Un diario toccante e provocatorio sulla scuola italiana degli anni Novanta

Nel 2019 Minimum Fax ripubblica Registro di classe di Sandro Onofri: pagine ricche di riflessioni interessanti per interpretare e affrontare l’inizio di un nuovo anno scolastico.

Il mondo della scuola ha da sempre ispirato intellettuali e scrittori, da opere di taglio saggistico come  L’ora di lezione di Recalcati a vere e proprie narrazioni, sia nella prospettiva dell’insegnante (La scuola raccontata al mio cane di Paola Mastrocola) che in quella dell’alunno (Domani niente scuola di Andrea Bajani). Onofri spicca per la sua originalità e accuratezza: lo stile è tagliente e provocatorio ma a tratti anche dolce e consolatorio e tra le sue righe lascia trapelare quanto la sua esistenza e le sue relazioni intellettuali l’abbiano influenzato fortemente. Onofri nasce alla Magliana nel 1955, in una zona periferica di Roma ed è proprio nelle zone periferiche che insegnerà, sentendosi fortemente vicino a quei ragazzi con capigliature eccentriche, famiglie complesse, quartieri con assenza di luoghi di aggregazione giovanile. L’autore, dunque, ritiene fortemente che la scuola debba essere luogo di scoperta e crescita, soprattutto in contesti difficili come questi. Infatti, è proprio a scuola che Onofri rimane folgorato dalle parole di Pier Paolo Pasolini, tanto da cercare successivamente di incontrare Vincenzo Cerami, discepolo dell’autore di Ragazzi di vita, con cui nascono molteplici collaborazioni: Onofri, seppur seguendo la vocazione di insegnante, scrive romanzi, esordiendo con Luce del Nord nel 1991, e collabora con “L’Unità”, scrivendo ancora della periferia romana, in uno stile che incanta i lettori, tipico del reportage narrativo.

Sandro Onofri

È un autore che avrebbe potuto regalare ancora molto, tra le pagine di quotidiani o di romanzi, oppure all’interno delle aule scolastiche: muore, a soli 44 anni, nel 1999. Sette mesi dopo Einaudi pubblica Registro di classe (ripubblicato poi da Minimum Fax nel 2019) in cui sono raccolti gli scritti ritrovati dalla moglie Marina. Si tratta di un diario in prima persona in cui l’autore mostra tutte le sfaccettature della scuola italiana degli anni Novanta ma che tuttavia sono ancora fortemente riscontrabili. In primo luogo, denuncia con forza il conformismo e la standardizzazione a cui studenti e docenti sono sottoposti ma contro i quali, ancora oggi, la scuola tenta di lottare, in una prospettiva che punti alla personalizzazione dei piani didattici, alla scoperta delle peculiarità dei ragazzi, in un rapporto che sia vivo e vero.  

Onofri non procede solo per provocazioni ma è fortemente riflessivo e interrogativo, in particolare su quale possa essere la modalità giusta per avvicinarsi ai ragazzi, soprattutto nel periodo dell’adolescenza:

«Di fronte ai rossori e ai silenzi dell’adolescenza, l’educatore prova sempre un certo ritegno, e anche una forma di rispetto. Sa (magari perché se lo ricorda, c’è cresciuto anche lui) che in quel mondo di timori bisogna saperci entrare, che serve cautela, e che la parola d’ordine non è sempre valida. E d’altra parte ha, per mestiere e vocazione, la presunzione di aiutare l’adolescente a muovercisi dentro se non proprio con agio almeno con quell’armamentario, bussole e mappe, necessario per non perdersi e non essere inghiottiti. Ma è anche consapevole che quel mondo riservato, molto concentrato, non è meno ricco di quello in cui crescono i giovani, che, per educazione o per indole, appaiono più spavaldi e sicuri» [1].

Un’aula scolastica con banchi monoposto (Immagine da Corriere.it)

Comprende quanto sia complesso avvicinare i ragazzi a testi letterari che utilizzano un linguaggio arcaico o desueto e competere ogni giorno con mezzi di intrattenimento più immediati e quotidianamente reperibili. Oggi la sfida è ancora più grande: il nuovo Millennio ha portato con sé un migliore accesso alla rete che seppur fondamentale mezzo di divulgazione e approfondimento spesso determina una minor soglia dell’attenzione, non solo fra i ragazzi ma anche tra gli adulti. Tuttavia, Onofri, così come la maggior parte del corpo docente ha dimostrato in questi ultimi mesi di didattica a distanza, non si arrende ma agisce con determinazione per trovare nuovi mezzi affinché ogni ragazzo possa scoprire le proprie passioni, fondamentali in ogni fase dell’esistenza, come si evince da questo toccante passo:

«Se lo sviluppo dell’intelligenza in tenera età ha assoluto bisogno dell’affetto, in età adolescenziale ha fame morbosa di complicità. Poter contare su una figura che incoraggi l’espressione di sé senza remore e senza moralismi, proprio nel momento di passaggio fondamentale della vita, quando un ragazzo o una ragazza prendono coscienza della loro peculiarità, e spesso della diversità, regala un’energia e un’armonia con l’esistenza che agevola qualsiasi processo di comprensione dell’ambiente circostante. Non è un caso che, nella storia di ognuno, c’è sempre uno zio un po’ eccentrico, o un professore atipico, che ha segnato il nostro modo di pensare, ha saputo riconoscere il nostro bisogno di esprimerci, e ha incoraggiato le nostre passioni, le uniche vere spinte a conoscere»[2].

[1] Sandro Onofri, Registro di classe, Minimum Fax, 2019, p. 27.
[2] Sandro Onofri, Registro di classe, Minimum Fax, 2019, pp. 58-59.
 
Immagine di copertina: Sandro Onofri, Registro di classe, Minimum Fax, 2019.

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