Un frame del film The Addiction in cui Kathleen assiste a una mostra sulle atrocità del ‘900

La dipendenza dal male – The Addiction

Attraverso un’interpretazione originale della figura del vampiro Abel Ferrara e Nicholas St. John riflettono sul male e sulla natura umana.

La questione del male nel pensiero occidentale è antica tanto quanto la filosofia. A partire dal pensiero greco, passando per la teologia cristiana, fino ad arrivare al pensiero moderno e contemporaneo, molti pensatori si sono interrogati sulla natura e sull’origine del male. Il punto di svolta in questa tradizione è il Novecento. Questo secolo è caratterizzato dal passaggio definitivo dalla domanda teologica “Se Dio è buono e onnipotente, come è possibile che ci sia il male?” – dove “male” è inteso in senso ampio, facendo riferimento anche a fenomeni naturali non dipendenti dagli esseri umani – alla domanda prettamente morale “Come può una persona compiere il male?”. In altre parole, il problema si è spostato dalla responsabilità di Dio alla responsabilità degli esseri umani, soprattutto alla luce delle atrocità commesse durante il secolo passato.
Perché iniziare un articolo a tema cinematografico con un excursus filosofico di questo tipo? Perché questo è il tema principale di The Addiction, film del 1995 diretto da Abel Ferrara e scritto da Nicholas St. John. L’opera riprende il tema del vampirismo e lo riadatta al contesto urbano della New York degli anni ’90. Il vampiro non è più un’entità soprannaturale che rappresenta il male come un qualcosa di esterno e non umano, ma rappresenta la natura profonda degli esseri umani. Si compie così a livello cinematografico quel cambio di paradigma che era già avvenuto nel contesto filosofico.

Un frame del film The Addiction con la vampira Casanova
Un frame del film The Addiction

Realizzato in bianco e nero con una fotografia caratterizzata da tagli di luce che ricordano quasi l’estetica dell’Espressionismo tedesco di inizio Novecento, il film narra la storia di Kathleen Conklin (Lili Taylor), una studentessa di filosofia in procinto di laurearsi con una tesi in filosofia morale. La storia inizia proprio durante la proiezione di un documentario su un massacro compiuto dall’esercito americano in Vietnam. Il documentario parla dello sdegno dell’opinione pubblica e del processo che condannò il comandante a capo dell’operazione militare. Kathleen protesta contro l’esito della vicenda: «Era tutto il paese a essere colpevole. Come si fa a condannare un solo individuo?».     
Una sera, mentre torna a casa, viene aggredita da una vampira di nome Casanova (Annabella Sciorra). In seguito al morso, anche Kathleen inizia a trasformarsi in vampiro. Questo processo è rappresentato in modo originale attraverso l’analogia tra lo sviluppo del vampirismo e quello di una dipendenza. La studentessa si isola sempre di più, riuscendo a trovare sollievo al proprio tormento solo consumando un’altra dose della sostanza da cui dipende – non tanto il sangue delle sue vittime, ma il dolore che provoca loro. In poche parole, il vampirismo viene rappresentato come una dipendenza dal male
Il vampiro non è più inteso come una creatura che vive isolata rispetto alla comunità umana: si trova nelle strade della grande metropoli, dove si nasconde in mezzo alle persone comuni. Non è nemmeno un’entità estranea alla natura umana, ma rappresenta la natura più profonda degli umani che aspetta solo di essere risvegliata. Non un male soprannaturale, ma un male interiore e radicale: la nostra vera natura viene espressa solo nel momento in cui ci soddisfiamo del dolore che provochiamo agli altri. «Mi verrà una malattia ora?» chiede tra le lacrime una delle vittime di Kathleen, che risponde: «No, non peggiore di quella che avevi prima». Il vampiro si nutre delle sue vittime e le “libera”.

Un frame del film The Addiction in cui Kathleen dialoga con una sua vittima
Un frame del film The Addiction

A questa visione radicalmente pessimista si oppone il personaggio di Peina (Christopher Walken), un vampiro in astinenza da quarant’anni. Avvicinato da un’ignara Kathleen con l’obiettivo di nutrirsi, il vampiro la conduce nella sua abitazione e cerca di introdurla al suo stile di vita. Dopo aver ucciso 20 persone in una sola notte, il vampiro si è “ripulito” e ha imparato a sopportare la sua sete di dolore. «Io non sono come te, tu non sei niente»: con queste parole Peina si pone su un livello superiore rispetto a Kathleen.   
«L’umanità si è sforzata di vivere al di là del bene e del male, fin dall’inizio. E sai cos’ha trovato? Me». Parafrasando in modo molto libero l’espressione di Nietzsche, Peina ha trovato l’equilibrio in una condizione di astinenza dal male, che potrebbe quasi essere paragonata all’ascetismo tanto criticato dal filosofo tedesco. Peina ha imparato a controllare la volontà che comanda il suo istinto. 
Tuttavia, Kathleen non trova in Peina un modello per curare la propria dipendenza. Dopo essere fuggita dalla sua abitazione in preda a una crisi d’astinenza, arriva a organizzare un banchetto in cui lei e tutte le persone che ha contagiato potranno sfogare la propria sete di sangue su un gran numero di invitati, dando luogo a un massacro che è completamente agli antipodi rispetto alla lezione di Peina. Solo a questo punto si rivela un’altra opzione: la religione. Incapace di elevarsi al di là del bene e del male, Kathleen cerca il suicidio e la redenzione in un bene oggettivo posto al di fuori della natura umana.

Un frame del film The Addiction in cui Kathleen e Peina dialogano
Un frame del film The Addiction

Questa opera di Ferrara rappresenta in modo ancora più radicale e originale i temi già affrontati ne Il cattivo tenente (1992), probabilmente il suo film più famoso. Da un contesto urbano corrotto e decadente viene tratta una riflessione sulla natura degli esseri umani e sulla loro incapacità di sottrarsi con le proprie forze ai loro desideri più perversi.
Ferrara e St. John delineano una prospettiva desolante, in cui è necessario l’intervento di un’entità superiore per porre rimedio alla condizione in cui gli esseri umani si trovano. Una strada al di là del bene e del male – una terza via tra il libero sfogo della crudeltà e il rifugio nella religione – non sembra percorribile da tutti: Peina è l’eccezione, non la regola. Di fronte a tutto questo, possiamo solo sperare che i due autori siano stati troppo pessimisti nella loro rappresentazione dell’umanità.

Immagine di copertina: Un frame del film The Addiction

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