Rendimento sportivo e scuola, palla al centro

Quanto si è disposti a scommettere sulle scienze motorie a scuola? Iscriversi in un liceo o proseguire l’attività agonistica? Facciamo un tuffo nel lontano 2019 pre-pandemia, per fare il punto della situazione in Italia.

Durante la conferenza di Firenze in conclusione del progetto “Miur studenti atleti di alto livello” del 2019, Pantaleo Corvino, direttore generale dell’Area Tecnica della Fiorentina, ha sollevato al pubblico un’interessante provocazione: «In un mondo così complesso non bastano la disciplina, le regole e il sacrificio. Lo sport da solo non regge, ci vuole un’attitudine al sapere».

Se anche l’atleta di alto livello necessita di un percorso scolastico al pari dei coetanei, a chi spetta quindi questa sua formazione?

Secondo Gabriele Toccafondi, Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Istruzione dal 2013 al 2018, questa responsabilità educativa non può più riversarsi unicamente su scuola e famiglia, ma deve coinvolgere anche le società sportive professionistiche.

Foto di Gabriele Verga, giovane ginnasta bresciano, campione italiano junior 2019 al corpo libero.

Toccafondi, infatti, racconta di essersi recato nel 2014 presso la scuola della Juventus a Vinovo, in provincia di Torino, e di essere rimasto profondamente interdetto dal bivio scuola-sport a cui le giovani leve del calcio erano state educate. 

«È emerso che, tra tutti quei giovani, solo un 7% avrebbe effettivamente lavorato nel settore calcistico per il resto della vita» spiega Toccafondi: «Non si poteva sacrificare la loro formazione scolastica in funzione del solo obiettivo sportivo. Confrontandomi in maniera così ravvicinata con loro, ho realmente compreso la necessità di una rivoluzione». Rivoluzione che si è poi concretizzata nel 2018 con l’avvio di una sperimentazione triennale (D.M. 279 del 10 aprile 2018), volta a favorire lo svolgimento dell’attività agonistica concomitante alla scuola entro l’anno 2019.

Logo della Sperimentazione didattica “Miur Studenti Atleti di alto livello”, il cui progetto è consultabile accedendo al portale, clicca qui.

396 sono le scuole che hanno aderito al Progetto Sperimentale “Miur studenti atleti di alto livello”, il 43% dei quali licei scientifici; in totale il numero dei partecipanti è stato di 1505 studenti atleti, 736 attraverso piattaforme digitali, tutti frequentanti gli ultimi tre anni della scuola superiore,. Numeri che oggi hanno subito un’impennata notevole, com’è possibile constatare consultando il portale del Miur.

«Siamo riusciti a trovare supporto anche nelle società sportive, finalmente garanti di un tutoraggio» prosegue Toccafondi: «La scuola dal canto suo non ha scontato nulla al ragazzo, ma ne ha assecondato alcune esigenze, dalla flessibilità dell’orario scolastico, all’introduzione di percorsi formativi personalizzati».

Nonostante il progetto abbia coinvolto principalmente il settore calcistico, grazie al decisivo contributo del Coni (Comitato Olimpico Nazionale Italiano) sono state inglobate altre 70 discipline sportive, tra cui spiccano per un 14% il nuoto, un 8% l’atletica e un 8% il basket. Secondo il Sottosegretario di Stato, tuttavia, ci vorrà ancora del tempo prima che tutti gli attori educativi siano parimente coinvolti e spetterà nel frattempo alla scuola accogliere efficaci misure inclusive.

Principali linee guida della Sperimentazione didattica “Miur studenti Atleti di alto livello” redatto dal Miur (D.M. 279 del 10 aprile 2018).

A riprova di quanto riportato anche dalla dottoressa Stefania Lella, responsabile dell’area Promozione, Formazione e Scuola, solo una buona sinergia tra Miur, Coni e altri enti di società sportive, potrebbe davvero far la differenza nel piano formativo del ragazzo.

«Lo sport educa al rispetto dell’altro, alle regole della convivenza sociale, alla condivisione degli spazi e alla conoscenza del proprio corpo» Spiega la dottoressa: «Perché puntare prima sulla scuola? Perché il ragazzo a scuola ha la possibilità di vivere con il gruppo dei pari il proprio tempo. Bisogna promuovere a tutti i costi un’etica dell’innovazione didattica, antidoto contro la dispersione scolastica e occasione inclusiva, sia per i giovani atleti, sia per quelli meno motivati allo sport».

Foto di gruppo della categoria pulcini (8-10 anni) della Brixia Sci.

A scoraggiare tuttavia, non mancano i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, secondo la quale, già prima della pandemia, soltanto il 18% dei bambini e dei ragazzi italiani tra i 6 e i 17 anni avrebbe praticato sport per almeno un’ora a settimana.

Dati che lasciano sconcertati, anche solo considerando la scarsità delle ore scolastiche di scienze motorie in Italia: due a settimana, come stabilito nel lontano 1872 dal ministro della Pubblica Istruzione e del Regno d’Italia, Francesco De Sanctis.

Se poi entra in gioco anche la pandemia, lo scenario diviene ancor più desolante. Per quanto le svariate ricerche qualitative abbiano considerato l’importanza delle aree verdi limitrofe alla scuola, o l’estensione di assicurazioni per le lezioni a distanza, la sedentarietà forzata dei ragazzi ha ormai lasciato i suoi strascichi e la società ne sta lentamente raccogliendo i cocci.

Grafico che mette a confronto i dati Istat dell'attività fisico-sportiva dei ragazzi (dai 18 ai 29 anni) cinque anni prima della pandemia (da radio brusa)

L’educazione fisica il più delle volte ha ceduto il posto all’educazione sportiva di impianto teorico, costringendo anche il docente di ginnastica alla lezione frontale in aula.

«L’insegnante di motoria ha un compito delicatissimo; è l’unico che può cogliere prima di altri le dinamiche evolutive tra i singoli ragazzi, problematiche che in aula stentano a emergere» ribadisce la dott.ssa Lella, soffermandosi sull’importanza di tale figura tra le fila del corpo docenti. Che sia forse giunto il momento di concedergli qualche ora in più?

Resta innegabile, infine, quanto lo sport abbia il potere di ispirare, di parlare ai giovani in una lingua che molti di loro, volenti o nolenti, intendono meglio di altre. L’inclusione è parte integrante di ogni realtà educativa e fuori dalla cinta scolastica, al di là del trofeo sportivo, c’è in palio quel sano protagonismo giovanile che spetta a tutti gli studenti.

L’augurio è che, laddove la famiglia non riesca, possano anche la scuola e le società sportive farsi carico di questa sfida e, in qualità di agenzie educative, formare gli adulti di domani, non solo i futuri campioni o le pagelle d’oro di oggi.

Per rimanere aggiornati sul Progetto Miur Studenti Atleti di Alto Livello, è possibile consultare qui la pagina del Miur.

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