illustrazione con grappoli d’uva appassiti al sole
Racconti e testimonianze di viticoltori della provincia di Brescia alle prese con un’annata particolarmente difficile: tra siccità, alte temperature e altre “sfide” ambientali.

11,4/3,8 – 0,8/7,6 – 4,8/10,2 – 23,4/13,5 – 33/23,3 – 53/26,7 – 20,8/29,5 – 61,4/26,8

No, non sto dando i numeri. Quelli che avete appena letto sono rispettivamente i mm di pioggia caduti e le temperature medie di ogni mese, da gennaio fino ad agosto 2022 a Brescia (dati ARPA Lombardia): dati che ci restituiscono l’immagine di una delle annate più calde e secche degli ultimi anni.

Una situazione estrema di cui abbiamo fatto personale conoscenza attraverso un’estate segnata da ondate di calore subtropicale e da una gravosa e perenne carenza idrica, trascinatasi fin dal cuore dell’inverno, che ha obbligato alcuni comuni ad istituire un vero e proprio coprifuoco per l’utilizzo di acqua. Un’estate caratterizzata anche da fenomeni atmosferici improvvisi e devastanti – appartenenti fino a qualche anno fa a ben diverse latitudini-, che hanno provocato a persone e territori tutti i disagi del caso.

Proprio durante una delle sopracitate ondate, leggendo ogni giorno articoli che parlavano delle difficoltà provocate dalla siccità ad agricoltori e coltivatori locali, mi è sorto spontaneo chiedermi come se la stesse passando la viticoltura del nostro territorio. 

Ho chiesto a Francesca Faccoli, biologa, enologa e proprietaria dell’Azienda Agricola Faccoli di Coccaglio in Franciacorta, di illustrarmi gli aspetti tecnici della questione. «Per quanto riguarda il discorso temperature c’è sia un lato positivo che un lato negativo per la vite: a differenza di molte altre piante, infatti, questa ha la fortuna di essere molto resistente e resiliente». L’età delle piante e le diverse conformazioni del territorio su cui la vite vive influiscono su questi processi influenzano inoltre questi processi: «Una pianta che si trova in pianura, dove ha una grande disponibilità di nutrimento, anche in condizioni di siccità farà molta meno fatica rispetto ad una pianta che si trova in collina. Inoltre, se una pianta è anziana, e nel passato ha già avuto esperienza di un’altra situazione di carenza idrica, quando si ripresenta una situazione simile “sa già” come comportarsi, e di conseguenza subisce meno questo stress. Anche piante più giovani (dai 2 ai 5 anni) soffrono ma, pur non avendo uno storico, riescono a cavarsela. Il problema è consistente invece per le piante giovanissime che sono ancora in una fase di crescita e mantenimento più che di produzione e, in caso di siccità, riducono la produzione e tendono al rachitismo». Ma c’è speranza che una volta superata un’annata particolarmente difficile come questa, anche le viti più giovani siano in grado di gestire senza problemi eventuali future annate di eguale difficoltà: è questo, mi dice Francesca Faccoli, «il vero lato positivo della situazione».

L’irrigazione potrebbe forse essere una soluzione alla siccità? «È vero che irrigando salverai la produzione, avrai i grappoli più grandi e più polposi. Tuttavia, in questo modo la pianta si abitua a non sforzarsi per cercare i nutrienti: le radici restano così in superficie, e la vite diventa ancora più sensibile e non produce vino di qualità. È per questo che nella gran parte delle DOCG l’irrigazione è proibita, eccetto quella di soccorso».

A Coccaglio la vendemmia è iniziata con qualche giorno di anticipo ed è ormai già terminata, con una resa diminuita del 10-15 % ma con una qualità comunque ottima. Relativamente alle sfide climatiche del futuro, Francesca afferma: «Il vero problema che stiamo vivendo è di natura organizzativa, oggigiorno non puoi più programmare i tempi di lavoro e di vendemmia, devi essere sul pezzo 24 ore su 24 e decidere giorno per giorno il da farsi».

Brescia è la sedicesima provincia più grande d’Italia e una delle più diversificate a livello di conformazione del territorio. Con le idee in mente un po’ più chiare grazie a Francesca Faccoli, ho deciso poi di scoprire come i produttori di diverse zone vitivinicole stessero facendo i conti con la siccità.

Davide Lazzari, proprietario della omonima Società Agricola sita a Capriano del Colle mi ha raccontato la sua annata 2022. «É stata un’annata estrema, non tanto per le temperature così elevate, quanto per la quasi totale assenza di acqua – che ha superato l’annata 2003, già estremamente secca-. Sulla collina Montenetto, dove abbiamo le nostre vigne, l’ultima vera pioggia è avvenuta nel novembre 2021. Da allora fino all’ultima settimana di luglio, il totale delle precipitazioni si è attestato intorno ai 60 mm distribuiti in piccolissime piogge da 5/6 mm. Una quantità estremamente irrisoria per poter fornire un apporto idrico adeguato alle vigne».

Nonostante il terreno del Montenetto sia composto prevalentemente da argilla rossa, che lo rende più umido e pesante, quest’anno, per la prima volta nella loro storia, si è dovuto ricorrere ad un’irrigazione di emergenza, soluzione che solitamente si evita per due ragioni: «Le situazioni di sofferenza idrica permettono alle piante di “spingere” sull’apparato radicale ricercando zone più umide di terreno. Una pianta che sviluppa un apparato radicale maggiore, ha un bacino nutritivo da cui attingere più ampio e più profondo. L’ampiezza aiuta sicuramente ad aumentare il totale apporto, l’esplorazione in profondità della radice invece è fondamentale perché permette alla pianta di attingere sostanza organica il più lontano possibile dalla superficie. Inoltre, noi lavoriamo in agricoltura biologica, ragionando sull’equilibrio dei suoli tramite l’incentivazione di erbe spontanee, l’utilizzo di varie tipologie di sovescio, della confusione sessuale per la lotta agli insetti parassiti e manteniamo circa 5 ettari di bosco improduttivo a corollario delle vigne per aiutare il riequilibrio dell’ecosistema. Tutto questo ci porta a essere attenti all’utilizzo dell’acqua per l’irrigazione, limitandone al massimo l’uso. Coscienti di far parte di un sistema più complesso, preferiamo che l’acqua disponibile sia utilizzata da quella parte dell’agricoltura che magari ne ha più bisogno di noi».

Relativamente al cambiamento climatico, prosegue: «La vendemmia 2022 preannuncia sicuramente un calo quantitativo ancora impossibile da stimare. Le vigne più vecchie a bacca rossa al momento non hanno ancora sofferto eccessivamente della siccità, quelle penalizzate sono quelle a bacca bianca più giovani. Molte piante di queste probabilmente non verranno vendemmiate. Spesso si parla di cambiamento climatico solo riguardo la temperatura, ma il vero cambiamento si ha nei fenomeni atmosferici in fase di estremizzazione. Passiamo da annate estremamente secche a ore in cui si concentra l’acqua che dovrebbe cadere nell’arco di qualche settimana e aumentano anche i fenomeni delle gelate tardive».

foto di persona in una vigna che guarda l’orizzonte di spalle
Davide Lazzari in vigna a Capriano del Colle.

Da Capriano del Colle ci spostiamo verso Botticino, famosa non solo per il suo marmo ma anche per il suo vino. Rossella Noventa, vignaiola e proprietaria, insieme alla sorella Alessandra, dell’Azienda Agricola Noventa si riconnettono al collega precedente esordendo così: «Negli ultimi anni noi agricoltori abbiamo dovuto più che mai fare i conti con stagioni sempre più imprevedibili, con la grandine, con vento forte che rompe i rami, con la siccità… Soprattutto noi che siamo in collina soffriamo ancora di più per quest’ultima: per le forti pendenze, l’acqua tende a scendere». Aggiunge che «fortunatamente le viti che ci servono per la produzione sono adulte – addirittura nel vigneto “Gobbio” hanno tra i 60 e i 100 anni – e quindi riescono ad andare in profondità a prendere l’acqua nella falda. Lo si vede anche solo guardandole: sono belle verdi e i grappoli sono equilibrati, equilibrio che poi si sente anche nel bicchiere!».

 

Rossella racconta poi come il marito, agronomo, abbia intrapreso delle strategie per contrastare la situazione di siccità estrema: «Studiando insieme al nostro agronomo ed enologo Carlo Ferrini la situazione di quest’anno, abbiamo agito in vigna modificando alcune attività: ad esempio, non abbiamo cimato i tralci delle viti per rimediare un poco alla carenza di acqua. Anche le foglie sono state tolte in maniera oculata, valutando sia l’esposizione che la varietà dell’uva, per non incorrere in danni di scottatura del grappolo. Tutti lavori fatti manualmente perché bisogna valutare ogni singola pianta… ogni anno il viticoltore deve adattare le proprie conoscenze all’annata in corso, e deve anche prevederne le caratteristiche: dobbiamo essere un po’ veggenti!».

Conclude chiarendo che la maturazione non è più avanti di altri anni e che quindi la vendemmia avverrà presumibilmente ad ottobre. Nel frattempo, c’è da sperare che questi ultimi mesi portino un po’ di acqua che finora è mancata.

foto di grappoli d’uva
Grappoli d’uva in una vigna dell’ Az. Agr. Noventa, Botticino.

Lasciamo Botticino per dirigerci leggermente a Sud-Ovest, in piena Valtenesi e più precisamente a Bedizzole. Qua sorge l’Azienda Agricola Cantrina, di proprietà di Cristina Inganni e Diego Lavo.

Purtroppo, per alcune delle loro piante giovani, nonostante tutti gli sforzi messi in atto, non c’è stato nulla da fare: «I nostri vigneti, piantati nel 1991, nel 1997, e nel 2007 e quindi in piena maturità, sono composti mediamente per un terzo da vigne piantate per rimpiazzare quelle che ogni anno muoiono per malattie o cause accidentali. Inoltre, data l’origine morenica delle colline della Valtenesi vi è una notevole differenza fra i suoli all’interno del singolo vigneto o addirittura del singolo filare. Vista la mancanza di irrigazione e le scarse piogge, siamo dovuti passare più volte in vigneto a diradare, togliendo talvolta anche tutta l’uva dalle vigne più problematiche pur di tenerle in vita… anche se purtroppo per alcune situazioni non è bastato». Questo significherà perdere circa il 30% della produzione e il 10% di vigne. Fortunatamente, ci sono anche aspetti positivi, come mi spiegano: «I nostri vigneti sono per oltre la metà piantati su suoli profondi e mediamente argillosi che hanno consentito alle piante di superare il periodo più critico e di condurre una maturazione abbastanza regolare. Attualmente ci aspetta una vendemmia leggermente anticipata rispetto agli ultimi anni e la maturazione sta recuperando il blocco dovuto al caldo torrido».

Diego e Cristina mi raccontano poi delle sfide ambientali che hanno dovuto affrontare negli ultimi anni, tra grandine e gelate, e proseguono interrogandosi: «sarà sufficiente in futuro reagire così alle avversità climatiche o dovremo investire cambiando modo di fare viticoltura?» Qualunque sia la risposta, una cosa è certa: «Se la volontà rimane quella di produrre vini con uno standard qualitativo elevato e senza scendere a compromessi, saremo costretti ad aumentare i prezzi. Purtroppo, non abbiamo altra scelta»

foto di mani che raccolgono grappoli d’uva
Vendemmia 2021, Az. Agr. Cantrina, Bedizzole.

Il nostro itinerario volge quasi al termine, ma c’è ancora tempo per virare verso le montagne e arrivare a Cedegolo, in Valle Camonica. Qua, Marco e Beatrice Sacristani, padre e figlia viticoltori proprietari di Cantina Carona, espongono la loro esperienza: «In Valcamonica l’acqua è stata sempre abbondante, ma quest’anno fin da gennaio sono mancate le precipitazioni; i nostri vigneti, soprattutto quelli terrazzati dove lo strato di terra è esiguo, sono andati in carenza idrica e sofferenza, dato che la vite sui terrazzamenti ha le radici molto in superficie poiché che nel sottosuolo c’è subito roccia». Una parte delle piante ha perso completamente le foglie, situazione che ha reso necessario togliere anticipatamente grappoli d’uva per evitarne la morte. Di conseguenza, una percentuale non indifferente di raccolto è andata persa, ma l’uva rimasta è di buona qualità. Anche per loro c’è una consolazione: «Il lato positivo di questa crisi di siccità è stato l’aver potuto ridurre i trattamenti contro le malattie, che prima erano più frequenti a causa dell’abbondante pioggia».

foto di una vigna con cesta piena d’uva
Vigneto Zel, Cantina Carona, Cedegolo.

Ed eccoci giunti alla fine del nostro breve viaggio tra racconti e testimonianze dei viticoltori della nostra provincia. Non saprei, a questo punto, come altro concludere se non con una frase di Cristina Inganni che penso racchiuda perfettamente in sé anche il pensiero dei suoi colleghi vignaioli: «Nella difficoltà dell’annata è stato quasi commovente vedere come la vite, in una campagna riarsa dal sole e in un ambiente semi desertico, potesse comunque essere l’ultima pianta a resistere verde, e di questo non possiamo che esserle grati».

Immagine di copertina: Illustrazione di Orsola Sartori.

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