Un frame del film Aftersun in cui Calum e Susan di spalle.

Aftersun – Ricordi di famiglia

Una delicata opera d’esordio che mette al centro i temi del ricordo, della comprensione e del rapporto tra padre e figlia.

Difficilmente, negli ultimi tempi, un esordio cinematografico è stato accolto con tanto entusiasmo come Aftersun (2022), l’opera di debutto della scozzese Charlotte Wells. Vincitore di numerosi premi, il film è stato premiato anche al festival di Cannes dello scorso anno nella sezione dedicata alle nuove leve. Molti, tra pubblico e critica, sono rimasti colpiti dal forte impatto emotivo dell’opera, veicolato anche da un comparto visivo molto curato. Ma cosa rende Aftersun tanto interessante da suscitare una risposta così forte?

Aftersun non è altro che il ricordo di una vacanza fatta a undici anni da Susan con il padre, Calum (Paul Mescal), in un villaggio vacanze in Turchia negli anni ’90. Attraverso i filmati realizzati in quell’occasione, la trentunenne Susan rivive quell’esperienza da una prospettiva diversa, più vicina a quella del padre piuttosto che a quella della bambina che era all’epoca. Il confronto tra il punto di vista di una ragazzina a cavallo tra l’infanzia e l’adolescenza e quello della persona adulta crea un racconto di formazione in cui nessuna morale viene esposta esplicitamente – anzi, la Susan trentunenne non pronuncia mai una parola in tutto il film. Il senso di ciò che viene raccontato è lasciato trasparire da immagini e dialoghi di vita quotidiana.

Un frame del film Aftersun in cui Susan e Calum si abbracciano.
Un frame del film Aftersun.

Calum ha trentuno anni e una vita difficile. Diventato padre da giovanissimo, si è separato dalla madre di Susan, pur rimanendo in buoni rapporti con lei; inoltre, versa in difficoltà finanziarie e non riesce ad avere una nuova relazione. Quando la figlia gli chiede che cosa avrebbe voluto essere quando aveva anche lui undici anni, non riesce a rispondere. Si tratta di un pensiero doloroso non solo a causa della sua condizione presente, ma anche perché da bambino ebbe a che fare con dei genitori assenti, che arrivarono anche a dimenticarsi completamente del suo undicesimo compleanno. Calum è una persona che cerca disperatamente un equilibrio e che fa del suo meglio per mantenere un legame con la figlia, ma senza riuscire davvero a colmare il vuoto interiore che lo affligge.

La Susan undicenne si trova a metà strada tra l’infanzia e l’adolescenza vera e propria. Sentendosi troppo grande per interagire con altri bambini, cerca di rapportarsi con un gruppo di adolescenti, ma la differenza d’età le impedisce di essere davvero coinvolta. Questa dualità si ritrova anche nel rapporto con il padre: se da un lato è abbastanza matura da riuscire a capire che Calum ha difficoltà e problemi di denaro, dall’altro non ha ancora gli strumenti per capire chiaramente cosa non vada nella sua vita. Nonostante entrambi nutrano affetto l’uno per l’altro, i due non sembrano riuscire a colmare lo spazio che li separa. È la Susan trentunenne che, solo dopo anni, può comprendere appieno il padre, perché ha ormai quegli strumenti che le consentono di vederlo non solo come una figura genitoriale, ma come una persona a tutto tondo. 

Il grande pregio di quest’opera – e il motivo per cui sta ricevendo un così ampio apprezzamento – è il suo essere estremamente emotiva e d’impatto senza cadere nel melodrammatico. Una messa in scena e una regia molto curate, ma non eccessive o vistose, contribuiscono a creare un’opera in cui sono le azioni più semplici e quotidiane a comunicare ciò che provano i personaggi, mantenendo un’atmosfera intima per tutto il film. Wells evita funambolismi con la macchina da presa e dà il giusto peso a ogni inquadratura e ogni movimento di macchina. La sequenza più esemplare è quella finale, in cui la regista, senza alcuna parola e con un solo movimento di macchina, riesce a riassumere il contenuto di tutto il film, mettendo in scena la distanza incolmabile che separa i due personaggi.

Un frame del film Aftersun che rappresenta Calum rimasto solo.
Un frame del film Aftersun.

Tuttavia, è proprio il modo in cui è strutturata la storia a rappresentare il punto più debole dell’opera. Una volta stabilito il tema principale già dalla prima scena, tutto ciò che avviene nel corso della storia non aggiunge nulla di sostanziale. Ci sono più dettagli e viene dato un maggiore contesto per comprendere il personaggio di Calum, ma nulla che lo spettatore non sia in grado di intuire dopo le prime scene. Si ha l’impressione che il film, che dura un’ora e quaranta, avrebbe potuto essere accorciato a una trentina di minuti, senza che la storia ne soffrisse. Una struttura in cui i due personaggi e i loro sentimenti fossero stati rivelati gradualmente avrebbe giovato alla narrazione senza snaturare l’essenza dell’opera.

A dispetto di quest’unica critica, il film merita sicuramente l’attenzione ricevuta. Forte di un’estrema delicatezza, quest’opera prima deve molto anche alla presenza del ventiseienne Paul Mescal nel ruolo di Calum. Si tratta, a tutti gli effetti, di un’opera giovane, che potrebbe far ben sperare per una nuova generazione di autori e attori legati all’ambito del cinema indipendente.

Immagine di copertina: Un frame del film Aftersun.

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