
“Io non potrei mai”, è il commento più frequente quando parlo con le persone di poliamore. “Sarei troppo gelosə” è la spiegazione successiva. Se la gelosia è un’emozione che sorge in noi spontaneamente, non significa che sia del tutto innata. Al contrario, secondo studi antropologici, le situazioni che scatenano la gelosia sono diverse in diverse società. Questo prova che c’è una componente culturale nella gelosia, che dipende dalle istituzioni (ossia usi, costumi, norme).
Ad esempio, in alcune tribù del Tibet, è costume che una donna sposi un gruppo di fratelli. Questi non sono gelosi l’uno dell’altro, ma possono essere molto gelosi di estranei che non siano parte della famiglia poliandrica. Un altro esempio è rappresentato dagli eschimesi, dove vige l’usanza di “prestare” la propria moglie agli ospiti che vengono a trovarli da lontano (nella tacita aspettativa di futura reciprocità). Tuttavia, non sono altrettanto accoglienti con chi ha rapporti con la loro moglie senza essere stato invitato.

Foto di Prince Peter via ResearchGate.
La gelosia è scatenata da qualsiasi situazione che rappresenti una violazione dei diritti di proprietà sessuale. “Laddove il possesso esclusivo dell’amore del partner è la norma, la gelosia pretenderà questa esclusività”, scrive Davis. Ma la gelosia rafforza l’istituzione della proprietà, di qualsiasi carattere essa sia. Se fossimo abituati alla poligamia, a scatenare la nostra gelosia sarebbero situazioni diverse. Pertanto non regge l’argomento secondo cui la monogamia discende dall’indole gelosa degli esseri umani. Al contrario, è il costume monogamo che ci ha resi gelosi nel modo in cui lo siamo oggi.
Come ciò avvenga, è complesso. Secondo vari sociologi, la gelosia ha una funzione sociale. È utile per mantenere la distribuzione della proprietà sessuale alla base degli accordi matrimoniali, essendo una reazione di rabbia di fronte alla minaccia di perdere un possesso. Le norme, sia implicite che legali, incoraggiano l’espressione della gelosia nei casi utili a preservare l’ordine sociale assicurato dall’istituzione della monogamia: ad esempio, fino al 1981 vigeva in Italia il “delitto d’onore” – ossia l’attenuante per chi uccidesse la moglie adultera o il suo amante.
Ma le costruzioni sociali non spiegano le forti emozioni che suscita la gelosia. Se la persona con cui stiamo s’innamora o va a letto con qualcun altro, ci crolla il mondo addosso. Questa sensazione di catastrofe dipende, secondo Collins, dalla costruzione rituale della coppia, che carica di significato simbolico ogni atto sessuale e ogni manifestazione d’affetto. Poiché la coppia viene costruita attraverso una progressiva intimità fisica e certe attenzioni e cure esclusive (come lo scambio di nomignoli o anelli), che questi stessi gesti siano rivolti a qualcun altro sembra incompatibile con la persistenza della coppia.
In linea di principio, condividere il sesso e l’intimità anche con altre persone non implica voler abbandonare la prima relazione. Tuttavia, in queste situazioni non siamo molto razionali. Veniamo presi dalla paura di essere messi da parte, dall’insicurezza – emozioni che vorremmo evitare, soprattutto nel cantuccio rassicurante della nostra relazione. Infatti, nell’amore cerchiamo quel che non possiamo più trovare nel mondo esterno, incerto e complesso: stabilità, conferme del nostro valore, sicurezza.
“Investire questo genere di speranze nell’amore è un fenomeno tipicamente moderno”, scrivono Becks e Becks-Gernsheim. La precarietà e l’individualizzazione della vita sotto il capitalismo rendono difficile trovare sicurezza e riconoscimento nella sfera pubblica. Dissolvendosi le consolazioni spirituali offerte dalla religione prima e dalle grandi ideologie poi, abbiamo bisogno di credere in nuovi miti in cui trovare realizzazione e significato. Questo ci spinge a puntare tutto sulla sfera privata. L’amore è in questo senso la nostra nuova religione: in esso cerchiamo il senso della nostra vita. I prodotti culturali, film e canzoni, non fanno che rincarare quest’idealizzazione: il lieto fine è nel ricongiungimento dei due protagonisti.

Ma quanto più la relazione appare come l’unica salvezza, tanto più catastrofico appare il rischio di perderla. Quanto più importante per il nostro benessere è il partner, tanto più rabbiosa è la gelosia nei suoi confronti. Guardando a questa confusione di amore e possesso si spiega perché il 57% delle donne vittime di femminicidio nel 2020 sono state uccise dal partner. E allora mi chiedo: non possiamo liberarci della romanticizzazione della possessività e mantenere ciò che di bello e autentico c’è nel conforto dell’amore?
Si può essere unici per qualcuno, senza essere gli unici.
Non tutte le relazioni monogame sono così possessive. Tuttavia, l’esclusività appare come la via semplice per la sicurezza: se sono l’unica per qualcuno, non devo temere rivali, posso star serena. Spesso vediamo come una conferma dell’amore del partner la sua gelosia, e come un segnale negativo se si interessa anche solo amichevolmente di qualcun altro. “Se mi amasse davvero, gli basterei io.” No. Nessuna relazione ci può dare tutto ciò che vogliamo o di cui abbiamo bisogno. È un’aspettativa irrealistica. Tuttavia, ogni legame ci dà qualcosa.
Nel poliamore, si è forzati a fare i conti con la competizione. Quindi bisogna trovare sicurezza in qualcos’altro: invece dell’unicità numerica, nell’unicità qualitativa. Cioè, nel valore intrinseco della relazione, nella sua specialità essenziale, data dall’insieme dei momenti trascorsi insieme, della passione che ci accomuna, dei bisogni che soddisfa, delle emozioni che suscita… Quando guardo a quel che c’è con quella persona, riconosco che sono unica e insostituibile per lei, come lei lo è per me. Sono sicura che mi ami, perché me lo dimostra. Perché allora dovrei sentirmi minacciata dalle sue esperienze con altre persone, sapendo che nessuno potrà mai cancellare o sostituire quel che condividiamo noi? E perché dovrei temere che voglia rinunciare a me finché stiamo bene insieme?
Non voglio sostenere che dovremmo diventare tutti poliamorosi, ma che, anche senza praticarlo, il poliamore ci offre un modello di relazione a cui guardare per trovare rassicurazioni quando siamo presi dalla gelosia. Un modello che parte dall’accettare la fluidità dei sentimenti e l’irrealizzabilità delle aspettative di totalizzantezza spesso dipinte dal romanticismo pop. E ci invita a sbarazzarci delle rappresentazioni preconfezionate dell’amore e vivere liberamente qualsiasi relazione ci dia gioia.
Immagine di copertina: Illustrazione di Giulia Cutrera