Prato in primo piano e laghetto sullo sfondo.

Riappropriarsi del verde urbano

Città grigie di cemento e campagne verdi piene di natura. Le politiche urbane non possono più basarsi su questo binomio, le città possono e devono diventare verdi.

Il piacere di una passeggiata, il riposo sotto l’albero, un picnic in compagnia, il sudore della corsa: in città i parchi sono luoghi di infinite possibilità, dove rifugiarsi dalla frenesia della vita quotidiana e ritagliarsi del tempo per sé stessi. I benefici per la città e i suoi cittadini sono molteplici, come spiega un rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Dal punto di vista ambientale, il verde urbano contribuisce al regolamento delle temperature in città, riduce l’inquinamento acustico e migliora la qualità dell’aria. Inoltre i benefici possono essere anche psico-fisici e influenzano la qualità della vita delle persone. In generale il verde urbano contribuisce a migliorare i livelli di salute mentale, la forma fisica e le funzioni cognitive e immunitarie. Per questi motivi l’OMS raccomanda che le persone vivano entro 300 metri da una zona verde e che questa sia facilmente raggiungibile.

Uno degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (11.7) è ‘entro il 2030, garantire l’accesso universale a spazi pubblici e verdi sicuri, inclusivi e accessibili, in particolare per le donne e i bambini e per le persone anziane con disabilità.’  I benefici del verde urbano non devono infatti privilegiare una fascia di popolazione ma devono essere fruibili per tutti. Come evidenzia l’Agenzia Europea per l’Ambiente, le aree verdi in città agiscono anche come strumento socio-economico per cui le persone con uno status socio-economico basso traggono maggiori benefici dagli spazi verdi urbani, ad esempio riducendo lo stress e migliorando la salute mentale. I parchi offrono infatti occasioni di socialità e integrazione per tutte quelle categorie che rischiano l’emarginazione sociale come le persone anziane, migranti e richiedenti asilo.

Città di Ljubljana attraversata dal fiume con numerosi alberi tra le case e montagne in lontananza.
Ljubljana è stata eletta la capitale più verde d’Europa nel 2022 con 542 metri quadrati di spazi verdi.
Credits: Getty.

Tuttavia, nonostante i concreti benefici che il verde urbano garantisce alla cittadinanza, l’accesso agli spazi verdi non è garantito in modo eguale a tutte le persone e in tutte le città. In Unione Europea le differenze sono evidenti comparando città scandinave con quelle mediterranee. Nel 2012 più dell’80% della popolazione di Stoccolma aveva accesso a un parco pubblico a breve distanza a piedi (300 m), mentre a Heraklion, in Grecia, meno del 20% godeva di tale accesso. Le disparità sono evidenti anche guardando alla distribuzione del verde urbano nelle singole città. Quartieri caratterizzati da basso reddito, bassa scolarizzazione e alta disoccupazione tendono ad avere meno accesso a aree verdi (o accesso ad aree più piccole) rispetto a quartieri più ricchi e benestanti. Inoltre le case in vicinanza a zone di verde urbano tendono ad essere più care, portando alla gentrificazione del quartiere che diventa proibitivo per i ceti sociali più poveri.

Tra gli esempi positivi di come sfruttare le potenzialità sociali del verde urbano c’è l’Orto Collettivo a Genova, il più grande in Europa. Il progetto comprende sette ettari di terreni collinari destinati alla coltivazione di frutta e ortaggi gestiti da un’associazione di agricoltori e allevatori locali con l’aiuto di circa 300 volontari, tra cui persone appartenenti a gruppi sociali svantaggiati, come cittadini disoccupati e richiedenti asilo. In collaborazione con diverse realtà del territorio, richiedenti asilo e migranti hanno avuto la possibilità di apprendere un mestiere e sviluppare conoscenze tecniche sul lavoro della terra.  L’Agenzia Europea per l’Ambiente ha riconosciuto il successo dell’Orto Collettivo definendolo un modello di inclusione, capace di abbattere le diseguaglianze socio-economiche e demografiche.

Rotaie coperte da piante e muschio con vegetazione sullo sfondo.
Nel 2022 il Natur Park Südgelände ha vinto il Premio Internazionale Carlo Scarpa in quanto punto di incontro tra ecologia, arte e cultura urbana.
Credits: Konstantin Börner.

Un altro esempio di verde urbano che non funge solamente da polmone della città ma anche da luogo socio-culturale è il Natur Park Schöneberger Südgelände a Berlino. Ufficialmente inaugurato nel 1999, il parco nasce nell’area ferroviaria abbandonata frutto della Berlino del dopoguerra dove le linee ferroviarie sono in gran parte interrotte così come le attività industriali. Dal vuoto lasciato dalla guerra, la natura pian piano si è riappropriata degli spazi urbani permettendo l’avvio di un cantiere sperimentale volto al recupero e la trasformazione di una ex area industriale. Alla realizzazione del parco hanno partecipato ecologi, associazioni ambientaliste, cittadini comuni, studi di pianificazione del paesaggio e artisti. Il risultato finale è uno spazio che non dà attenzione solamente alle esigenze ambientali della città ma guarda anche alle necessità sociali dei suoi cittadini.

Le città dovrebbero quindi essere progettate e ripensate tenendo conto dei benefici ambientali, sociali e psico-fisici che le aree naturali e gli spazi verdi in città hanno sui cittadini. Ecosistema Urbano 2022, il report di Legambiente realizzato in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 ORE, dimostra come post-pandemia la maggioranza dei capoluoghi italiani non ha investito in politiche di sostenibilità. Le città continuano a soffrire di mali ormai cronici come gli elevanti livelli di smog e la carenza di trasporti pubblici mentre le amministrazioni comunali faticano a uscire da questo status quo. Qualche eccezione virtuosa c’è come il Parco delle Cave di Brescia, 900 ettari di area naturalistica riqualificata dal Comune e a gestione partecipata dei cittadini, o il progetto Prato Urban Jungle che punta a trasformare aree marginali e di criticità sociale in hub verdi attivi.

Immagine di copertina: Bois de la Cambre è uno dei parchi più grandi della regione di Bruxelles.
Credits: Frederic Demeuse.

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