
Il lettore medio affezionato al Piccolo principe di Antoine de Saint-Exupèry, del 1943, ricorderà bene l’asteroide B 612, i suoi tre vulcani e la gracile rosa nella campana di vetro. Un viaggio nello spazio che ha appassionato adulti e bambini, dedicato proprio a quei grandi che ancora sanno riconoscersi piccoli, sconfinatamente piccoli.
«L’uomo è circondato da universi e ordini di grandezza spaventosi, ed è giusto che prenda coscienza del proprio limite, contro ogni pretesa di onnipotenza»
Queste le parole di Gianpaolo Pizzetti, astronomo amatoriale, a cui il Minor Planet Center ha accreditato la scoperta di quattro asteroidi, tra il 2005 e il 2009, in collaborazione con altri astrofili impegnati nella ricerca.
Per più di dieci anni, Gianpaolo è stato vicepresidente di “Astrofili Bresciani”, associazione no profit che si occupa di ricerca e divulgazione scientifica in campo astronomico. Le iniziative si concentrano, da aprile a settembre, nell’ Osservatorio astronomico Serafino Zani e nel Planetario di Lumezzane, anche su prenotazione per classi scolastiche e comitive. A queste strutture si affianca poi la storica Specola Cidnea, realizzata nel 1953, sul bastione san Marco del Castello di Brescia, famosa per essere stata il primo osservatorio astronomico pubblico in Italia. Tale struttura difatti garantisce ingressi gratuiti una sera a settimana, permettendo al pubblico di tutte le età di affacciarsi al panorama celeste, nel cuore del centro storico.

Ma cosa s’intende di fatto per “specola”? Derivante dal verbo latino spècere, ovvero “osservare”, la specola anticamente era un luogo elevato, addetto alle osservazioni astronomiche. Tuttavia, come ribadisce Gianpaolo Pizzetti, questa struttura in passato non era destinata al pubblico, ma relegata a luogo di studio, in funzione del solo astronomo professionista. L’intento divulgativo di “Astrofili Bresciani” prende le mosse proprio da questa necessità di traghettare il sapere astronomico nella coscienza sociale del cittadino, assecondandone le curiosità e coinvolgendolo in prima persona.
«A scuola, purtroppo, l’astronomia viene impartita in modo pressapochistico. Questo comporta una lacuna scientifica molto grave anche in persone altamente istruite, incapaci di immaginare un modello in scala del sistema solare, con le corrette proporzioni» prosegue Gianpaolo «L’astronomia non è uno studio settoriale ma coinvolge tanti saperi scientifici, imprescindibili tra loro: dalla matematica alla chimica, dalla fisica classica alla meccanica quantistica, verso cui la nostra generazione “figlia di Newton” fatica ancora a spingersi».

Gianpaolo Pizzetti, inoltre, ha dato il suo nome all’asteroide 233559 Pizzetti, scoperto il 4 agosto 2007, nella fascia principale degli asteroidi (regione del sistema solare grossomodo tra le orbite di Marte e Giove). Va precisato però che l’asteroide scoperto da Gianpaolo non corrisponde a quello con il suo nominativo; difatti, a differenza delle comete, gli asteroidi non prendono il nome del loro scopritore, che viene invece dedicato da terzi ed approvato in base ad altri criteri di pertinenza.
«Oggi non abbiamo più l’opportunità di scoprire nuovi asteroidi» ci spiega Gianpaolo: «Negli ultimi dieci anni sono stati predisposti telescopi automatici, sempre più all’avanguardia, che catalogano ogni giorno centinaia di nuovi asteroidi, decisamente più piccoli e lontani. L’astrofilo quindi si occupa di studiare asteroidi particolari o potenzialmente pericolosi per la terra, e di estrarne dati interessanti. Non più di scoprirli».
A Gianpaolo Pizzetti si deve anche l’ideazione del programma “Astromagic”, utilizzato in diverse parti del mondo, soprattutto in Usa, India, Indonesia, Polinesia, California, Hawaii e Australia. “Astromagic” è nato dall’esigenza di velocizzare i metodi di misurazione che Marco Micheli, giovane astronomo bresciano, si era trovato a utilizzare durante il dottorato presso l’Istituto di astronomia dell’Università delle Hawaii (UH), con il prof. David James Tholen, astronomo statunitense di fama mondiale. Il programma infatti riesce a rilevare le coordinate di un asteroide in movimento, tramite un algoritmo innovativo che confronta le stelle circostanti (“strisciate” dal movimento del telescopio), semplificando quello che prima era un lungo lavoro manuale. Non a caso proprio David James Tholen ha voluto chiamare il programma “Astromagic”, riconoscendone la “magica” funzionalità.

Dal primo binocolo dell’infanzia, alle curiosità adolescenziali, Gianpaolo è riuscito a coltivare questa passione parallelamente al suo lavoro: «Sono un astrofilo, non un astronomo. L’astronomo è un professionista che studia per lavoro, l’astrofilo invece è un appassionato che divulga, si informa e approfondisce a proprio piacimento, senza vincoli lavorativi». L’Unione “Astrofili Bresciani” convoglia così l’interesse dei cittadini, permettendo anche ai non professionisti di spendersi per la ricerca, a seconda delle proprie attitudini. «È stata mia moglie a mettermi in contatto con “Astrofili Bresciani”» racconta Gianpaolo «Avevo appena messo a punto un programma per leggere le immagini astronomiche; il mio interesse per la matematica, la fisica e l’informatica avrebbero senz’altro dato un apporto a questo progetto. E così è stato.»
L’astronomia ci riguarda? Fino a che punto? Per Gianpaolo solo la conoscenza dell’Universo può permettere un ragionamento mirato sulla nozione di “Umanità”: «Ci illudiamo di vivere in un mondo che non è reale, governato dai valori perfetti e assoluti della fisica classica. Ma, al di là dei nostri sensi e delle nostre dimensioni, la facoltà mentale umana ha dei limiti». Gianpaolo lo chiama «spaesamento», un universo di mancata conoscenza fomentato dalla conoscenza stessa, in cui «più siamo preparati, più crediamo di non sapere». «Più so e più so di non sapere», concetto ben espresso nell’ “Apologia di Socrate” di Platone, che pone la nostra finitezza al cospetto dell’ Infinito (inteso come in – finitus, “non limitato/ circoscrivibile”). Una forma mentis cara all’astronomia, contro ogni ideologia assolutista politica o religiosa, da cui ogni tipo di sapere, anche non scientifico, dovrebbe prendere le mosse.