Una delle locandine del film Perfect Blue

Perfect Blue – La frammentazione dell’Io tra realtà e finzione

Un thriller che parla del pericolo dello sconfinamento della finzione nella realtà

Non sempre riusciamo ad affrontare la realtà: incapaci di interagire con essa e intimoriti dalle difficoltà che comporta, abbiamo la possibilità di fuggire e rifugiarci in mondi fittizi. Questo fenomeno, noto come escapismo, è il tema portante dell’opera cinematografica e televisiva del regista d’animazione Satoshi Kon.
I suoi film ritraggono, con sfumature diverse, personaggi in fuga dalla realtà, intrecciando questa tematica con il sogno, la maschera, la menzogna, la perversione, l’irresponsabilità. Spesso la narrazione confonde deliberatamente finzione e realtà, facendole interagire come se fossero una cosa sola, arrivando a una completa perdita dell’oggettività. L’opera che probabilmente rappresenta al meglio la poetica di questo autore è la breve serie tv Paranoia Agent (2004), una ricca galleria di personaggi in crisi e in fuga dal mondo.
Il suo film d’esordio, Perfect Blue (1997), sotto alcuni aspetti rappresenta un’eccezione, poiché si focalizza non tanto su chi compie l’atto di fuga, ma su chi diventa vittima delle illusioni escapiste altrui.

Il regista Satoshi Kon davanti alla locandina del film
Il regista Satoshi Kon.

Non è un caso che sia stato un regista giapponese a trattare esplicitamente queste tematiche. Quella nipponica è una società estremamente competitiva, con un sistema scolastico molto rigido e una cultura del lavoro altrettanto esigente. Allo stesso tempo, il Giappone ha una delle industrie dell’intrattenimento più produttive del globo. Questi fattori hanno contribuito al sorgere e dilagare di fenomeni come quello degli otaku (persone ossessionate da anime e manga) e degli hikikomori (individui che vivono rinchiusi nella propria stanza, evitando qualunque contatto con il mondo esterno).
Ovviamente non si tratta di problematiche esclusivamente giapponesi: con le dovute differenze, si pensi per esempio ai nerd o ai neet, categorie con cui noi occidentali abbiamo più familiarità. L’escapismo è una questione che riguarda tutti gli esseri umani. Kon fornisce solo degli esempi particolari di un fenomeno universale.

Perfect Blue parla di Mima Kirigoe, una giovane idol – una cantante teenager di musica pop seguita da un pubblico prettamente maschile (anche adulto) – che abbandona il suo gruppo e la sua carriera nel mondo della musica per intraprendere la strada da attrice. La prima sequenza, che mostra attraverso un montaggio parallelo l’ultimo concerto di Mima e il momento della decisione del cambio di carriera, mette in luce i due elementi fondamentali che contribuiranno allo sviluppo psicologico della protagonista.
Le immagini del concerto rappresentano il tipico ambiente che circonda il mondo delle idol, in cui risalta un pubblico di fan ossessionati dal personaggio incarnato da queste ragazze. Senza mai adottare un atteggiamento esplicitamente erotico o sensuale, le idol incarnano un ideale di purezza e di carineria, rappresentato perfettamente dalla musica pop allegra, innocente e chiassosa che cantano e ballano. Non è raro che dei fan arrivino a sviluppare dei veri e propri rapporti parasociali con le ragazze che adorano. Questa è una delle realtà che Mima dovrà affrontare, una volta abbandonato il proprio gruppo.

Frame in cui è rappresentata la stanza del fan ossessionato dalla idol
La stanza del fan ossessionato.

La scena della decisione del cambio di carriera mostra una discussione tra i due manager, che rappresenta la tensione interna a Mima: Rumi vorrebbe che la ragazza continuasse con la carriera da cantante, mentre Todokoro insiste perché la abbandoni e intraprenda la professione di attrice. Non è chiaro quanto Mima sia stata coinvolta nella decisione, ma è evidente il suo carattere remissivo. La ragazza ascolta in disparte, intervenendo solo quando interpellata.
Questa incertezza contribuirà ad alimentare il conflitto tra l’immagine di sé nel passato e l’immagine di sé nel presente: proprio perché in balia delle decisioni e dei giudizi altrui, Mima non riesce a trovare un punto saldo per formare la propria identità.

Questa tensione degenera nel corso del film, quando Mima viene a conoscenza di un blog tenuto da un suo fan, che scrive un diario impersonando la ragazza. Su questo sito sono riportati anche eventi particolarmente dettagliati della sua vita privata e professionale, che nessun estraneo dovrebbe conoscere: i suoi pensieri sono riportati nero su bianco senza che sia stata lei a scriverli.
Mima viene inserita nel cast di una serie thriller di successo e dal contenuto molto esplicito. In questo nuovo contesto, la sua immagine pubblica verrà stravolta: tra le prime scene che dovrà girare, c’è una scena di stupro, che non rifiuta solo per non causare problemi alla produzione e al proprio agente. Successivamente, a fini promozionali, accetterà anche di posare per un set fotografico di nudo.
Con la “morte” della idol candida, l’autore del blog userà il sito per costruire una Mima ideale, che, secondo lui, rappresenta la vera Mima. Non convinta della sua nuova immagine pubblica e perseguitata da quella vecchia, la protagonista inizia a perdere la propria identità e il senso della realtà. In diverse inquadrature la Mima attrice si specchia, ma il suo riflesso mostra la Mima idol. C’è davvero una sola Mima? Qual è quella vera? La situazione degenera al punto che, quando alcune delle persone responsabili del suo cambio d’immagine iniziano a essere brutalmente uccise, non può dire con sicurezza di non essere lei l’assassina.

Un frame in cui la Mima attrice riflette l’immagine della Mima idol
La dualità di Mima.

Con il procedere della storia, il montaggio diventa lo strumento per rappresentare la confusione della protagonista: tagli evidenti e improvvisi servono a collegare tra loro frammenti di situazioni, creando sequenze in cui realtà, sogno e finzione cinematografica diventano la stessa cosa. 
Così Satoshi Kon parla del potere che le illusioni altrui riescono a esercitare, assumendo una consistenza tale da invadere e infrangere i confini della realtà. Un ruolo fondamentale è attribuito a un mondo virtuale che all’epoca iniziava a prendere piede, ma che si è evoluto e diffuso nel corso degli anni che ci separano dall’uscita del film, rendendo ancora oggi la pellicola spaventosamente attuale.

Immagine di copertina: La locandina del film.

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