
«Smembrerò la strofa
scoppierà in singhiozzi il verso.»[1]
Classe 1996, una laurea in giurisprudenza e tanta devozione per la letteratura, una passione convogliata nella scrittura fin dall’età di quattordici anni. Lorenzo Gafforini presenta al pubblico bresciano il suo settimo libro, Amica cara, una raccolta di cento poesie inedite composte tra il 4 e 10 maggio 2021.
L’intera opera intende omaggiare la poetessa ucraina Nika Georgievna Turbina, enfant prodige novecentesco, autrice di liriche di alto spessore fin dai primi anni di vita. Nata nel 1974 a Yalta, Nika Turbina si era aggiudicata a soli undici anni il Leone d’oro per la poesia, in occasione del festival internazionale di poesia “Poeti e pianeta Terra” del 1985.

Tuttavia, a fare i conti con questa notorietà fu la stessa Nika che, abbandonati i panni della bambina prodigio, subì gli strascichi della propria gloria mediatica. Lorenzo infatti ce ne racconta brevemente la storia: «Man mano che cresceva, Nika faticava sempre più a imporsi al pubblico; la crisi che la travolse la spinse anche all’abuso di alcool e droghe, un periodo di dissoluzione a cui nel 2002 seguì la morte a soli 27 anni, in circostanze ancora misteriose».
Questa infanzia, costellata da riconoscimenti e successi, aveva trovato seguito anche in Italia con Quaderno di appunti, opera pubblicata nel 1984 con Edizioni del Leone, poi tradotta in altre dodici lingue per omaggiarne il successo.
Un’opera che attualmente conta pochissime copie in circolazione e che, come spiega Lorenzo, è molto difficile da reperire: «In Italia ultimamente non ho trovato molto materiale al riguardo, se non un libricino dalle Edizioni Via del Vento che riprende alcune liriche dell’edizione del 1984. Persino in Ucraina l’opera omnia di Nika Turbina, che sono riuscito a procurarmi in pdf tramite un contatto di Mosca, ha goduto di una tiratura bassissima».
«Come coincideranno i nostri inconciliabili sogni; com’è il sentiero verso la cascata scrosciante del tuo riso?»[2]
In tutte le poesie di Amica cara ricorre lo stesso incipit del titolo, «Amica cara», un misterioso sembiante femminile che individua proprio in Nika Turbina la confidente poetica per eccellenza: «Chiamarla così è stata una scelta spontanea» chiarisce Lorenzo «come fosse la destinataria di una serie di missive, di lettere destinate a perdersi nell’etere».

A definire questa fisionomia anonima, concorrono anche altre figure, esistenti o meno, reali o ipotetiche, i cui tratti imprecisati finiscono per sedimentarsi nel testo. Laddove la forma dialogica serrata si abbandona al soliloquio, il proscenio poetico è infatti occupato da questo personaggio evanescente, mai incontrato e impossibilitato a interagire con l’autore.
«Sono liriche frutto di una confidenza e di una complicità sincera» prosegue Lorenzo nel descriverne il contenuto: «É un libro senza alcun intento patetico. Non ha rabbia. Si gioca molto con le parole e con il suono, ma senza eccedere in virtuosismi poetici ed espressivi, privilegiando quindi una confessione il più limpida possibile».

Al turbamento del mittente si alterna anche un «retrogusto delle pagine» più ironico e disteso, in piena sintonia con la fiducia riposta nell’atto poetico: un flusso di pensieri entro cui si mimetizzano tra loro mittenti e destinatari, entrambi confessori e confessati al tempo stesso.
«L’impossibilità di instaurare un rapporto procura malessere e infonde un senso di inettitudine nella relazione. È proprio da questa mancanza di calore umano, di comprensione e di empatia, che nasce l’esigenza della creazione artistica» ribadisce l’autore, elencando i principali temi che ricorrono nel testo: l’allodola, il giardino, la primavera, un «Maggio con sintomi estivi», stagione entro cui si consumano gli ultimi giorni di vita di Nika Turbina, morta proprio il 10 maggio del 2002.
«E il verde, di mattina, come sarà?»[3], che rimarrà di Nika Turbina?
Mercoledì 23 giugno Lorenzo ha presentato Amica cara al MO.CA, centro culturale attivo a Brescia, tramite il servizio cittadino di Informagiovani. Come da lui raccontato, le bozze sono state corrette in pochissimo tempo e il testo è stato impaginato e mandato in stampa dopo solo una settimana: «È un libro per me del tutto eccezionale, perché non ho mai scritto così tanto in così poco tempo».

Il ricavato dell’opera, infatti, verrà in parte devoluto al Centro di Vittimologia Clinico, Forense e di Comunità, Civico 54. Si tratta di una realtà bresciana impegnata nella presa in carico, nella cura e nel reinserimento multidisciplinare della vittima in ogni sua declinazione. Il progetto è stato fondato dal professor Antonino Giorgi, psicologo, psicoterapeuta e vittimologo, professore presso l’Università Cattolica, e vede coinvolta una fitta rete di collaboratori volontari, tra cui lo stesso Lorenzo Gafforini, membro attivo da gennaio.

«Anche Nika Turbina è stata vittima del sistema, ovvero di quel pubblico che è passato dal celebrarla come fenomeno di show business, a dimenticarla gradualmente» conclude Lorenzo nel prendere le difese della poetessa: «Lo Stato Sovietico l’aveva spinta a essere una figura di rilievo, per poi lasciarla da parte, in balia dei sentimenti contrastanti della società».
Una poesia quindi a servizio dei vinti, ma mai degli sconfitti. Una letteratura che parla di riscatto, di risarcimento della memoria, a favore di cause sociali ancora aperte, al di là di ogni frontiera temporale, culturale e linguistica.
Per saperne di più, consultate il link della pagina facebook dell’associazione Civico 54: https://www.facebook.com/vittimologiaclinicaeforensecivico54