La danza macabra dei numeri: viva la vita?

Lo stato di emergenza sanitaria dopo due anni di pandemia è ormai alle spalle. Ma è tutto finito o no? E perché siamo fermamente convinti di sì? Che cosa abbiamo imparato?

9 aprile 2022. Dati di oggi sulla situazione contagi da SARS-CoV-2 in Italia.

Attuali positivi: 1’237’865 -11’472 rispetto a ieri; nuovi positivi: 63’992, totale da febbraio 2020: 15’238’128; morti nelle ultime 24 ore: 112, per un totale di 160’658 da febbraio 2020. Per un’analisi più realistica dei dati propongo di confrontare questi numeri con altri 3: la popolazione stimata italiana; i residenti di Brescia (città dove nasce Echo Raffiche); i residenti ufficiali di Bovegno, comune nel quale risiedo quest’anno per lavoro. Rispettivamente: 59’045’521; 196’711; 2’021 (dati ISTAT).

Vorrei proporre questa riflessione su dati numerici in quanto dal 1 aprile è stato deciso di non prolungare lo stato di emergenza sanitaria in Italia (D.L. 17 marzo 2022); la motivazione principale è dovuta al fatto che costituzionalmente era stato raggiunto il numero massimo di proroghe e quindi sarebbe stato necessario uno strappo legislativo (L. 225/92; lo stato di emergenza può durare al massimo 12+12 mesi). Le motivazioni contingenti sappiamo benissimo essere altre: innanzitutto, la necessità di una tanto agognata ripresa economica (che stiamo rincorrendo da maggio 2020), e l’improvvisa escalation militare in Ucraina delle ultime settimane.

 

Proviamo a dilettarci in qualche divisione: attualmente 15 milioni di italiani, circa ¼ della popolazione totale (analisi del dato crudo, senza contare eventuali reinfezioni), sono risultati positivi all’infezione da SARS-CoV-2. Ciò significa che, in media, ognunǝ di noi ha almeno un parente stretto che è stato contagiato.

Attuali positivi: 1 milione e 200 mila. Ciò significa che 1/50 della popolazione è costretto a stare in casa, e non può uscire per nessun motivo, pena denuncia (la violazione di un isolamento fiduciario è perseguibile penalmente). E’ come se gli abitanti di 6 città come Brescia (o quasi tutta Milano) fossero chiuse in casa.

Fin qui il copione è ormai immutato da due anni.

Attenzione: mi riferisco ai dati confermati su contagi. Sappiamo benissimo che tale numero è ampiamente sottostimato.

Vorrei soffermarmi un attimo sul dato più macabro e al quale siamo diventati eccessivamente insensibili: il numero dei decessi.

È dall’estate del 2021 che il numero dei morti non scende sotto le 100 persone al giorno; nelle prime settimane del 2022 il ritmo variava tra i 300-500 al giorno. Adesso che siamo “usciti” dall’emergenza (<<Viva la vida!>> ha scritto via social un noto virologo il 12/2/22; nelle ultime 24 ore erano morte poco meno di 300 persone) muoiono più di 100 persone solo di Covid-19. Basterebbero poco più di 10 giorni per arrivare a 2000 morti. Un paese come Bovegno avrebbe le ore contate. E magari diverse comunità sono già state decimate a causa di questa pandemia. Ricordiamo: sono morte in tutto 160.000 persone, circa i 5/6 della popolazione totale di Brescia.

Inoltre: il rapporto tra i casi positivi sul totale dei tamponi effettuati è al 15% da settimane. Mai stato così alto. L’andamento è endemico (cioè la malattia ormai è parte integrante del nostro ambiente) ma non troppo rassicurante. Inoltre, l’indice Rt, che indica l’andamento dell’epidemia nelle ultime 2 settimane, è in costante discesa, ma pur sempre maggiore di 1. Se Rt<1, l’epidemia si sta esaurendo; se invece è >1, è in espansione. Considerando che i dati sui contagi attualmente sono sottostimati, e ce lo dice anche la percentuale di tamponi positivi, c’è poco da star sereni in vista della tanto agognata ripartenza; considerando anche le vacanze di pasqua, la bella stagione e di conseguenza la ripresa degli spostamenti lungo tutta la penisola.

Oltre a non fare troppa attenzione ai numeri, che altro abbiamo sbagliato?

Quantǝ di noi conoscono la differenza tra virus e batterio? L’occasione persa è stata quella di concentrarsi solamente sui dati epidemiologici in maniera acritica

Se la situazione in Italia sul numero dei positivi e sulla diffusione dell’epidemia è relativamente stazionaria, osservando i singoli grafici possiamo osservare grandi discrepanze tra le regioni. Regioni del sud, come Calabria e Basilicata, stanno registrando adesso il massimo numero di persone attualmente positive dall’inizio. Questo dato non tiene conto del numero di asintomatici, sintomatici lievi, ricoverati, vaccinati e con quante dosi, non vaccinati. Ma dall’inizio dell’epidemia l’impatto mediatico dipende dall’andamento epidemico in Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna: quando parte l’ondata al nord, panico; quando si attenua al nord, quiete. In Sicilia e Sardegna invece le ondate invernali non hanno sovraccaricato un già fragile sistema sanitario?

Ma siamo noi inesperti di scienza ad essere troppo ingenuǝ oppure anche noi scienziatǝ abbiamo perso una grandissima occasione per fare una divulgazione seria, concreta ed accessibile a tuttǝ?

Occasione persa sì. Abbiamo approfittato di virologi esperti ma pessimi divulgatori: la biologia molecolare non è una passeggiata; ma non è, di contro, neanche una pratica astrusa riservata a pochi eletti; al contrario, se opportunamente semplificata può essere una materia facilmente accessibile a tuttǝ.

L’occasione persa è stata quella di concentrarsi solamente sui dati epidemiologici in maniera acritica e non sul perché e sul come un virus muta e sui relativi meccanismi attraverso i quali un virus infetta una cellula e come si riproduce per mezzo di essa. Quantǝ di noi conoscono la differenza tra virus e batterio? Quantǝ sanno che cos’è il DNA? E l’RNA? Quali tecniche utilizziamo per fare i vaccini?

Quantǝ accademicǝ hanno parlato o hanno potuto parlare di tutto ciò nei media?

Se sviluppiamo tuttǝ i giusti anticorpi possiamo anche resistere all’uso sconsiderato e acritico dei dati scientifici. Due anni fa infatti è scoppiato il panico perché come società non eravamo più abituati a convivere nel quotidiano con malattie infettive; come allo stesso modo il 24 febbraio 2022 – macabra coincidenza che siano due anni esatti – siamo entrati nel panico perché da diversi anni non sapevamo che cosa significasse avere la guerra vicino casa. Se invece abbiamo i giusti strumenti per interpretare ciò che accade a noi o intorno a noi possiamo analizzare con più lucidità situazioni inedite.

Immagine di copertina: La danza macabra dei numeri del Covid.

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