Il gioco vale la candela? Cronaca di un concorso (stra)ordinario

L’ultimo concorso ordinario per l’insegnamento ha registrato un numero altissimo di bocciature. Ma per quale motivo? E perché ancora così tante persone lo provano?

Nell’aprile 2020, in piena emergenza pandemica, il MIUR bandì il tanto atteso concorso ordinario per i docenti (D.M. 499/2020), che è il concorso più partecipato per accedere come lavoratori al mondo della scuola. Secondo le statistiche ufficiali del ministero, al concorso per la scuola secondaria si sarebbero iscritte 430.585 persone per circa 33.000 posti. Di questi iscritti, il 30,4% al 2020 dichiarava meno di 30 anni (quindi nati dal 1990 in poi), e il 39,2% tra i 30 e i 40 anni (1980-1990).

Da decreto l’iter previsto è il seguente: una prova pre-selettiva nel caso il numero dei candidati superasse di 4 volte quello dei posti messi a concorso, una prova scritta sugli argomenti della propria classe di concorso, una prova scritta di pedagogia, psicologia e antropologia. Una volta superati gli scritti si deve svolgere una prova orale che consiste nel programmare un’attività didattica su un argomento estratto 24 h prima dell’esame. Per le materie scientifiche, tecniche e pratiche è prevista anche una prova pratica; in questo caso il quesito è estratto seduta stante e deve essere svolto secondo le modalità specifiche per ciascuna classe di concorso.

Purtroppo accadde che nell’autunno 2020 il nuovo coronavirus, del quale ci si era fatti beffe nell’estate appena conclusa, riprese a diffondersi lungo la penisola, e stavolta i contagi si diffusero su tutto il territorio nazionale. Perciò il governo decretò (DPCM 16/1/21) di interrompere tutte le procedure concorsuali fino a data da destinarsi.

Il concorso rimase così congelato per due anni, fatta eccezione per le classi di concorso cosiddette STEM (Science, Technology, Engineering, Maths), che hanno potuto svolgere le prove nell’estate 2021.

Nell’inverno 2022, una volta terminato lo stato di emergenza, sono state finalmente pubblicate le date degli esami scritti. La nuova modalità prevede (D.L. 44/2021) una sola prova scritta computer-based, che comprende domande di settore, inglese, normativa scolastica e “competenze digitali”. In totale 50 domande in un tempo di 100 minuti; 2 punti per ciascuna domanda, nessun punto in caso di risposta errata o non data. Per passare alle prove successive servono almeno 70 punti.

Purtroppo questa modalità d’esame si è facilmente trasformata in un quiz che alternava domande nozionistiche a quesiti spesso fuorvianti o addirittura fuori tema. Non ha aiutato certamente la vaghezza degli argomenti da studiare citati nel decreto; già di per sé si tratta di una prova complicata, se si considera che buona parte dei candidati insegnano già, per cui devono trovare il tempo di studiare dopo aver preparato lezioni, compilato registri, redatto verbali, compilato migliaia di scartoffie.

Non è chiaro per quale motivo le prove delle discipline tecnico-scientifiche, secondo una circolare ministeriale, si sarebbero dovute svolgere senza carta e penna. Invece le prove delle classi di concorso STEM nel 2021 sono state svolte con carta e penna; io per esempio ho svolto la prova scritta a Modena nel luglio 2021 con carta e penna; e invece il 5 maggio 2022 a Sesto Calende (VA) ho svolto la prova senza carta e penna.

Aldilà del pasticcio per il quale prima era stato vietato l’uso della sola carta (con candidati che scrivevano su banco, mani, e altri supporti perchè non specificato dalle circolari) per poi vietare anche quello della penna, la presa in giro clamorosa è stata la dichiarazione «i quesiti sono stati redatti in modo da non necessitare l’uso di carta da scrivere e penna».

Vi vorrei citare un esempio di quesito che ho dovuto svolgere:

«Un allenatore ha a disposizione 7 ragazzi e deve formare una squadra di basket da 5. Quante sono le combinazioni possibili?»

Si tratta di una combinazione che si calcola dividendo una disposizione di 7 persone in gruppi da 5 per una permutazione di 5 oggetti:

Per svolgere questo quesito, non avendo carta e penna, ho dovuto fare le combinazioni con le dita con un procedimento estremamente macchinoso.

Una prova di questo tipo che senso ha? Che senso ha fare un esame senza carta e penna quando noi come docenti insegniamo come scrivere, come pianificare, come organizzare nel dettaglio il proprio lavoro? Quanti di noi hanno avuto un docente che ci ha ripreso più volte perché non avevamo scritto quel particolare, quel dettaglio che abbiamo tralasciato per pigrizia?

Potremmo anche andare oltre questo discorso. Che senso ha fare un concorso con questa impostazione? È discutibile la scelta di valutare le conoscenze in materia e le conoscenze in pedagogia. Per poter fare il concorso, ma anche soltanto per accedere alle GPS (Graduatorie Provinciali per le Supplenze), serve una laurea magistrale e l’attestato del conseguimento dei 24 CFU di psicologia, pedagogia, antropologia e metodologie didattiche, che vengono erogati dalle università stesse, le quali, se statali, sono amministrate dal MIUR. Che valore hanno dunque questi titoli per il ministero?

Perché, invece, non si possono fare scremature su altre competenze? Sulla capacità di pianificare un’attività didattica o di rielaborare contenuti in modo da essere fruibili? Non c’è ragione di far svolgere nel test uno studio di funzione senza scrivere, quando dobbiamo insegnare ai nostri ragazzi a svolgere in maniera corretta e precisa dei semplici problemi di geometria.

Ma allora, se ottenere un posto come insegnante è così complicato, perché c’è così tanta gente che ci prova? Perché centinaia di migliaia di persone ogni volta provano a fare un esame per la speranza di ottenere un lavoro con una retribuzione mensile di 1800 euro lordi senza scatto di anzianità prima di 8 anni di servizio? Probabilmente perché un lavoro di questo tipo – con garanzie concrete da dipendente e possibilità di fruire di permessi veri – per la nostra generazione,  che conta il 27,8% di laureati nella fascia di età 30-34 anni (dati ISTAT), orientata dal falso mito del “studia che troverai un lavoro e avrai un futuro” e che si districa fra tirocini, stage e contratti capestro, è ancora il migliore dei mondi possibili.

Immagine di copertina: Illustrazione di Anna Maria Stefini

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