Cronache dal Carso in fiamme

La vegetazione dei monti intorno a Trieste ha preso fuoco. Una nube di fumo ha avvolto la città per poi diffondersi in tutto il Nord Italia, mentre gli incendi prendono di mira anche la Slovenia e le province vicine.

Giovedì 21 luglio il cielo di Trieste si è coperto di fumo. Camminando per le vie della città sento gli occhi pizzicare e ho un groppo in gola. Forse è solo una suggestione, ma non mi abbandona da quando ho iniziato a sentire odore di bruciato. Forse è l’emozione. Pensavo avessimo più tempo, e invece gli eventi di questa estate confermano che i cambiamenti climatici sono arrivati anche qui.

Gli incendi stanno devastando alcune zone del Friuli Venezia Giulia, soprattutto vicino alla città di Monfalcone, e hanno raggiunto anche la vicina Slovenia. A causare i roghi potrebbero essere state le scintille provenienti dai binari del treno. Poi, la vegetazione secca ha aiutato le fiamme a divampare.

Agli abitanti di Trieste gli incendi sono apparsi sotto forma di una nube grigia all’orizzonte, che dapprima si intravedeva a malapena e poi si è fatta sempre più scura. Finché, giovedì mattina, la città si è svegliata avvolta in una specie di nebbia. È sottile, quasi invisibile, ma quando ci si accorge della sua presenza non si può fare a meno di notarla, di percepirla come una cappa frapposta fra noi e il cielo.

Già da mercoledì mattina il fumo è ben visibile dal Molo Audace, uno dei luoghi più amati di Trieste – un ponte di terra sospeso sull’acqua, che collega la piazza principale al mare Adriatico. La nube dell’incendio si staglia sulla linea dell’orizzonte.

La nube dell’incendio vista dal Molo Audace di Trieste.
Foto di Rosy Battaglia

Trieste è incastonata fra un lembo di mare e le montagne. Un lato della città si affaccia sul Golfo, dove ha sede uno dei porti più importanti del Mediterraneo, mentre alle sue spalle si innalza l’altipiano del Carso. Le sue rocce calcaree attraversano il Friuli, la Slovenia e la Croazia. A bruciare è proprio la vegetazione di questa zona, vegetazione che lo scrittore triestino Scipio Slataper aveva così descritto: «Lichene sotto ai piedi, scricchiolante, rigido; erba giallastra come foglie morte; un querciolo torto, e eccoli i piccoli verdi pini che ondeggiano la testa come bimbi dubitosi. Stretti e intrecciati, così che i piedi s’impastoiano, e com’io mi chino ad aprirmi la strada mi punzecchiano pruriginosi le guance».

Oggi licheni, erbe e pini sono ridotti a cumuli di cenere. Qualche arbusto solitario spunta dal terreno: ha opposto resistenza alle fiamme e adesso si erge fiero.

La polvere dell’incendio è finita anche nell’aria, perciò molti Comuni della regione hanno invitato i cittadini a indossare mascherine FFP2 quando si trovano all’aperto. Questo dovrebbe proteggerle dall’elevata quantità di particolato atmosferico che volteggia nell’aria da qualche giorno a questa parte. Il limite giornaliero di 50 microgrammi per metro quadro di aria, infatti, è stato ampiamente superato nell’area di Monfalcone e non solo.

Il Comune di Trieste ha invitato i cittadini a indossare la mascherina giovedì pomeriggio, poco prima delle sei. Nel frattempo, la nube dell’incendio aveva iniziato a spostarsi, raggiungendo le coste dell’Emilia Romagna. In compenso per qualche giorno è stato molto difficile raggiungere o lasciare Trieste. Monfalcone è sulla strada che collega il capoluogo giuliano a Venezia, dunque la chiusura di ferrovie e autostrade ha lasciato Trieste isolata, raggiungibile solo via mare per qualche giorno. Le motonavi del “Delfino Verde” hanno fatto la spola fra il Molo Audace di Trieste e Monfalcone.

Foto scattata dal sistema satellitare Copernicus.
Il fumo dal Friuli Venezia Giulia ha raggiunto le coste dell’Emilia Romagna.

Nel frattempo, elicotteri della protezione civile e Canadair sono al lavoro per domare le fiamme. Giovedì pomeriggio, dopo il lavoro, mi trovo a passeggiare per un boschetto che i triestini chiamano “Parco del Farneto”. Il fumo ha iniziato a mescolarsi con il cielo e riflette i colori del tramonto. Ogni cosa, però, è pallida e sbiadita: sembra di guardare il mondo attraverso un vetro sporco.

L’incendio visto dal Parco Farneto qualche ora prima del tramonto.
Foto di Sophia Grew

Per le strade di Trieste sono in pochi a indossare la mascherina. La vita in centro continua con la lentezza e la quiete tipiche di questa città. Non potrebbe essere altrimenti.

Il Carso alle nostre spalle è stato teatro di eventi molto più sanguinosi. Durante la Prima Guerra Mondiale qui si tennero le più importanti battaglie del fronte italo-austriaco. Disseminati per l’altipiano carsico vi sono ancora cimiteri militari come il Sacrario di Redipuglia, in cui riposano più di 100 000 caduti. Sul Carso combatté anche Giuseppe Ungaretti. Il poeta si trovò di fronte un altipiano devastato e, come tante persone in questi giorni, ne rimase profondamente colpito. Scrisse una poesia intitolata San Martino del Carso, dal nome di un paesino raso al suolo durante la Grande guerra: «Di queste case / non è rimasto / che qualche / brandello di muro / Di tanti / che mi corrispondevano / non è rimasto / neppure tanto / Ma nel cuore / nessuna croce manca / È il mio cuore / il paese più straziato.»

La guerra ha distrutto i villaggi, ma a uscirne martoriato è l’animo di Ungaretti, che piange i compagni perduti. Anche gli incendi di questi giorni – seppur dissimili da una guerra – hanno straziato soprattutto il cuore di chi ha visto la propria terra avvolta dalle fiamme. 

Il fuoco sul Carso triestino ha iniziato a spegnersi; gli incendi si spostano ora verso la Slovenia, ora verso Gorizia. A un certo punto si spegneranno anche lì. Nuovi licheni spunteranno fra le rocce annerite e gli animali torneranno ad abitare gli arbusti. L’incendio ha ferito la natura, ma essa guarirà. Gli uomini, invece, devono fare i conti con la propria terra ridotta in cenere, con un lutto che pare il presagio di altri a venire.

Ma chissà, forse dietro i nostri sguardi stanchi si cela un animalesco desiderio di sopravvivere. Come gli alberi che hanno resistito alle fiamme, e si ergono fieri.

Immagine di copertina: Uno scorcio di mare Adriatico visto da Trieste. Sullo sfondo la nube di fumo causata dagli incendi nella zona di Monfalcone. Foto di Rosy Battaglia.

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