opera d’arte con numerose fotografie di donna e banane

Diseducati al desiderio

Il calo collettivo della tensione erotica e il neoliberismo vanno a braccetto, perchè?

In questi mesi, il torbido argomento che ha monopolizzato il flusso incessante delle discussioni avute con giovani-adulti, più o meno perplessi, è stata la crisi del desiderio. Possibile che in così tanti riscontrassero, nella quotidianità, sensazioni poco chiare rispetto alla propria tensione erotica?

Senza voler scomodare ancora Mark Fisher, come è stato già fatto in un articolo precedente, l’intenzione qui è quella di sviscerare le alterazioni innaturali che il sistema capitalista è capace di provocare nella dimensione del desiderio in ciascuno di noi.

Uno degli spunti più interessanti sul tema, su consiglio di una cara amica, è stato l’ascolto dell’intervista su Rai Radio 3 a Franco Berardi (noto anche come Bifo), filosofo e attivista politico bolognese, in “La Cura. Conversazioni di fine anno interno alla pandemia”, con Marino Sinibaldi. In questo dialogo-intervista, Franco Berardi ha voluto porre l’attenzione non tanto sul collasso economico-finanziario di questo periodo quanto, piuttosto, sullo smantellamento brutale della funzione del desiderio. Un interrogativo preoccupante pervade l’intera intervista: è possibile che sia in corso una mutazione psico-erotica nella collettività?

Il presupposto da cui partire è chiedersi quale Legge legittimi la macchina capitalista. Come è noto, per auto-alimentarsi il capitalismo esige che venga mantenuto in circolazione il denaro, attraverso un ciclo perpetuo di domanda-offerta. Quindi, non essendovi altro intento se non quello di contribuire al movimento incessante di denaro, è chiaro come tale apparato non sopravviva, di certo, grazie ad una profonda ed elaborata legge teleologica. L’unica (e volgare) legge che lo disciplina è quella meccanica: ampliare il più possibile l’area di godimento di ogni singolo individuo. Attenzione: godimento, non desiderio. Infatti, nonostante nel gergo comune si tenda a rimarcare l’endiadi desiderio-godimento, i due termini devono essere ben distinti. Il desiderio è una tensione verso qualcosa che è oltre la propria soggettività e funge da ponte per l’interazione con il mondo esterno, con l’altro. Quindi, il desiderio è dinamico. Il godimento, invece, cerca la scarica nell’immediato ed è fine a sè stesso e, contrariamente a quanto si pensi, è statico. Il godimento ha dei rischi connaturati e, qualora venga separato troppo dal desiderio, può avere un’enorme capacità autodistruttiva.

Copertina libro fenomenologia della fine
Fenomenologia della fine, Franco Berardi, 2020

Il punto problematico è che il sistema neoliberista ha saputo, astutamente, collocare al vertice il godimento ma svuotandolo prima dal desiderio e dalla sua potenza creatrice. E, laddove vi è una collettività diseducata al desiderio, è molto facile incanalare il godimento di ogni individuo verso ciò che è funzionale al mantenimento dell’apparato prestabilito.

Dall’altro lato, è utile rimarcare come, storicamente, la repressione della libido sessuale abbia avuto un efficace ruolo di controllo sociale. In particolare, durante l’epoca vittoriana, discutere di sesso era diventato un tabù, i rapporti sessuali dovevano avvenire solo in un rapporto di coniugio e, soprattutto, veniva istituito il diritto alla proprietà erotica. Per diritto alla proprietà erotica si intende oggi il potere accordato all’uomo, all’interno di una coppia, di disporre della dimensione carnale della propria donna e, di conseguenza, di reprimerne la capacità sessuale. Di fatto, nel sistema precedente, l’oppressione pervasiva del desiderio sessuale era condizione primaria per una convivenza pacifica e per una produttività maggiore. Infatti, come osserva Bifo, nel suo ultimo libro “Fenomenologia della fine”, edito da Nero nel 2020, “fin quando il processo di produzione era fondato sulla mobilitazione di energie fisiche, l’espressione del desiderio corporeo doveva essere contenuta per poter destinare le energie alla produzione di valore di scambio”.

Vignetta estratta da un fumetto che ironizza sul diritto alla proprietà erotica
Vignette estratto da “I sentimenti del principe Carlo” di Liv Strömquist, 2018

Al contrario, il modello neoliberale per mantenersi vivo, dopo aver concentrato l’attenzione sul godimento, ha sostituito alla repressione sessuale una forma di “iper-espressione”, non certo per fini nobili, ma per ottenere una crescita ulteriore del profitto. L’attuale imperativo sociale è godere, attraverso un instancabile modello di godimento che non sopporta battute d’arresto o titubanze e che, purtroppo, differisce l’appagamento all’infinito. Franco Berardi, in certe parti, eccede per tragicità eppure non si può che concordare con lui quando scrive che, in sostanza, il godimento è diventata la nevrosi degli ultimi anni.

Si pensi anche soltanto alla sovra-stimolazione offerta dai social. Non stupisce che numerosi studi abbiano riscontrato un legame causale fra la quantità di tempo trascorso sui social media e l’incremento della depressione e del sentimento di solitudine. Oppure si rifletta sul debole tentativo di proclamare la liberalizzazione dei corpi attraverso la pubblicazione di contenuti iper-sessualizzati e di fisici poco realistici, sia maschili che femminili. Se questa continua esposizione a stimolazioni sessualizzate stesse conducendo ad una autentica liberazione sessuale, le statistiche sarebbero, senza dubbio, più incoraggianti.

quadro con donna e uomo in mare che si guardano
View from here to eternity, Masami Teraoka, 1993

Da un’indagine pubblicata da JAMA Network Open, rivista medica mensile, è emerso che nel 2018 è aumentata l’inattività sessuale. In particolare si è osservato che un uomo su tre, di età compresa fra i 18 e i 24 anni, non ha avuto nessun rapporto sessuale nell’anno precedente. Per le donne la proporzione cambia lievemente in meglio, una donna su cinque, di età compresa fra i 18 e i 24 anni, non ha avuto rapporti sessuali nell’anno precedente. E, ancora, mentre fra il 2000 e il 2002 la percentuale di uomini che affermavano di non aver avuto rapporti sessuali nell’anno pregresso era pari al 18,9%, oggi la percentuale si è innalzata al 30,9%. Le ragioni di questa involuzione sessuale, individuate in questa indagine, attengono per lo più allo stress, all’esagerato carico di lavoro e all’eccesso di intrattenimento online. E’ inutile ribadire che tutte e tre queste cause sono pilastri del neoliberismo contemporaneo e che hanno implicazioni nocive sulla salute pubblica.

Quindi, se il regime della repressione sessuale ha fallito perché censurava espressamente la libido individuale – e di conseguenza la libido collettiva – il regime iper-stimolante attuale sta fallendo perché, sebbene si spacci per libero e disinibito, offre solamente un’opzione: un godimento senza desiderio. Perciò, preso atto che il sistema odierno è anti-libidinale per eccellenza e che il mutamento psico-erotico di cui tanto si preoccupa Bifo non è solo il portato del periodo pandemico che stiamo attraversando, ma è l’evoluzione di un processo economico che avanza da anni, l’unica opportunità che resta è riprendere contatto con il proprio desiderio. D’altronde, il prudente modello capitalista nulla può rispetto alla natura confusa e sfuggente del desiderio.

Immagine di copertina: Consumer Art, Natalia LL, 1972

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