La musica classica diventa anche «operazione sociale»

Aram Khacheh, direttore artistico del Bazzini Consort, racconta l’evoluzione artistica del progetto all’interno del territorio.

Nel torrido centro storico, fra i palazzi signorili di via Moretto, si rivela il MO.CA, oggi centro culturale ancora fedele alla volontà di Drusilla Sagramoso che, a cavallo fra ‘700 e ‘800, rese il palazzo uno dei luoghi di maggiore fermento letterario e intellettuale dell’epoca. Sebbene sia pieno agosto e il Covid abbia messo a tacere numerose attività artistiche, l’ampio porticato sembra ancora custodire quel rumoroso movimento umano che per anni ha popolato la struttura. 

Il MO.CA da febbraio 2020 ospita anche il Bazzini Consort, associazione di giovani musicisti nata a Brescia nell’autunno del 2017, che ha debuttato ufficialmente l’11 marzo 2018 con un concerto sinfonico per il bicentenario dalla nascita di Antonio Bazzini. Nel cortile del palazzo Aram Khacheh, con il suo accattivante accento toscano, ci fa intrufolare, per quanto possibile a parole, nel percorso evolutivo del progetto. 

L’associazione porta il nome di Antonio Bazzini, compositore, violinista e didatta bresciano, conosciuto principalmente per la scrittura virtuosistica per violino ma che il Bazzini Consort vuole ricordare per la capacità di far immaginare all’ascoltatore l’humus culturale e artistico dell’epoca. «Siamo abituati ad avere un quadro della storia musicale attraverso i grandi nomi. Ci sono autori, come Bazzini, che grazie alle loro piccole sinfonie in stile primo ottocentesco rappresentano ancora più limpidamente il corso della musica» racconta Aram. Per estendere la proposta musicale al pubblico, il Bazzini Consort esegue inediti ed edizioni critiche del lavoro di Bazzini. Quest’ultimo inoltre ha avuto il merito culturale (e sociale) di aver reso Brescia una città feconda per la musica, sia curando la prima società di concerti nel bresciano sia favorendo la nascita di quello che oggi è il Conservatorio di Musica “Luca Marenzio” di Brescia. 

“Consort”, dal latino consortium, ricomprende qualsiasi forma di musica d’insieme, dal duo al quintetto di fiati fino ad arrivare all’orchestra sinfonica. In parte, la ragione economica ha determinato la scelta della formula: la sostenibilità di una programmazione fitta di solo orchestra è molto onerosa e il rischio è di non riuscire a garantire continuità sul territorio. La ragione determinante è stata però artistica. E’ fondamentale lavorare in formazioni da camera per la crescita di un’orchestra perché solo così si combinano rapporto umano e rapporto professionale. La filosofia del Bazzini Consort è assicurare una sintonia familiare fra i musicisti.

Aram Khacheh

Il progetto non ha voluto qualificarsi come realtà giovanile perché potrebbe essere un’attenuante in termini di serietà. «Abbiamo scelto una connotazione professionale perché è questo che pretendiamo da noi stessi per una reale crescita artistica e personale» racconta Aram. Ed è proprio per garantire qualità che hanno scelto di essere affiancati da musicisti d’esperienza che, agli albori, si limitavano a collaborare saltuariamente ma che oggi fanno parte, a tutti gli effetti, della compagine dell’ensamble. 

La questione della flessibilizzazione del lavoro ha colpito anche il mondo musicale. Il sistema ha raggiunto una sensibile saturazione e il potenziale creativo di giovani musicisti rischia ogni giorno di essere soffocato. Il Bazzini Consort è, senz’altro, la concretizzazione di un’esigenza professionale che il mercato del lavoro non contempla più. La rinuncia ad una risposta apatica e disincantata ha sollecitato questi giovani musicisti ad accogliere una nuova concezione flessibile del mestiere. La reazione efficace è stata di creare, in autonomia, uno spazio dinamico ed indipendente che garantisse uno sviluppo artistico e personale nel proprio territorio. 

Probabilmente, è stato proprio il messaggio ottimistico che traspare dal progetto a conquistare il pubblico bresciano e la critica a suon di tutto esaurito. «Le persone hanno a cuore il percorso che stiamo svolgendo, non solo il singolo concerto. Quasi a volerci vedere crescere e cullare in maniera affettuosa», racconta Aram, «c’è da sempre grande curiosità nel nostro pubblico». Anche le istituzioni bresciane hanno subito creduto nel progetto impiegandoli, a soli sei mesi dall’esordio, per la Festa dell’Opera, progetto notevole della Fondazione del Teatro Grande di Brescia. Il Bazzini Consort si è concentrato per ora nel panorama locale ma Aram ritiene sia ora di oltrepassare i confini provinciali. 

Quante volte l’automatismo per cui la musica classica è propria di ambienti elitari e colti ha ostacolato una giusta considerazione di questo genere musicale? Aram affronta l’annosa questione con estrema lucidità, «Ogni forma d’arte nasce e funziona nel momento in cui è rivolta a tutti. Certamente ci sono vari livelli di fruizione. Ma non si può negare l’immediatezza comunicativa della musica classica. Manca in primis l’aspetto linguistico che può essere una discriminante e in più il suono, in quanto tale, non ha necessità di un inquadramento concettuale». L’ascolto della sinfonia n.3 di Beethoven prescinde dall’aspetto nozionistico: l’ascoltatore può apprezzare l’esibizione senza sapere che l’autore ha stracciato la dedica dopo l’incoronazione di Napoleone ad imperatore.

Bazzini Consort al Castello di Padernello Brescia 8 luglio 2020

Secondo Aram l’errore alla base è la scissione inconsapevole dell’aspetto culturale da quello sociale. Culturale non è solo la stagione concertistica con i grandi nomi della musica classica. La cultura musicale può (e deve) avere un taglio più attento agli aspetti sociali di una comunità. «Offrire concerti alla cittadinanza non è forse un’operazione sociale oltre che culturale?» si interroga Aram. Intervenire nel territorio, assumere un “ruolo sociale” coinvolgendo la cittadinanza, in ogni sua fascia, è un elemento su cui il Bazzini Consort insiste. Per questo ha organizzato progetti educativi dedicati ai bambini e alle scuole, iniziative culturali per anziani e ora ha grande interesse ad approfondire il tema delle periferie urbane. La vittoria del Bazzini Consort muove da piccoli dettagli, dal luogo in cui si esibiscono che può essere, come da tradizione, una chiesa come anche una sala di periferia, all’abbigliamento del pubblico assai variegato, indice di una partecipazione eterogenea. Anche in tempi di Covid il Bazzini Consort ha voluto spezzare la distanza classica fra pubblico e artista attraverso il format “Salotto Bazzini – Musica e parole” intervistando grandi artisti nella loro veste quotidiana. Si potrebbe parlare, senza fraintendimenti, di rivisitazione in chiave moderna della musica classica. 

Il Bazzini Consort, con il suo lavoro, valorizza un genere musicale che trova come antagonista anche il business del mondo musicale. Come è noto un brano di musica classica generalmente ha una durata elevata mentre, al contrario, i servizi di streaming, come Spotify, si fondano sull’assunto “brano breve – profitto maggiore”. O, ancora, si pensi alla diminuzione della soglia della concentrazione provocata dall’attuale iper-connessione da smartphone. 

«Uno staff di non musicisti alle spalle ha raccolto il nostro entusiasmo e ci ha aiutato a trovare la nostra forma attuale» confessa Aram. Fuori da ogni tracciato, in una forma tutta sua, il Bazzini Consort ha convogliato la propria professionalità verso un’utilità concreta per la comunità. E questa non può che essere una valida ragione per voler accogliere questa esperienza di crescita interiore, lasciandosi travolgere dalle loro esibizioni e augurandogli un raggio d’azione sempre più ampio.

Immagine di copertina: Bazzini Consort alla Chiesa di San Cristo, Brescia, 16 luglio 2019
 

Per ulteriori informazioni, puoi trovarli anche su instagram (@bazziniconsort) e su facebook.

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