
Il 26 febbraio 2023, al largo della costa calabrese, di fronte a Steccato di Cutro, un’imbarcazione partita dalle coste turche è naufragata con a bordo circa 170 persone. Ad un mese da quella tragica notte, i morti accertati sono più di 90. È il più grave naufragio avvenuto sulle coste italiane dall’ottobre 2013, quando a poche miglia dal porto di Lampedusa persero la vita quasi 400 persone provenienti dalla Libia. Come oggi, a quella tragedia seguirono accorate dichiarazioni di sdegno, cordoglio e solidarietà. Fu anche l’evento che fece scattare l’Operazione Mare Nostrum, missione militare italiana con l’obiettivo di pattugliare il Mediterraneo e prestare soccorso alle fragili navi che trasportavano i migranti.
Da quel momento l’Italia e l’Europa non hanno fatto passi in avanti nel loro impegno alla solidarietà e all’accoglienza, anzi. Mare Nostrum ha avuto infatti vita breve, ed è stata sostituita dopo un anno dalla missione europea Triton, guidata dall’agenzia europea Frontex e finanziata con soldi comunitari. La nuova missione europea si è dimostrata ancora meno efficace nel salvare vite umane, con il numero di morti nel mediterraneo in costante aumento dal 2014 ad oggi. I tagli economici e la nuova impostazione securitaria delle missioni europee sono state accompagnate in Italia da una campagna senza precedenti di criminalizzazione contro le ONG che effettuano operazioni di salvataggio dei migranti in arrivo in Europa tramite il Mediterraneo. Nei fatti, questa campagna aveva portato ai tristemente celebri Decreti Sicurezza del primo governo Conte, e si è riconfermata con il nuovo governo proprio pochi giorni prima del naufragio di Cutro, il 23 febbraio, quando è stato approvato il cosiddetto decreto anti-ong, che si propone di multare le navi delle organizzazioni umanitarie.

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Il decreto è stato prontamente approvato e applicato, con solerzia davvero poco italiana, multando proprio il 23 febbraio la nave Geo Barents di Medici Senza Frontiere (MSF), appena attraccata al porto di Ancona e stipata di migranti recuperati in mare. Le motivazioni alla base della multa sono per altro futili: è stata accusata di non aver condiviso in anticipo i dati di viaggio della nave, secondo MSF non precedentemente richiesti dalla capitaneria. La motivazione dichiarata alla base di queste vecchie e nuove campagne è che le ONG sarebbero parte attiva dei pull factors che porterebbero i migranti ad intraprendere queste traversate, certi del soccorso delle navi umanitarie. L’accusa è ampiamente smentita dai numeri: solo il 10% dei salvataggi in mare avviene per opera delle navi indipendenti. Questo accanimento però non è che una conseguenza diretta dell’orientamento dell’attuale governo: “fermare le partenze”, come ha comunicato il ministro dell’Interno Piantedosi poco dopo il naufragio di Cutro. Cala così il sipario sul dovere giuridico oltreché morale di salvare persone disperate in pericolo di vita, dimenticando oltretutto che la maggior parte dei naufraghi al largo della Calabria provenivano da paesi come Siria e Afghanistan, devastati da anni di guerre e regimi dittatoriali.
Se in Italia il clima politico è tetro, in Europa non va meglio. Le politiche europee in tema di immigrazione infatti, o sono ferme al palo, o risentono di un’impostazione di rigida chiusura dei confini. Nel primo caso basti ricordare la riforma del trattato di Dublino, uno dei punti principali delle agende UE almeno dal 2015, anno degli arrivi record in Europa causati dall’aggravarsi del conflitto in Siria. Ad oggi nulla è cambiato, nonostante fin dal 2009 l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) ne sottolinei i difetti e l’inadeguatezza. Questo anche a causa delle posizioni di stati come Polonia ed Ungheria e dell’Italia, a parole favorevoli ad una riforma ma nei fatti sempre pronti a bloccare progetti di redistribuzione dei migranti. Tutto ciò nonostante, essendo l’Italia uno dei principali paesi di primo arrivo, gioverebbe più di altri Stati di una riforma del trattato in grado di accogliere i migranti in modo efficace ed equo, per loro e per gli stati UE.

Dunque, per quanto riguarda le politiche di controllo dei confini, la UE ha depotenziato l’aspetto umanitario e reso dei meri dispositivi securitari le missioni in mare ed alle frontiere terrestri dell’Unione, impegnate così a respingere piuttosto che a proteggere i rifugiati. L’altro versante su cui i singoli stati e le istituzioni europee si sono concentrate è poi quello dell’accordo con i cosiddetti paesi terzi, esterni ai confini dell’Unione, riempiti di soldi e concessioni per tenere sul loro territorio i migranti, spesso in condizioni inumane, impedendo loro di partire in totale disprezzo dei diritti umani. Su tutti siano d’esempio gli accordi UE-Turchia del 2016 e il Memorandum Italia-Libia del 2017. Le cose non sembrano destinate a migliorare. In Europa il dibattito continua a stagnare: le politiche europee sono vecchie e le poche modifiche dell’ultimo decennio sono improntate su una logica emergenziale anziché di lungo periodo. Le riforme sono bloccate da interessi nazionali e logiche propagandistiche. Il governo italiano, come abbiamo visto, è parte integrante ed espressione del movimento di chiusura e difesa dei confini europei. L’ultimo tassello delle politiche sull’immigrazione italiane sono i nuovi decreti che regolano i flussi migratori e le modifiche apportate ai Decreti sicurezza, in cui tra le altre cose si definiscono nuove pene per gli scafisti e vengono ulteriormente ristretti i canali di accesso ai permessi per protezione speciale, con la probabile conseguenza di spingere ancora più persone nell’illegalità.
Contemporaneamente, i canali di ingresso “legali” per accedere in Europa si sono ulteriormente complicati per chi non proviene da paesi ricchi, o non ne ha le possibilità materiali. La via del mare rimane così l’unico modo di raggiungere il continente europeo per chi scappa da guerre e miseria. Finchè non si interverrà seriamente nei paesi di origine e non si creeranno dei canali sicuri di accesso, i decreti lampo e i messaggi di cordoglio che accompagnano tragedie come quella di Cutro non saranno altro che lacrime di coccodrillo.
Immagine di copertina: Illustrazione di Orsola Sartori.