Due lottatori in azione. A sinistra un atleta è pronto per saltare, a destra un altro sta preparandogli la buca

Olimpiadi tra Arte e Sport

I Giochi Olimpici di oggi sono come quelli dell’Antichità? E se vi dicessi che si sono disputate anche vere e proprie Olimpiadi di Arte, Musica e Letteratura, mi credereste?

Per la prima volta dal 1896, quest’anno i Giochi Olimpici si disputano in un anno dispari!
Intendo dire che la 32ª edizione delle Olimpiadi si terrà quest’anno nella capitale del Giappone, ma sarebbe dovuta essere l’anno scorso (come potete ben immaginare, la manifestazione è stata posticipata a causa della pandemia di COVID-19). È per questo che leggiamo da tutte le parti «Tokyo 2020» – no, non è un refuso a livello mondiale.
Siamo parecchi ai blocchi di partenza – chi letteralmente e chi no – per guardare i migliori atleti e le migliori atlete del mondo gareggiare nelle proprie specialità. Personalmente, aspetto con trepidazione le Olimpiadi per spararmi la Ginnastica e i Tuffi, ma so che butterò un occhio anche all’Atletica leggera e al Nuoto, perché altrimenti sarei tagliata fuori da tutte le conversazioni. O mi sto dimenticando qualcosa di importante?
Quest’anno, tra le altre cose, mi è venuta voglia di saperne di più sul binomio Arte-Sport e sono venuta a conoscenza di alcuni scenari davvero interessanti, che ora vi racconterò.
Si sa che i Giochi Olimpici hanno origine nell’Antica Grecia
La città di Olimpia, nell’Elide, ospitava i giochi più famosi e ambiti dell’Antichità, ma non era l’unica: Delfi, nella Focide, Nemea e Corinto, nel Peloponneso, erano alcuni tra i centri principali delle competizioni – chiamate agoni – a cui partecipava tutta la Grecia.

È interessante sapere che queste competizioni non contemplavano solamente gare sportive, ma anche musicali e poetiche. Vuoi che si cantassero le gesta dell’ultimissimo e bellissimo campione della lotta, vuoi che si invocasse l’intervento divino perché il beniamino della città vincesse la corsa, sta di fatto che le Arti e lo Sport andavano di pari passo. E non era strano che famosissimi esponenti della cultura greca partecipassero ai giochi sportivi: sembra, infatti, che addirittura il filosofo Platone abbia gareggiato nella lotta sia a Delfi sia a Corinto e che il drammaturgo Euripide abbia vinto nel pugilato ad Atene!

Emergere come vincitori in queste manifestazioni garantiva il raggiungimento di una rapida fama e accresceva il prestigio sociale, favorendo l’ingresso in politica. Per esempio, il celebre comandante Alcibiade divenne ancora più popolare grazie alla vittoria ottenuta nella corsa delle quadrighe alle Olimpiadi del 416 a.C. e questo lo favorì nella nomina a comandante dell’esercito ateniese durante la spedizione contro Siracusa.

Per quanto riguarda l’arte figurativa, gli agoni erano volentieri presi a soggetto e naturalmente i vincitori dei Giochi più importanti venivano onorati e commemorati con una statua. Potete immaginare, quindi, il grande fermento di artisti che animava le città nel periodo delle competizioni! Sono celebri, per esempio, i vasi in terracotta decorati a figure nere: nell’anfora dell’immagine qui sotto, conservata al Musée du Louvre a Parigi, si vedono tre atleti ignudi impegnati nella corsa a piedi, mentre in questa conservata al British Museum di Londra si può apprezzare la lotta tra due pugili.

Tre atleti nudi gareggiano nella corsa.
Opliti in corsa, 323-322 a.C., Paris, Musée du Louvre.

L’ultima Olimpiade dell’Antichità si giocò nel 393 d.C., poiché – a dirla semplice – i regnanti le trovavano incompatibili con il “nuovo” stile di vita dell’Impero Romano e dovettero passare molti, molti secoli perché a qualcuno venisse in mente di rimetterle in piedi. Quel qualcuno fu Pierre de Fédy, barone di Coubertin. 

Le Olimpiadi moderne
Siamo nella seconda metà dell’Ottocento e da un po’ di tempo c’era grande fermento per le scoperte archeologiche di siti dell’Antichità. Tra il 1875 e il 1881 venne alla luce la città di Olimpia, cosa che fece tornare in auge una grande suggestione per gli antichi agoni sportivi. Pierre de Cubertin, scrittore francese di pedagogia e di sport, colse la palla al balzo e decise di votarsi all’impresa di far risorgere le Olimpiadi.

La prima edizione dei Giochi Olimpici dell’epoca moderna si disputarono nel 1896 ad Atene e constava di sole gare sportive. Il barone di Cubertin, però, desiderava realizzare concretamente l’unione dello sport e dell’arte, che – come abbiamo visto – era già presente nell’Antichità.

Solo nel 1912 a Stoccolma si riuscì a disputare il primo «Pentathlon delle Muse»
Si trattava di cinque concorsi, riguardanti Architettura, Scultura, Pittura, Letteratura e Musica, che vennero abbinati alle gare sportive fino alle Olimpiadi di Londra nel 1948. La richiesta per gli artisti è di presentare opere originali legate ai temi dello sport, declinando il modello greco in chiave contemporanea.

Non mancarono adesioni da parte di figuri importanti per la storia aristica: talenti del calibro di Vincenzo Gemito e Carlo Carrà parteciparono alle competizioni di scultura e pittura in nome dell’Italia e mi ha lasciato a bocca aperta – non so voi – scoprire che nientemeno che Igor Stravinskij accettò di sedere alla giuria del concorso musicale di Parigi del 1924. Insomma, queste Olimpiadi non erano certo gare di second’ordine!

Come nell’Antica Grecia, si possono annoverare figure che hanno conquistato medaglie olimpioniche sia nell’Arte sia nello Sport: è il caso dello statunitense Walter Winans, che alle Olimpiadi di Stoccolma del 1912 vinse un argento nel tiro a segno e un oro nella scultura, e dell’ungherese Alféd Hajós, che ad Atene 1896 vinse due ori nel nuoto e a Parigi 1924 si aggiundicò un argento nell’architettura.
Se vi state chiedendo come siamo andata l’Italia, qui trovate il medagliere degli artisti premiati ai Pentathlon delle Muse.

La scultura rappresenta il cavallo bardato per la gara della corsa al trotto e il cavaliere, seduto sul tipico carretto a due ruote.
Walter Winans, An American Trotter, 1912, Malmö, Idrottmuseet.

Le competizioni artistiche terminarono perché il Comintato Internazionale Olimpico dichiarò iniquo che dei professionisti partecipassero ai Giochi e ricevessero medaglie. Dalle competizioni sportive, infatti, si è sempre cercato di far partecipare solo atleti non professionisti (qui un approfondimento davvero interessante), quindi – data l’impossibilità di avere “artisti non professionisti” adatti a gareggiare – si scelse di smantellare il Pentathlon delle Muse come era nato nel 1912.
Per non rinunciare totalmente al binomio Arte-Sport, però, nel 1954 fu deciso che le città prescelte quali sedi delle Olimpiadi dovessero allestire delle esposizioni o manifestazioni d’arte nazionale, lasciando ampia libertà nella creazione e gestione del programma. Da allora, le Olimpiadi artistiche consistono in mostre, esposizioni, festival, spettacoli, concerti e in generale eventi culturali che celebrano le competizioni sportive.

Forme d’arte nelle Olimpiadi contemporanee
A mio avviso, ci sono almeno tre forme d’Arte tutt’ora inscindibili dalle Olimpiadi dello Sport: prima fra tutte, l’arte di incidere le medaglie, che sono per eccellenza il simbolo della vittoria; l’arte grafica, che dà vita ai poster e al logo della manifestazione, è la prima “faccia” delle Olimpiadi con cui veniamo in contatto; e infine l’arte performativa della cerimonia di apertura dei Giochi.

 

Voi ne notate altri? Cosa ne dite di questo Pentathlon delle Muse? Ditecelo sui social o scrivendo una mail a echoraffiche@gmail.com.

Immagine di copertina: Scena di lotta, 510-500 a.C., Athena, Ethniko Archaiologiko Mouseio. Link.

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