ragazza che attende treno in stazione.

Città a misura d’uomo

Ripensare alla mobilità urbana non vuol dire solamente maggiore sostenibilità ma anche maggiore inclusività.

Spesso quando si pensa alla mobilità urbana e a cosa possa essere migliorato, le prime immagini che vengono in mente sono strade congestionate, buche e marciapiedi sgangherati. Tuttavia altre immagini si potrebbero tranquillamente aggiungere a questo quadro: strade poco illuminate, mancanza di piste ciclabili e di spazi verdi. Le diverse idee di mobilità urbana portano anche le persone a vivere la città in maniera differente. E come pubblicato da recenti studi, il genere gioca una parte importante nel modo in cui vengono affrontati gli spostamenti urbani.

Secondo l’Institute for European Environmental Policy (IEEP) le donne camminano e usano i trasporti pubblici (soprattutto gli autobus) più degli uomini. Gli uomini, invece, tendono a prendere l’aereo, a guidare automobili individuali e a utilizzare i nuovi servizi di mobilità come il car sharing più delle donne. Ciononostante quando le piste ciclabili sono sicure, donne e uomini vanno in bicicletta con la stessa frequenza. Gli uomini hanno più probabilità di avere la patente di guida e l’accesso all’auto rispetto alle donne, mentre le donne hanno più probabilità di essere passeggere che di guidare da sole. 

Uno dei punti di partenza per ripensare alla mobilità urbana deve quindi essere l’inclusione della prospettiva di genere nella pianificazione e dal design dello spazio pubblico e delle infrastrutture. Le città e i trasporti sono ancora troppo spesso messo a punto da abitudini e preferenze maschili: costruiti da uomini per uomini.

Rendere più inclusiva la mobilità non è solamente legato alla questione di genere, a ridurre le discriminazioni socio-economiche e aumentare la sicurezza ma si inserisce anche nel contesto della sostenibilità ambientale. Nel 2021 l’European Environmental Bureau (EEB) ha pubblicato uno studio che analizza il nesso tra l’uguaglianza di genere e l’azione ambientale in Europa. Il rapporto rileva che l’impatto ambientale è determinato dal genere. Per esempio, secondo EEB gli uomini causano in media dall’8% al 40% di emissioni in più rispetto alle donne, soprattutto a causa della loro mobilità (e del loro comportamento alimentare). Le donne tendono ad optare per scelte di mobilità più sostenibili (mezzi pubblici o spostamenti a piedi) e ad avere modelli di viaggio diversi, con spostamenti più brevi e più frequenti. Tuttavia i trasporti pubblici sono spesso modellati sugli spostamenti diretti degli uomini verso il luogo di lavoro.

Adesivi su finestrino rappresentanti passeggeri vulnerabili nei trasporti pubblici
Per la campagna “Vienna la vede in modo diverso” le immagini dei cartelli sono state invertite per genere.
Credits: Ismail Gökmen

Nonostante le evidenze, le politiche di mobilità nazionali ed europee (ad esempio il Green Deal europeo) sono ancora perlopiù privi di una prospettiva di genere, con conseguenze negative per la sostenibilità e l’accessibilità della mobilità nell’Unione Europea. Ad esempio la più recente strategia europea di mobilità sostenibile e intelligente non fa alcun riferimento specifico al genere e tralascia significanti elementi tra cui la sproporzione delle donne tra le vittime del traffico stradale e i problemi di sicurezza, violenza e molestia subite sia come utilizzatrici sia come lavoratrici dei sistemi di trasporto pubblico. 

Poiché le donne in proporzione usano più frequentemente i mezzi pubblici, ad esempio per recarsi al lavoro, non stupisce che quando il trasporto pubblico non è sicuro, ciò comprometta la capacità e sicurezza delle donne nel recarsi al lavoro. Per esempio, in Francia, la Federazione nazionale francese degli utenti dei trasporti ha trovato che il 90% delle donne intervistate ha subito molestie sessuali durante il trasporto pubblico. Queste molestie hanno avuto un forte impatto sulla vita quotidiana e professionale delle donne e sulla loro mobilità e sono state considerate una violazione della parità tra uomini e donne. Ad esempio, l’80% delle donne ha dichiarato di aver cambiato il modo di viaggiare a causa delle molestie sessuali, il 48% ha cambiato il modo di vestire, il 34% ha dichiarato di aver utilizzato altri tipi di trasporto e il 9% non ha viaggiato da sola.

Tuttavia ci sono dei casi virtuosi che possono fungere da buon esempio per altre città; uno di questi è Vienna. Negli ultimi trent’anni la capitale austriaca ha riorganizzato, migliorato, sviluppato e valutato i processi politici tenendo conto della parità di generi. Il risultato? Vienna è la città europea più facile e inclusiva per le donne (e non solo). Ad esempio la città ha ampliato le fermate dei bus e dei marciapiedi, pensando al passaggio delle carrozzine con i bambini, i trasporti pubblici sono accessibili alle sedie a rotelle, gli attraversamenti sono stati resi più sicuri ed è stata migliorata l’illuminazione della città. Un altro esempio è il miglioramento dell’accesso ai cimiteri. Analizzando i visitatori dei cimiteri, è emerso che la maggior parte di essi erano donne anziane. Per adattare i cimiteri alle loro esigenze, la città sta migliorando e facilitando l’accessibilità (ad esempio, l’accesso alle panchine), rendendo la segnaletica ben visibile e fornendo servizi igienici sicuri.

E in Italia? Le politiche di mobilità urbana fanno ancora fatica a integrare una prospettiva di genere. Ma piano piano qualcosa sta cambiando. Ad esempio la città di Torino ha per la prima volta in Italia istituito la figura del gender city manager nel 2021. Questa ha il compito di portare all’interno dell’amministrazione comunale e le sue politiche un approccio inclusivo sulle questioni di genere. La speranza è che questo non sia uno specchietto per le allodole ma un chiaro impegno a ridurre le discriminazioni e rendere la città a misura di tutte le persone che la vivono.

Immagine di copertina: Il settore del trasporto rimane influenzato da disuguaglianze di genere. Credits: IEEP

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