
Passeggiando per Brescia, vi sarà capitato di passare per corsetto Sant’Agata. Sono quasi sicura che il vostro sguardo si sia alzato verso il Palazzo della Loggia e abbia apprezzato i ricchi fregi e le sculture che la adornano (li abbiamo visti da vicino qui): sono d’accordo, non ci si stanca mai!
Questa volta, però, vi propongo di voltare letteralmente la testa dall’altra parte ed entrare in vicolo San Zenone. Cosa dite? Non ve l’eravate mai filato di pezza?
Beh, se è così, seguitemi!

Notate un portoncino. Osservando, vedete che questo minuscolo ingresso è addirittura inserito sotto un timpano in pietra. Se fate qualche passo verso via Mangano, vedete spuntare dal tetto un simpatico campanile. Ebbene sì, siete di fronte all’ex chiesa di San Zenone all’Arco.
«Arco? Quale arco?»
La chiesa di San Zenone viene citata in numerosi documenti, a partire dalla fine del IX secolo d.C., e sempre con la denominazione «dell’Arco» o «all’Arco» oppure «all’Arco Vecchio». Pare si trattasse di un arco trionfale, eretto all’inizio della strada che portava a Milano (la cosiddetta Via Mediolanensis). Questo monumento è stato citato negli scritti degli storici bresciani e dei cartografi almeno fino al primo Settecento, come si può vedere nell’immagine sottostante, dopodiché se ne è persa traccia. Oggi, qualche secolo dopo, il ricordo di questo arco trionfale rimane solo nel nome del piccolo oratorio nascosto.

Credits: G. PANAZZA, Il volto storico di Brescia, II, Brescia 1980, p. 57, fig. B 56. Nel cerchio rosso: l’Arco Vecchio.
Le dimensioni non contano
A prima vista, uno vede solo un muro scrostato, incastrato tra le case del centro cittadino; neanche vi sareste avventurati lungo quel vicolo dall’aspetto anonimo, se non fosse stato per il titolo di sto pezzo, che sembrava così intrigante… Manco c’è più l’arco trionfale, l’entrata è minuscola, non si sente mai parlare di questo posto: stai a vedere che è una fregatura?
No, non è una fregatura. Capiamoci, non è nemmeno la Basilica di San Pietro in Vaticano… Ma qualcosa di interessante c’è.
L’interno della chiesa
La pianta ha una navata maggiore e una navatella laterale (tecnicamente detta «pianta basilicale zoppa»), trasformata in corridoio di servizio nel secolo scorso. La navata principale è coperta da una volta a botte, nella quale sono ricavate le luci di quattro finestroni. Abbassando gli occhi verso l’abside, si notano subito tre cornici di marmo rosato, decorate da festoni e conchiglie. A questo punto, non potete ignorare le colonne dipinte, che cercano di emergere dal muro come mummie dalla sabbia.
Il primo impatto con l’interno di San Zenone all’Arco è caotico, perché in effetti tutti questi elementi sono di epoche differenti: il colonnato dipinto è testimonianza della chiesa medievale, le cornici dell’abside si fanno risalire al Settecento e, infine, il soffitto e i finestroni risalgono a metà del Novecento.
«Un’accozzaglia del genere può significare qualcosa?»
Oh yes. Significa che ci troviamo in uno spazio di origine antica, utilizzato fino a pochi decenni fa. Il fatto che si possano apprezzare decorazioni di tante epoche diverse indica che si riteneva importante rimodernarlo ogni volta che il gusto lo imponeva e ciò può dare un’idea del valore (affettivo? religioso? strategico?) di questo luogo, anche senza conoscerlo approfonditamente.
Vediamo un po’ le pitture
Sulle pareti della navata maggiore e sulla controfacciata (cioè la parete opposta all’abside) si possono vedere degli stralci di pitture. Alcuni, come ad esempio quello sopra l’ingresso, sono abbastanza grandi da permettere di riconoscere delle figure umane oppure, come sulla controfacciata, dei girali di foglie. Se poi entrate nella navatella, potreste addirittura vedere i piedi di alcune figure – probabilmente dei Santi – e una grande scena di Annunciazione, di cui è rimasto ben conservato l’Angelo Annunciante, che vedete qui sotto.

Anche le colonne sono dipinte: dalla navatella si vede la scena dello Sposalizio mistico di Santa Caterina sulla colonna vicina all’ingresso e, con un po’ di contorsionismo, una figura di Santo Vescovo sulla colonna ancora parzialmente inglobata nel muro vicino alla controfacciata.
Anche le pitture sono state eseguite in periodi diversi
Ma è logico: se prima c’era un colonnato e poi esso è stato inglobato in un muro, va da sé che le decorazioni eseguite sul colonnato siano precedenti a quelle eseguite sul muro. Siamo di fronte, quindi, a due campagne pittoriche: la più antica è testimoniata dai dipinti delle colonne e della navatella, mentre la seconda e visibile sui muri della navata maggiore.
Le pitture più antiche sono considerate importanti dagli studiosi, perché è raro trovarne di simili. È possibile datarle tra la fine del Duecento e l’inizio del Trecento, grazie soprattutto al confronto con pitture della stessa epoca presenti nel presbiterio del Duomo Vecchio di Brescia. Calare lo stile di queste pitture in tale periodo storico le rende degli importanti indicatori della temperie del cosiddetto Neoellenismo bizantino in Lombardia… Insomma, in tutta la Lombardia ci saranno meno di 10 casi di pitture bizantine [Santa Maria Foris Portas a Varese è grande, ma conta come 1] e uno si trova in questa chiesina!
La seconda campagna di pitture, quelle visibili nella navata maggiore, sono collocabili nel XVI secolo, quando è stato necessario adattare la chiesa – con le sue forme e decorazioni – alle regole imposte dalla Controriforma. Purtroppo la qualità dei resti non dà la possibilità di avanzare ipotesi sull’autore di queste pitture.
È più facile calcolare un integrale che visitare San Zenone
L’ex chiesa di San Zenone all’Arco è attualmente gestita da un’associazione culturale¹, che la adopera come sede per esposizioni d’arte contemporanea. Nonostante le informazioni leggibili sulla pagina web ufficiale, lo spazio apre solo in concomitanza alle esposizioni temporanee (la cui frequenza si può leggere qui) e non si può dire che non sia un peccato.
Sarebbe auspicabile che nella gestione dello spazio rientrasse non solo l’interesse dell’Associazione che lo cura, ma anche quello della comunità che potrebbe goderne. Dite che lo vedremo accadere?
Cosa ne pensate? Vi vengono in mente dei luoghi che vorreste visitare, ma spesso sono chiusi? Non fate i furbi, le chiusure da pandemia non valgono…