
Accordi militari tra la Russia e il Camerun, mercenari russi in Mali, il presidente dell’Unione africana in visita a Mosca: sempre più spesso sentiamo notizie riguardo alle attività russe in Africa. Alcuni si allarmano e accusano Mosca di espansionismo. Altri dicono che non c’è da preoccuparsi troppo, che alla fine dei conti la presenza russa è irrilevante.
Qual è la vera natura della presenza russa in Africa? Cosa spinge i russi ad avventurarsi in Africa? E cosa spinge i governi africani ad accogliere (e a volte ad attrarre) i russi? Proviamo a vederci chiaro – partendo, come al solito, da una breve parentesi storica.
C’era una volta…
Nonostante l’interesse russo per l’Africa sia spesso dipinto come qualcosa di recente, le relazioni tra Mosca e il continente africano sono di ben più lunga data. Dopo un lungo periodo di contatti relativamente blandi tra l’Impero russo e il continente africano, la collaborazione tra le due parti aumenta decisamente dopo la Seconda guerra mondiale.
Durante la Guerra fredda, l’Unione sovietica offre supporto politico, economico e militare a molti dei movimenti di liberazione impegnati nella lotta contro i poteri coloniali occidentali. A liberazione ottenuta, quindi, Mosca diventa un partner di prima scelta per molti dei nuovi governi africani, che continuano a beneficiare del supporto russo.

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Il crollo dell’Unione sovietica nel 1991 cambia però completamente le carte in tavola. Profondamente indebolito, il nuovo stato russo non ha più le risorse per sostenere un coinvolgimento attivo in aree distanti come l’Africa, e si trova costretto a ridurre drasticamente la sua presenza sul continente.
Negli anni 2000, tuttavia, la situazione domestica russa migliora. Con più stabilità e più risorse economiche a casa, il governo di Mosca può ricominciare ad avventurarsi in Africa, in cerca di nuove opportunità economiche e di nuovi alleati diplomatici. Mano a mano che Mosca perde alleati in occidente dopo le guerre in Georgia (2008) e Crimea (2014), le relazioni coi paesi africani diventano sempre più importanti per la Russia, che intensifica il suo coinvolgimento sul continente.
Arrivano i russi! Arrivano i russi?
Negli ultimi dieci anni, quindi, la Russia ha incrementato la sua presenza in Africa – ma di quanto? Per comprendere bene quello che sta succedendo, è bene distinguere tra le dimensioni della presenza russa e la sua crescita.
In termini di dimensioni, la presenza russa in Africa è limitata, in particolare se confrontata con quella di altri attori globali come gli USA e la Cina. Economicamente, entrambi questi paesi commerciano con l’Africa molto più della Russia (18 volte tanto per la Cina, 7 per gli USA). Diplomaticamente, la presenza cinese e americana nel continente è più diffusa (52 e 50 ambasciate rispettivamente, contro le 40 russe). Militarmente, nonostante la Russia rimanga il primo partner commerciale dell’Africa in termini di commercio di armi (44% di tutti gli acquisti africani nel 2017-2021), Mosca non ha alcuna presenza militare permanente sul continente africano (per contro, gli USA vantano 15 basi permanenti, e la Cina una).

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In termini di crescita, però, la presenza russa è aumentata moltissimo. Il valore del commercio tra la Russia e i paesi dell’Africa sub-Sahariana è cresciuto di più del 150% nel giro di dieci anni. Le visite di capi di stato e di governo africani a Mosca sono passate da 17 in 15 anni (2000-2014) a più di 20 in soli 5 anni (2015-2019). In aggiunta, le esportazioni di armamenti russi verso l’Africa sono aumentate del 28% nell’ultimo decennio.
Uno scambio di favori
Come mai le relazioni tra Russia e Africa stanno crescendo così rapidamente? Per capirlo, è utile dare un’occhiata agli interessi sia dal lato di Mosca che da quello dei governi africani. Quali sono i vantaggi per le due parti?
Dal lato russo, le ragioni sono varie, e si legano agli interessi di vari attori – incluso non solo il governo, ma anche le imprese. Per il governo, il maggior interesse è di tipo geopolitico. A mano a mano che le tensioni con l’occidente crescono, Mosca cerca di guadagnare nuovi alleati a livello internazionale: l’Africa, con i suoi 55 stati, è un obiettivo naturale. Allo stesso tempo, la spinta russa è anche motivata da considerazioni economiche. Le imprese russe, proprio come quelle europee, vedono nell’Africa un continente pieno di opportunità per il futuro, e cercano quindi di guadagnarsi una fetta del suo mercato.

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Dal lato africano, i vari governi locali che decidono di cooperare con la Russia traggono la loro dose di benefici da questa relazione. Prima di tutto, Mosca è un partner affidabile da cui acquistare armi per gli eserciti nazionali, spesso con un buon rapporto qualità-prezzo e senza particolari restrizioni politiche. In aggiunta, l’aiuto russo può essere molto prezioso da un punto di vista diplomatico: Mosca ha diritto di veto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite, dove può quindi proteggere i suoi alleati da sanzioni internazionali.
Questi benefici diventano particolarmente importanti per i governi africani in tempi di cattive relazioni con l’occidente: proprio come nel caso della Russia, quando un partner viene a mancare, se ne cerca un altro. Non è quindi un caso che alcuni dei paesi che si sono avvicinati a Mosca negli ultimi anni (per esempio il Sudan, l’Etiopia, il Mali) l’abbiano fatto in momenti in cui i rapporti con l’occidente deterioravano.
Dopo la guerra in Ucraina
Lo scoppio della guerra in Ucraina ha rimescolato completamente le carte a livello di politica internazionale. Per quanto riguarda la presenza russa in Africa, quali saranno le implicazioni?
Da un lato c’è chi dice che il governo e le imprese russe, assorbiti dal fronte di guerra vicino a casa e indeboliti dalle sanzioni internazionali, faranno sempre più fatica a mantenere una presenza attiva in regioni distanti come l’Africa. Dall’altro lato che invece chi sostiene che la Russia, più isolata che mai dall’occidente, cercherà di rafforzare le sue relazioni con i paesi africani per compensare, come fatto dopo l’annessione della Crimea nel 2014.
Come si evolverà la situazione? Nessuno lo sa, ma sapere come si è sviluppata fino ad ora è un buon punto di partenza per capire quello che succederà.
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Immagine di copertina: Manifestanti a Bamako (Mali) sventolano la bandiera russa.
Credits: Michele Cattani/AFP