Siccità: cataclisma o negligenza?

Un inverno particolarmente secco ha portato alla siccità che tuttora stiamo vivendo. Non si poteva fare qualcosa per contenere i danni?

È ormai dall’inizio del 2022 che ci troviamo di fronte ad una grandissima emergenza che impatta direttamente sulla nostra quotidianità e sul nostro portafogli.

No, non mi riferisco né alla guerra in Ucraina né all’inflazione, bensì all’emergenza idrica che è in atto nel nostro paese.

Come molte emergenze, la crisi idrica in realtà non è iniziata da un giorno all’altro, ma ha già iniziato a manifestarsi nel tardo autunno scorso e all’inizio dell’ultimo inverno. Come molte emergenze, le risposte date dalla politica sono state emergenziali, approssimative e, soprattutto, terribilmente in ritardo.

La cosa ancor più sorprendente è che, nonostante questa emergenza avesse iniziato a palesarsi anche agli occhi dei più sbadati verso la fine della primavera, il tema della siccità è tuttora ampiamente trascurato dal dibattito pubblico.

Il 13 giugno l’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po (che fa riferimento al Ministero della Transizione Ecologica, MITE) già lanciava l’allarme sullo stato di sofferenza del fiume.

Il Po a Occhiobello (RO), al confine tra Romagna e Veneto; l’Essenziale/Michele Lapini

Nel mentre che questo ed altri enti e associazioni chiedevano risposte dalla politica, il dibattito pubblico era incentrato sull’imminente scissione di una parte dei deputati del MoVimento 5 stelle, quella che fa riferimento al ministro degli esteri Luigi Di Maio. E anche adesso che siamo in piena campagna elettorale, nel bel mezzo di una farsesca crisi di governo, l’emergenza idrica è completamente assente dalle proposte e dalle agende delle principali coalizioni.

Dal 4 luglio è in vigore in 5 regioni (Friuli Venezia-Giulia, Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte, Veneto) uno stato di emergenza per la siccità che durerà almeno fino a fine anno. Tale stato di emergenza implica che verrà nominata un’apposita commissione emergenziale con un apposito commissario straordinario, ad oggi non ancora individuato. Il decreto siccità varato nello stesso giorno prevede finanziamenti dell’ormai onnipresente PNRR, indicando semplicemente le quote che spettano alle singole regioni senza specificare quali possano essere le reali destinazioni e intenzioni di questo finanziamento.

C’è stata un’informativa alla Camera del ministro alle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Patuanelli il 13 luglio; informativa che segue di qualche settimana le dichiarazioni dello stesso, secondo il quale il 21 giugno <<era ancora prematuro parlare di emergenza siccità>> (ANSA). Per quel che riguarda invece il MITE, non si rilevano dichiarazioni rilevanti da parte di Cingolani.

Il delta del Po a Pila (RO); L’Essenziale/Michele Lapini

Il punto forse non è se, come e quando si possa parlare di emergenza, o il fatto che si debba superare una certa linea rossa per poterlo fare. Il punto è che avevamo già avuto nell’ultimo anno diverse avvisaglie della difficile estate in arrivo, e abbiamo aspettato troppo prima di intervenire con delle misure preventive, per poi dover intervenire con misure emergenziali.

Infatti, nella prima metà del 2022 le precipitazioni hanno registrato un calo del 47% a livello nazionale, con punte del 60% nel nord-ovest, l’area più colpita dalla siccità. Le temperature sono state in media più alte di 0.76°C, anche qui con punte di 1.07°C nel nord Italia (ISAC/CNR). Ciò significa che ha piovuto pochissimo, ma soprattutto ha nevicato ancora di meno. E poca neve sulle montagne significa poca acqua nei fiumi e laghi in estate. Per cui si poteva già intuire a febbraio che quella di quest’anno sarebbe stata un’estate difficilissima.

Certo, non si potevano prevedere le ondate di calore che sono già iniziate a metà maggio, ma in un contesto di cambiamento climatico è da ingenui pensare che non possa verificarsi una situazione simile.

D’altronde, la siccità non è una novità nel nostro paese. Diverse regioni del centro-sud Italia sono abituate all’aridità e conseguente siccità della stagione estiva. Diversa è la situazione nel nord, dove la grande abbondanza di corsi d’acqua e di laghi, oltre a rendere il bacino padano una regione particolarmente fertile, fa sembrare la siccità un’eventualità remota ed altamente improbabile. Improbabile non significa però impossibile: e non serve scendere fino al Po per rendersi conto della situazione; basta andare a vedere in che stato si trovava il Mella all’altezza di Brescia a fine luglio, ridotto a un rivolo di pozzanghere.

Il fiume Mella nella bassa bresciana; Bresciaoggi/FOTO ONLY CREW

Altra questione è l’annoso problema della rete idrica nostrana: a quanto pare gran parte dell’acqua di cui disponiamo viene dispersa. Anche qui, invece che pensare ad una manutenzione periodica, ci si accorge del problema soltanto quando l’emergenza è troppo grave per essere ignorata. Secondo l’ISTAT (2020) ogni giorno sarebbero persi in media 41 m3 di acqua per chilometro di rete idrica (l’equivalente di più di 27000 bottiglie d’acqua da 1,5 L), e un quarto delle infrastrutture idriche ha più di cinquant’anni, cioè è stata costruita prima del 1972.

In questo contesto, il silenzio della politica nazionale è assordante. Aldilà del decreto siccità, le uniche misure prese sono le ordinanze locali date dalle singole amministrazioni comunali; certamente lodevoli, ma ampiamente insufficienti per quelle che sono le competenze, le risorse e il personale a disposizione di questi enti. Enti che spesso si son trovati a dover decidere tra ridurre l’utilizzo d’acqua all’essenziale e nel contempo non far morire il verde pubblico.

La cosa che lascia basiti è l’approccio “speriamo di scamparla” tipico della nostra politica, che vediamo in genere anche nelle democrazie occidentali. Abbiamo già visto i risultati di questo atteggiamento durante l’ultima emergenza sanitaria, dove si è cercato di mettere delle toppe qua e là invece di giocare d’anticipo sulle ondate, non considerando affatto gli avvertimenti degli esperti, ma soprattutto non imparando mai dagli errori fatti nelle prime settimane di pandemia. Approccio che diventa ancora più ironico se manifestato da parte del cosiddetto “Governo dei Migliori”, dal quale ci si sarebbe aspettata la “migliore risposta” in una situazione di grande crisi.

Immagine di copertina: Illustrazione di Andrea Tanghetti

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