne italiane fertili, per scongiurare una gravidanza, utilizzi metodi non sicuri. Il 17,5% ricorre al coito interrotto (curiosità: sembra che i maschi italiani si contraddistinguono come fedelissimi a questa pratica[1]), il 4,2% ai metodi naturali e il 3,1% al caso.
Si aggiunge, inoltre, il sensibile calo delle vendite dei preservativi che nel 2014 ha addirittura mostrato come solo un italiano su cinque abbia fatto ricorso a questa contraccezione (si trascura qui l’impatto del 2020 avuto dalla pandemia nel mercato della contraccezione). Oltretutto l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) il 31 luglio 2020 ha riferito come, dal 1991 fino al 2004, il numero di MTS sia rimasto costante con una media di 3.994 casi annui e di come, invece, negli ultimi anni si sia verificato un aumento del 40% di infezioni sessualmente trasmissibili.
Per quanto riguarda soprattutto i rapporti occasionali, la prudenza non deve accontentarsi di evitare una gravidanza ma deve andare ben oltre. L’avvento dei metodi contraccettivi sicuri è stata una conquista non solo perché ha permesso un controllo sulle nascite, ma anche perché ha reso possibile la separazione del sesso dalla procreazione. Ed è proprio questa scissione a dover pretendere l’effettività della tutela della propria salute, al di là della sola salute riproduttiva. L’ostinazione di coloro che, sia donne che uomini, accusando il preservativo di provocare una diminuzione di sensibilità genitale, preferiscono un rapporto non protetto non è più tollerabile.
E’ necessario a questo punto aggiornare la nozione di «sapere del corpo», sapere sempre invocato dai movimenti di emancipazione femminista del ‘900.
Cosa intende il femminismo per «sapere del corpo»? E’ l’elaborazione di un sapere corporeo, profondo, che abbandona dogmatismi e astrazioni accademiche. E’ un sapere che pone la donna come soggetto di sapere e non oggetto di sapere. Inizia dal dialogo, dalla messa in discussione di consuetudini fossilizzate e può tradursi in azione collettiva quando, dall’incontro di riflessioni individuali, lentamente, si forma una coscienza condivisa.

Simone de Beauvoir in “Le deuxième sexe” scriveva “La donna non è definibile né dai suoi ormoni, né dai suoi istinti misteriosi, ma dal modo con cui riprende possesso, attraverso le coscienze estranee, del proprio corpo e del proprio rapporto col mondo”.[2] Senza voler compromettere gli intenti femministi della Beauvoir, la definizione di sé esiste e resiste soltanto attraverso un’interazione reciproca fra io-corpo e mondo. L’esterno sollecita continue piccole rivoluzioni interiori. Quindi, qualora il mondo-esterno proponga frasi come “se prendi la pillola contraccettiva possiamo fare a meno di usare il preservativo”, si deve avere la prontezza di rispondere a tono, affrancandosi dallo status di accettazione passiva della circostanza e, dunque, definendosi.
Trasferire quest’ottica consapevole sul piano della contraccezione e, in particolar modo dei preservativi, è decisivo per chi desideri praticare sesso occasionale in piena libertà. Il preservativo deve diventare, al più presto, caposaldo di una sessualità veramente liberata.