Anish Kapoor: oltre la materia, oltre il tempo

Attraverso la rinascimentale bellezza di Firenze risuona l’arte del grande scultore contemporaneo. Untrue Unreal è una mostra imperdibile che sfida ed incanta.

Dal 7 ottobre al 4 febbraio 2024 Firenze ospita l’attesa mostra dell’artista contemporaneo Anish Kapoor dal titolo Untrue Unreal, curata da Arturo Galasino. La cornice all’interno della quale sono accolte le opere è quella di Palazzo Strozzi, iconico edificio rinascimentale del cuore della città che, per l’occasione, diviene vero e proprio palcoscenico di questo evento, fungendo da luogo di passaggio tra diverse epoche artistiche, in un viaggio irreale e affascinante. Le opere esposte, con le loro installazioni coinvolgenti e suggestive, creano un’atmosfera magica e stravolgente, trasportando i visitatori in un universo parallelo dove la comune percezione della realtà è messa in dubbio.

Ma prima di addentrarci in questo nuovo ed enigmatico universo di sensazioni uniche e prospettive distorte, conosciamo l’artista che lo ha creato e plasmato, divenendo uno scultore unico nel suo genere. 

Anish Kapoor, nato a Mumbai nel 1954 da padre indiano e madre ebrea-irachena, inizia la sua avventura artistica all’età di diciannove anni. Infatti, dopo aver trascorso due anni in Israele per studiare elettronica, nel 1972 decide di trasferirsi in Inghilterra per frequentare la scuola d’arte. Qui si lascia ispirare da alcune delle opere di Marcel Duchamp, dall’arte povera e dall’opera di Joseph Beuys. Seguendo queste orme comincia a creare una serie di installazioni che esplorano tematiche che diventeranno centrali nel suo percorso artistico, come il dualismo tra femminile e maschile, la sessualità e il rito. Fin da queste prime opere è già percepibile il germe dell’eccezionalità di Kapoor, che sceglie di plasmare il medium scultoreo in modo innovativo e suggestivo.

L’artista Anish Kapoor.

Al di là della maestria tecnica, nella sua carriera l’artista esplora anche aspetti più profondi, come la spiritualità, le tematiche sociali e quelle politiche che non esita ad affrontare servendosi di opere alquanto controverse che hanno suscitato un acceso dibattito (come quello che riguardò Dirty Corner). Esse furono soggette a molte interpretazioni, riguardo alle quali l’artista, citando René Magritte, sostenne che «nell’arte ciò che si vede non è ciò che si ottiene» e che, dunque, «la verosimiglianza dell’oggetto artistico ci inganna; “Ceci n’est pas une pipe” – disse – ci ricorda che una buona opera d’arte riceve tutte le interpretazioni, ma non si accontenta di nessuna».

Kapoor ha attraversato il mondo dell’arte come un’entità in costante evoluzione, esplorando le dimensioni dell’essere umano, lo spazio e la riflessione attraverso le sue opere sorprendenti e avvincenti fino ad approdare oggi a Firenze con Untrue Unreal.

La mostra, si è detto, è ospitata a Palazzo Strozzi: dimora signorile che con la sua forma ideale e squadrata ricavata dai dettami dell’architettura quattrocentesca appare divenire contenitore effettivo dell’esperienza viva e pulsante che attende all’interno. Una volta attraversato il portone, nel cortile si viene subito catturati dalla monumentalità di un’opera creata specificatamente da Kapoor in dialogo con l’architettura circostante: si tratta di Void Pavilion VII, padiglione che funge da approdo conclusivo dell’esibizione e che, unendosi in sinergia con l’ambiente circostante ne diviene il cuore pulsante.

L’opera Void Pavilion VII all’interno del cortile rinascimentale di Palazzo Strozzi, Anish Kapoor, 2023.

Seguendo le indicazioni del percorso si entra nel palazzo salendo al primo piano, dove ad accoglierci è l’opera icona della mostra: Svayambhu (2007). Il nome sanscrito rimanda a ciò che si genera autonomamente e, infatti, nell’opera in questione l’intervento dell’artista è assente, poiché la forma si auto-genera. Il materiale di cui è fatta l’opera, la cera rossa modellabile, si sposta con estrema gradualità lungo rotaie che delineano un percorso di quasi venti metri che attraversa due sale di Palazzo Strozzi (la 1 e la 3), generando così una forte connessione con l’architettura circostante che lo modella. Lungo questo lento e quasi impercettibile tragitto – della durata di circa un’ora tra andata e ritorno – la cera rossa lascia traccia del proprio passaggio, accumulandosi ai lati della soglia attraversata generando cruente immagini di morte e di violenza che, allo stesso tempo, assumono il significato simbolico del concetto di nascita.

Svayambhu, Anish Kapoor, 2007.

Nella sala 4, invece, Kapoor per la realizzazione delle opere esposte ha impiegato il Vantablack, un materiale composto da nanotubi di carbonio che assorbe più del 99,9% della luce rendendo invisibili i contorni di un oggetto. Il risultato di questo utilizzo sono figure geometriche nere (Non – Object Black del 2015, Dark Brutal e Untitled del 2023) che danno la sensazione di venire attratti in un black hole, quasi fossero finestre che si aprono su altre dimensioni, annullando la tridimensionalità e proiettandoci oltre la parete. In queste opere così sorprendenti l’artista invita i visitatori a riflettere sulla nozione dell’essere e sull’immaterialità che permea il nostro mondo.

In questa vorticosa sperimentazione tra tecniche e materiali spiccano nelle sale successive Vertigo (2006), Mirror (2018) e Newborn (2019), sculture dalle superfici specchianti che moltiplicano, riflettono e deformano lo spazio circostante, alterando, ancora una volta, la percezione dello spettatore.

Vertigo, Anish Kapoor, 2006.

Queste sono solo alcune delle opere esposte nel percorso lungo il piano nobile del palazzo, che si conclude, nell’ultima sala, con Angel (1990), installazione composta da grandi pietre di ardesia ricoperte di intenso blu di Prussia: caricandole di questo pigmento, Kapoor modifica nella loro materialità originaria le forme qui presenti, dimostrando come l’arte abbia a che fare con la trasformazione stessa delle cose.

In conclusione, Untrue Unreal di Anish Kapoor è molto più di una semplice esposizione d’arte. È un’esperienza che sfida le fondamenta della percezione umana, invitando il pubblico a esplorare il confine tra realtà e illusione. Questa esibizione rappresenta l’incredibile sinergia tra l’arte contemporanea e una città intrisa di storia e cultura: Firenze è il palcoscenico perfetto per questa magia e Untrue Unreal è l’incantesimo che tutti dovrebbero vivere almeno una volta nella vita.

Immagine di copertina: Void Pavilion VII, tecnica mista, vernice, 750x750x750, Anish Kapoor, Palazzo Strozzi, 2023.

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