
«Morte a Videodrome, gloria e vita alla nuova carne». Questa è l’iconica frase con cui si chiude il film Videodrome (1983) di David Cronenberg. Videodrome, un programma televisivo dal contenuto sessuale molto spinto, causa a chi lo guarda un tumore al cervello. Nonostante venga diffuso da un gruppo di cospiratori per ripulire la popolazione dai suoi elementi più “depravati” e “immorali”, alcune persone credono che questo tumore (la cosiddetta “nuova carne”) sia un nuovo stadio dell’evoluzione umana, in quanto ci consente di percepire la realtà in modo diverso attraverso quelle che normalmente verrebbero definite delle allucinazioni.
Cronenberg, attraverso un’estetica e una narrazione tipiche del cinema di genere, riesce a condensare in questo film diversi temi sociali e filosofici di grande complessità: il moralismo legato alla sessualità, l’influenza mediatica della televisione, il rapporto tra percezione e realtà. Gli stessi temi e lo stesso tipo di estetica si ritrovano in eXistenZ (1999), dove l’attenzione si sposta dalla televisione ai videogiochi. In questo caso, le console vengono direttamente connesse al sistema nervoso umano attraverso un ingresso impiantato nella colonna vertebrale del giocatore. Anche qui il nuovo organo viene considerato come un ulteriore passo nell’evoluzione umana, scatenando uno scontro tra giocatori e realisti: mentre i primi accettano questa modificazione del corpo e le possibilità che comporta, gli altri la ripudiano perché ci allontana dalla realtà.

Non è un caso che abbia parlato di queste due opere prima di introdurre Crimes of the future (2022), dal momento che diversi commentatori hanno individuato una continuità tematica tra le tre. Realizzato dopo 8 anni di silenzio e il primo dopo 23 a essere stato completamente scritto dallo stesso regista su un suo soggetto originale, il film ripropone il tema della “nuova carne” e del conflitto tra chi accoglie e chi si oppone alla mutazione del corpo umano. Tuttavia, il parallelismo non regge del tutto: c’è una sostanziale differenza tra questa pellicola e le precedenti.
Il tema centrale della maggior parte dei film di Cronenberg è il rapporto tra corpo e mente, indagato attraverso le modificazioni del primo e il loro effetto sulla seconda (e viceversa). Questa tematica si è gradualmente persa con il progredire della carriera del regista, parallelamente all’abbandono del cinema di genere. Corpo e psiche hanno mantenuto un ruolo importante anche in opere più recenti, ma senza la caratterizzazione propria dei film realizzati fino alla fine degli anni ’80. Crimes of the future è contemporaneamente un ritorno alle origini e un passo avanti rispetto alla poetica che ha reso il regista celebre. Il corpo ritorna al centro della narrazione, ma il binomio corpo-mente viene messo in secondo piano in favore del binomio corpo-ambiente.
Crimes of the future è ambientato in un futuro decadente caratterizzato da ambientazioni fatiscenti in cui l’unico elemento effettivamente futuristico è rappresentato da marchingegni dalle fattezze più organiche che meccaniche. In questo futuro imprecisato (presumibilmente molto vicino al nostro presente) alcuni organismi umani hanno iniziato a sviluppare nuovi organi spesso inutili o dannosi. Mentre le istituzioni cercano di monitorare la situazione, nel mondo si è diffusa una sottocultura legata all’alterazione del corpo umano, una body art focalizzata su mutilazioni e modifiche del corpo.

Il protagonista è uno di questi artisti, Saul Tenser (Viggo Mortensen), il cui organismo è particolarmente predisposto allo sviluppo di nuovi organi. Le sue performance si basano sull’asportazione dal vivo dei suoi nuovi organi da parte di Caprice (Léa Seydoux), la sua collaboratrice, attraverso l’uso di una macchina originariamente progettata per le autopsie. Tenser è anche un informatore per la polizia, infiltrato in quegli ambienti in cui vi è il rischio che si sviluppi un forte movimento culturale e politico legato ai nuovi organi. La sua arte non è altro che il riflesso del suo disprezzo per l’evoluzione dell’umanità.
Tuttavia, in queste cerchie il protagonista entra in contatto con un gruppo di persone che hanno modificato il proprio corpo per poter digerire la plastica e il cui prossimo passo è rendere noto al mondo l’evoluzione di individui che spontaneamente possono sviluppare un sistema digerente in grado di digerire la plastica senza interventi esterni. Tenser si ritrova quindi teso tra la repulsione per l’evoluzione del corpo e l’accettazione di un cambiamento che avrebbe il vantaggio di ristrutturare la nostra relazione con il mondo. Questo scontro interiore riflette quello tra quelle istituzioni che considerano criminale ogni mutazione che mette in discussione l’attuale concezione di essere umano e chi ritiene necessario questo cambiamento.

Nonostante il fascino di questa nuova interpretazione dei temi classici del regista, Crimes of the future presenta diversi problemi. La verbosità dei dialoghi e la ripetizione costante di concetti superflui rispetto alla tematica centrale ne depotenziano l’impatto. Parte del film è dedicata alla rappresentazione di una “nuova sessualità”, ma questo tema non si amalgama bene con il resto della storia, distogliendo l’attenzione dello spettatore da quello che dovrebbe essere il tema principale. Lo stesso si può dire per altre sottotrame. In generale, il film manca di quell’essenzialità tipica di opere come Videodrome.
Dopo l’abbandono del cinema di genere, Cronenberg non è mai riuscito ad adattarsi completamente a una narrazione più colta. Talvolta, l’impressione, confermata da questo film, è quella di un autore che si sforza di dare un tono più letterario al proprio prodotto senza che sia necessario. Questo ritorno di Cronenberg rimane tuttavia meritevole di attenzione per l’attualità del tema trattato e per una messa in scena degna del nome del regista.
Immagine di copertina: Un frame del film Crimes of the future.