L’orientamento è pensato per agevolare la scelta della scuola secondaria di secondo grado. Ma è veramente efficace? Qual è lo stato dell’arte ad oggi?

Per chi vive la scuola tutti i giorni, l’autunno è una stagione particolare: tra le tante pratiche da sbrigare c’è anche quella dell’Orientamento.

Ci si appresta ogni anno a vivere questo rito iniziatico, per preparare lə nostrə ragazzə a quella che sarà la scelta fondamentale per il loro futuro: ovvero quale istituto è quello più adatto per perseguire le proprie passioni, i propri interessi, per realizzarsi pienamente come individui.
Aldilà del fatto che affidare la scelta del proprio futuro a dellə ragazzə di 13-14 anni sia discutibile o meno, vediamo di vedere in che cosa consiste questo orientamento.

Oggi c’è questa imperdibile opportunità di poter scegliere con cura e attenzione, ponderando vantaggi e svantaggi, l’indirizzo che più ci aggrada. Professorə, ragazzə, e ormai anche imprenditori visitano gli istituti comprensivi per presentare l’offerta formativa, e invitano lə studentə a visitare le scuole. Spesso poi viene anche citata la possiblità di trovare impieghi al termine degli studi (parlo degli istituti tecnici e professionali).
Oltre al fatto che questi incontri possano avere il sapore della TED conference, spesso accade che le aspettative dellə studentə vengano in gran parte deluse. Oppure accade di dover addirittura pensare ad un cambio di indirizzo poco dopo aver iniziato il nuovo percorso (i dati del 2013 danno un 11% degli studenti)
E’ innegabile dire che l’orientamento abbia un’impostazione orientata maggiormente al marketing più che alla vera presentazione di un percorso scolastico.

Per chi come me ha frequentato le scuole superiori negli anni Gelmini-Profumo, tutto sommato cambiare indirizzo non era impossibile. Certo, è complicato: magari si deve fare il passaggio al secondo o al terzo anno di un nuovo indirizzo, e quindi sostenere degli esami compensativi.
Altra cosa è la scuola superiore di oggi. Non per una questione COVID: per una questione di organici.
Già la riforma Gelmini (L.169/2008) aveva falcidiato gli organici degli istituti, accrescendo notevolmente il numero delle classi pollaio, che i miei coetanei avranno sicuramente conosciuto. Adesso però si potrebbero utilizzare dei fondi, magari quelli del PNRR, per ovviare a queste difficoltà?

Il punto è che nel prossimo decennio si prevede un brusco calo nel numero delle iscrizioni agli istituti, conseguente al calo della natalità al quale stavamo già assistendo in epoca pre-covid, e che sicuramente adesso sarà ulteriormente accentuato. Il ministro Valditara sta già valutando come agire di conseguenza, conseguentemente alla legge di bilancio approvata a fine novembre, con la possibilità di un decreto che preveda la riduzione degli istituti e quindi ulteriori tagli al nostro depauperato sistema di istruzione.
il PNRR invece verrà utilizzato principalmente per questioni di edilizia scolastica (che dovrebbero essere ordinarie e non straordinarie.)

Anche quest’anno allə ragazzə verrà chiesto di indicare una seconda e terza scelta all’atto dell’iscrizione. Questo perché potrebbe essere che la prima scelta non sia disponibile per mancanza di posti.
In base a cosa si può avere la precedenza nella scelta dell’istituto?
Il criterio più logico che si potrebbe pensare è quello geografico. Facciamo un esempio: io, cresciuto a Torbole, voglio iscrivermi all’ITIS Castelli di Brescia, indirizzo elettronico. Altre opzioni per frequentare questo indirizzo sarebbero gli istituti Pascal (Manerbio) e Marzoli (Palazzolo). Va da sé che quella più vicina e più comoda per me è il Castelli di Brescia.
Vado sul sito della scuola per informarmi. Trovo questo documento, che mi indica le fasce di priorità:

Circolare recante le fasce di priorità dell’ITIS Castelli di Brescia.

Torbole Casaglia è in seconda fascia. In prima fascia invece ci sono comuni dell’alto Sebino. Che senso ha? Berlingo e Bagnolo sono addirittura in terza fascia. Berlingo si trova a 24 km e un’ora e mezza di trasporto pubblico da Brescia. Quali altre opzioni potrebbe avere unə ragazzə proveniente da questo comune? Chi si trova a Marone potrebbe frequentare lo stesso indirizzo al Tassara di Breno, che è più vicino e facile da raggiungere. Oppure al Marzoli di Palazzolo, ma qui entra in gioco il discorso sulla rete del trasporto pubblico locale.

Seconda cosa: questo numero limitato di posti limita drasticamente la possibilità di cambiare indirizzo nel caso qualcuno abbia fatto la scelta sbagliata. Se è importante scegliere l’indirizzo, perché non può essere altrettanto importante cambiarlo in caso di ripensamenti? Una prospettiva di questo tipo potrebbe portare inevitabilmente ad un aumento del tasso di abbandono scolastico, che è già particolarmente alto nel nostro paese.

Per chi è nato e cresciuto a Brescia città, nell’hinterland o nella bassa bresciana tutto sommato l’orientamento e la possibilità di scegliere l’indirizzo più adatto a noi sono stati piuttosto facili. Diverso è il discorso per chi abita nelle zone del Benaco e delle valli.
Ipotesi: sono unə ragazzə di San Colombano, frazione di Collio, e voglio frequentare il liceo classico. Consideriamo solo le opzioni statali.
L’istituto più vicino è il liceo Arnaldo, a 45,7 km, circa due ore con i mezzi pubblici e un tratto a piedi.
Per cui io che voglio seguire le mie aspirazioni, se mi va bene devo fare almeno 4 ore di viaggio ogni giorno per perseguire il mio diritto allo studio. E sono fortunato perché la valtrompia è ben servita dal trasporto pubblico, a confronto del lago di Garda e della vicina valsabbia… (anche la bassa bresciana e il basso sebino comunque non sono sempre esenti da situazioni di questo tipo. )

Proviamo allora con l’istituto tecnico agrario.
In questo caso l’istituto più vicino è il Pastori a 45,9 km, anche questo a circa 2 ore di trasporto con i mezzi pubblici, coincidenze escluse. E potremmo anche citare il liceo Artistico, Musicale, istituto tecnico grafico, l’istituto alberghiero, la IeFP (Istruzione e Formazione professionale)…
Ha dunque senso imbastire questa macchina dell’orientamento? O forse è arrivato il momento di ripensare e riorganizzare la scelta, l’accesso e l’offerta formativa della scuola superiore?

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