l'artista Giulia Milesi tiene tra le mani un suo ritratto benefico

L’arte che salva: da Brescia a Kiev

Intervista esclusiva a Giulia Milesi, la ragazza bresciana che ha fatto di una passione uno strumento concreto d’aiuto per il prossimo.

Iniziare quasi per gioco e per sfida personale, per poi provare a usare il gioco per rendersi utile, scoprendo che questa formula funziona. Abbiamo intervistato chi questo schema l’ha applicato, dando vita all’iniziativa “ritratti benefici” e donando prima il ricavato agli ospedali bresciani durante la pandemia e ora alla popolazione civile dell’Ucraina bombardata. 

Giulia, tu hai iniziato ormai quasi due anni fa con questa iniziativa…puoi dirci cosa ti ha spinto? 

Sì, possiamo dire che ormai due anni sono passati. Era appena iniziato il primo lockdown ed io, come tantissimi altri, ho deciso di rispolverare una passione che avevo trascurato per i mille impegni quotidiani. Con più tempo libero, unito alle ore di didattica a distanza dell’università, avrei sicuramente migliorato le mie skills con la tavoletta grafica. Il mio obbiettivo principale era quello di farmi un autoritratto al giorno mentre svolgevo sempre un’attività diversa, per rendere più interessanti le famose “due settimane” di lockdown. Dopo soli due giorni sono venuta a conoscenza della raccolta fondi AiutiAMO Brescia portata avanti da Fondazione Comunità Bresciana in collaborazione con il Giornale di Brescia. Ho voluto dare il mio contributo, ma coinvolgendo anche degli amici per poter fare una donazione un pochino più consistente. Mi sono detta che anziché realizzare degli autoritratti, potevo disegnare ogni persona che in cambio avrebbe contribuito alla raccolta con una donazione. In questo modo potevo esercitarmi nel disegno e fare del bene con la mia passione. L’idea è piaciuta così tanto che si è creata una rete incredibile di condivisioni, tanto che in soli due giorni avevo già raccolto la somma di 100€: completamente oltre le mie aspettative. 

A proposito di questo successo iniziale, mi sembra di ricordare che hai iniziato a ricevere richieste anche dall’Olanda…cosa puoi dirci di questa adesione? Te la aspettavi? 

C’era un’amica in Olanda, che non poteva rientrare in Italia a causa dell’emergenza. Lavorava in uno studio mentre scriveva la tesi. È stato molto semplice ma sicuramente inaspettato: ha parlato ai suoi colleghi dell’iniziativa, ed il suo capo ha immediatamente deciso di commissionarmi 17 ritratti, uno per ogni dipendente, a fronte di una donazione di 500€. Io sono rimasta senza parole, sentivo la grande responsabilità ma anche la bellezza del progetto che avevo creato. Quello è stato il momento in cui ho realizzato che stavo davvero facendo qualcosa di giusto, qualcosa che avrebbe fatto la differenza nel mio futuro, e infatti è stato così. Ho deciso di contattare Fondazione Comunità Bresciana per renderli partecipi di ciò che stava accadendo, e loro mi hanno fatta contattare dal Giornale di Brescia per dedicarmi un’intera pagina di articolo. Da quel giorno le richieste per i ritratti sono arrivate a fiumi.

Immagine per gentile concessione di Giulia Milesi.

Qual è stata la difficoltà più grande che hai dovuto e che devi affrontare ancora oggi in quello che a tutti gli effetti è diventato un impegno quasi a tempo pieno? Hai anche tu una tua “bestia nera” che vorresti non trovarti mai di fronte?

Sicuramente l’organizzazione. Ho messo in piedi un progetto da zero perfezionandolo giorno per giorno e senza un vero e proprio “piano”, perché non immaginavo sarebbe diventato così grande. È partito tutto con un computer ed una tavoletta grafica, ed ora a distanza di due anni ho armadi pieni di cornici, carta da pacchi, scotch, cartoline, un iPad, due scrivanie, due schermi e una voglia incredibile di aprire uno studio e rendere questo progetto il mio lavoro a tutti gli effetti. È stato però difficile, perché fino a poco tempo fa non avevo uno spazio adeguato dove tenere tutto ciò che riguardasse il progetto, e tutt’ora sono in una situazione di transizione, non ho una postazione definitiva. Ciò che non vorrei mai trovarmi di fronte è la necessità di dover mollare questo sogno per un lavoro d’ufficio che non mi dia la stessa soddisfazione.

In tutto questo ricordiamo che tu non hai avuto una formazione artistica. C’è  stato qualcuno che ti ha mosso delle critiche per questa ragione? 

Sin da piccola il mio sogno era di fare l’artista. Le circostanze (e i genitori) mi hanno portata a scegliere una formazione scientifica, dal liceo all’università. Sono convinta però che la natura di una persona non si possa reprimere per sempre, quindi in pandemia la mia voglia di creare e di esprimermi con il disegno è uscita. Vero è che la mancanza di formazione artistica si è fatta sentire, innanzitutto per la poca esperienza con i mezzi che avevo a disposizione per creare in digitale. In secondo luogo per ciò che alcune persone si aspettavano da me (poche, fortunatamente). Ne elenco alcune: la celerità nella realizzazione dei disegni, la personalizzazione del ritratto con elementi non visibili nelle fotografie fornite, la creazione di elementi lontani da ciò che disegno abitualmente. Queste commissioni sono finite male, ma come ho già detto sono state una parte infinitesima di tutto ciò che ho realizzato in questi due anni. Ho ricevuto molta stima e complimenti da parte di tantissime persone e questo mi ha spronato ad andare avanti e migliorarmi di continuo. Chiunque mi commissiona un ritratto sa che ricalco le fotografie, per questo motivo il costo delle commissioni è contenuto rispetto ad artisti con una formazione accademica e che disegnano “a mano libera”. L’importante è sapere per cosa si stiano spendendo i propri soldi, sta al cliente decidere.

Immagine per gentile concessione di Giulia Milesi.

Dalla pandemia alla guerra in Ucraina, due Crisi molto ravvicinate nel tempo ma anche molto diverse: se infatti la prima era più familiare anche per ragioni geografiche, la seconda si trova a migliaia di km di distanza, così come lungo è il viaggio che dovranno fare le tue donazioni…come hai scelto l’ente a cui donare? 

L’Ucraina si trova a migliaia di km, sì, ma mio nonno paterno fino a pochissimi giorni fa si trovava là con la donna che ha sposato 15 anni fa e con tutta la sua famiglia. È un Paese in cui vivono ragazzə che ho conosciuto in campus estivi internazionali, dove abitano artistə che seguo e stimo. In questi giorni atroci vedo la loro sofferenza attraverso i social e mi sento impotente. Vedo che i ragazzi devono imbracciare le armi e le ragazze devono scappare. Nel mio piccolo sento il bisogno di fare qualcosa, e i ritratti sono un modo efficace per coinvolgere tante persone a dare il proprio contributo, che anche quando è minimo fa la differenza perché si somma a quello di tutti gli altri. Ho deciso di donare la prima somma raccolta (260€) alla Croce Rossa Ucraina. Ho scelto questo ente perché ho ritenuto fosse quello più affidabile e che fosse in prima linea in aiuto ai civili al momento. Non è mio interesse infatti devolvere le mie donazioni a sostegno delle forze armate al momento. Per il secondo ammontare, che spero arrivi presto a 500€, mi rivolgerò all’Associazione culturale e istruttiva italo-ucraina «Nadiya», presieduta da Halyna Storozhynska, che ha sede in via Vantini 16 a Brescia. Ho contattato telefonicamente l’associazione, che mi ha dato l’ok per devolvere a loro le donazioni ed aiutarli nell’acquisto dei beni di prima necessità, che in questi giorni stanno facendo partire per lunghissimi viaggi verso il confine.

Ultima domanda Giulia: come vedi te stessa e il tuo lavoro tra, diciamo, un anno? Quali sono i tuoi propositi, se ne hai? 

Tra un anno sogno di aver finalmente preso questa tanto sofferta laurea e di aver avviato definitivamente il mio business. Sogno di poter dire a tutti di aver fatto del mio hobby un lavoro, e di amare ciò che faccio. Di potermi permettere di non eliminare mai la matrice benefica del progetto (come non ho fatto nemmeno dopo la fine del primo lockdown del resto). Fare del bene e realizzare pezzi unici che entrano nelle case delle persone è quello che sto facendo ora nelle ore libere della mia vita, ma è ciò che vorrei diventasse il mio impiego fisso, e farò di tutto perché tra un anno lo sia a tutti gli effetti.

 

Per donare tutte le informazioni le potete chiedere in DM su Instagram al profilo di Giulia Milesi @desperatemindd
Immagine per gentile concessione di Giulia Milesi.

Immagine di copertina: Ritratto di Giulia Milesi.

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