
Non basta essere vicini per farsi prossimi. Tuttavia, l’incontro faccia a faccia resta un validissimo punto di partenza. Con l’intento di condividere esperienze e buone pratiche, realtà associative, cooperative ed enti del terzo settore attivi nel sociale si sono riuniti a Brescia il weekend del 10-12 giugno per la Biennale della Prossimità. Anche noi Raffiche abbiamo partecipato alla costruzione di questa tre-giorni, che non è stata una fiera dove esporre prodotti ma piuttosto un’occasione di incontro, relazione e partecipazione attiva.
Con prossimità s’intende la mobilitazione di energie della comunità locale per la risoluzione di un problema comune o per la realizzazione di un’aspirazione collettiva. Le istanze più pure di prossimità sono incarnate ad esempio da gruppi spontanei di cittadini che si dedicano alla cura del verde pubblico, da abitanti del quartiere che organizzano servizi di spesa o cura per anziani del vicinato, gruppi di genitori che si mobilitano per chiedere alla scuola di organizzare doposcuola o campi estivi per i figli d’estate. La vicinanza spaziale che il termine richiama – come ad esempio il ritrovarsi fuori da scuola ad attendere i bambini all’uscita – favorisce l’emergere di iniziative collettive, ma non è di per sé sufficiente a generare prossimità. Prossimità è anche una postura relazionale: è un mutamento di sguardo grazie al quale si nota che i problemi miei sono anche i tuoi e se ci mettiamo insieme possiamo trovare una soluzione.
La permeabilità ai bisogni altrui e la sensibilità alla potenzialità della collaborazione è ciò che innesca il passaggio dall’essere vicini al farsi prossimi, ossia scegliere di fare qualcosa mettendosi insieme, curandosi, facendosi carico di bisogni condivisi.
Iniziative di prossimità possono nascere anche grazie ad associazioni, amministrazioni locali o cooperative che intercettano un bisogno comune e aiutano i cittadini ad attivarsi insieme. L’invariante è comunque la creazione di capitale sociale, ossia la valorizzazione delle relazioni interpersonali, dei legami civici e la riscoperta di uno spazio di azione autonoma dei cittadini. La prossimità si colloca quindi nel mezzo tra il mondo strutturato e iper-regolamentato delle istituzioni e dei servizi di welfare e l’informalità dell’azione privata come l’aiuto dato a un amico.

L’organizzazione della Biennale è stata guidata dai valori della prossimità: gli enti aderenti hanno lavorato insieme per immaginare e progettare diversi incontri portando ciascuno il proprio contributo di capacità ed esperienze. Noi ci siamo confrontati, prima attraverso riunioni online e poi finalmente in presenza, con Scuola Centrale Formazione, Cooperativa Il Calabrone e AFGP Centro Artigianelli per raccontarci come rispondiamo, differentemente, al bisogno di attivazione e partecipazione delle generazioni più giovani.
AFGP, associazione di formazione professionale, insieme a Il Calabrone ha dato vita al progetto Edubike, un percorso doposcuola che ha coinvolto 40 ragazzi e ragazze del Centro Artigianelli in due tipi di attività: da un lato, nella realizzazione – dall’assemblaggio alla brandizzazione – di cargo bike, nuova frontiera della mobilità sostenibile, dall’altra, in laboratori psico-sociali sulle emozioni e il rapporto con il proprio corpo. L’esperienza di Edubike è in linea con l’approccio olistico alla persona tipico dei servizi di prossimità: non sviluppa solo competenze professionalizzanti, ma anche quelle qualità trasversali come la fiducia in se stessi, il senso di efficacia nella comunità, attitudini pro-sociali che contrastano la dispersione scolastica e favoriscono il benessere personale.

Nelle due ore dedicate al tema “La Prossimità è giovane”, abbiamo discusso, divisi in tavoli tematici, di competenze giovanili e modalità di attivazione, dopo un inquadramento sociologico tenuto dal professor Nicoli dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Riflettendo insieme su cosa abbia funzionato nelle nostre esperienze, sono emersi punti di convergenza che confermano i valori della prossimità: la presenza di contesti informali, una disposizione all’ascolto delle esigenze invece che un approccio calato dall’alto, la mescolanza di competenze e l’attenzione non solo alla vita professionale ma all’intera dimensione esistenziale delle persone accomunano noi, Edubike e gli altri partecipanti al tavolo (tra cui Cooperativa Insieme, Cooperativa Opengroup e Cooperativa Diapason)
Nel prepararci alla Biennale, anche noi abbiamo infatti riflettuto su come Echo Raffiche sia a suo modo un’esperienza di prossimità: un gruppo di giovani che dà vita a uno spazio autonomo in risposta alla mancanza di occasioni espressive, in cui ciascuno può mettere a frutto il portato di eterogenee formazioni accademiche, e che, grazie a un’organizzazione orizzontale e autogestita, scevra da discipline e imperativi di produttività, crea una rete rigogliosa di relazioni tra pari, terreno fertile per la mutualità.

Nel tavolo tematico, abbiamo girato la domanda guida sulle competenze giovanili: piuttosto che chiederci che abilità servono ai singoli per innescare dinamiche positive, ci siamo chiesti che qualità deve avere il contesto, la comunità, per saper accogliere le istanze, il fermento del nuovo? Piuttosto che chiedersi “cosa possono fare gli adulti per i giovani?”, sul tema generazionale occorre invece usare ascolto ed empatia, indagare cosa hanno da dire e da dare i giovani oggi. Cambiare la prospettiva pedagogica, il metodo di approccio, e sostituire – o quantomeno accompagnare – alla disciplina verticistica occasioni informali, in cui i ragazzi siano protagonisti autonomi.
Infine, accrescere la prossimità esperienziale, ovvero collegare chi ha vissuto una certa esperienza con chi si appresta a viverla, è essenziale per consentire non solo di reperire le risorse per far fronte a problemi, ma per comprendere meglio le proprie stesse esigenze, beneficiando dell’esperienza altrui. Ci siamo congedati da questa quarta edizione della Biennale di Prossimità con un proposito chiaro: coltivare gli scambi intra-generazionali, continuare a intessere reti tra pari , insomma: praticare ancora più intensamente la prossimità.