
Nel 2012, Gianfranco Paroli (fratello dell’allora sindaco di Brescia Adriano, ora senatore) e sua moglie Piera Nava, residenti nel quartiere del Carmine a Brescia, avevano presentato denuncia “per le immissioni di rumore” all’interno della loro abitazione. Dopo undici anni e un primo verdetto che aveva dato ragione alla coppia e un successivo appello che li aveva visti invece sconfitti, lo scorso 5 giugno una sentenza della Cassazione ha stabilito, in soldoni, che i cittadini possano rifarsi sul Comune in caso di vita notturna sopra le righe, o, come viene chiamata oggigiorno, di “malamovida”.
Movida e libertà
L’abuso, più che l’uso, fa perdere le connotazioni iniziali di una parola. Questo è anche il caso del termine “movida”. Originariamente, infatti, indicava la nuova vitalità sociale e culturale, legata ad ambienti di sinistra libertaria o comunque controculturali spagnoli, successiva alla morte di Francisco Franco, dittatore che aveva conformato per più di quarant’anni la vita politica e sociale spagnola. Solo successivamente è diventato un prestito linguistico, usato in Italia per indicare la comune vita notturna, spesso per sottolinearne le storture.
Nell’occhio del ciclone
Le serate bresciane, dopo la prima ondata di Covid, sono entrate nel mirino dell’opinione pubblica. Il 22 maggio del 2020, nel primo venerdì di “libertà” dopo il primo lockdown, fece il giro d’Italia una foto, scattata in Piazzale Arnaldo, con i locali stracolmi di persone perlopiù senza alcun dispositivo di protezione individuale, in una delle città in Italia maggiormente martoriate dalla pandemia, tanto che il sindaco dell’epoca, Emilio del Bono, fu costretto ad emanare in tutta fretta un’ordinanza in cui si imponeva, per il venerdì successivo, la chiusura anticipata alle 21.30 per i locali di quel luogo. A questa decisione ne sono seguite poi altre simili, questa volta per il quartiere del Carmine, che continuano ancora oggi. Prima si è cercato di introdurre dei “tutori della strada” per scoraggiare comportamenti scorretti, poi di regolare l’asporto di bevande alcoliche e gli orari di “fine servizio” per i bar: è il caso del divieto di vendita di bevande alcoliche e cibo da asporto dopo l’1 di notte, che entrerà in vigore il 1° luglio e rimarrà in vigore per tutta l’estate..

Poveri contro ricchi?
Francesco Catalano, l’ex presidente del Consiglio di Quartiere Centro Storico Nord e ora consigliere comunale, ha criticato questa ordinanza – fatta dalla sua stessa giunta – parlando di protesta di “un manipolo di persone”, che, “grazie alla propria disponibilità economica e alla professione che li colloca negli alti gradini della scala sociale, ha costruito una campagna allarmistica, piena di inesattezze e falsità”. Tali persone, aggiunge, “invadono lo spazio pubblico come se fosse cosa loro, tentando di imporre così le loro esigenze personali anche su luoghi che fanno parte del bene collettivo”. I residenti, definiti dallo stesso consigliere “persone refrattarie a qualunque confronto con le istituzioni territoriali”, intervistati dal quotidiano ‘Bresciaoggi’, non hanno preso bene le parole del loro ex rappresentante, parlando di auto deturpate e badanti impossibilitate a lavorare dagli anziani per il rumore, sottolineando anche il presunto conflitto di interessi di Catalano, che è stato presidente di “Carminiamo”, associazione che rappresenta i locali della zona. Insomma, non se ne esce. Il duello tra vita notturna e residenti di ogni censo è ben lontano dall’essere finito.
Prospettive future
Sono allo studio, insieme alle ordinanze, altre misure per cercare di “alleviare” il disagio dei residenti, permettendo però allo stesso tempo alla vita notturna di proseguire, magari fino ad orari più “sostenibili”. E no, non stiamo parlando del lancio di uova contro un bar a Brindisi da parte di un cittadino esasperato, al quale il locale ha risposto alzando il volume della musica e sparando fuochi d’artificio, ma di tentativi di “regolarizzazione” e, in un certo senso, anche di “delocalizzazione”: che siano ordinanze ancora più restrittive di quella bresciana (ad Agrigento ad esempio la vendita per asporto di bevande alcoliche viene consentita fino alle 24.00), o tentativi di impedire concentrazioni di bar nelle vie, si è riflettuto su tante possibilità. Nei giorni scorsi era emersa addirittura l’idea, sul modello di Rouen in Francia, di spostare la “seconda serata” della vita notturna bresciana nei pressi di via Orzinuovi, magari cercando di riqualificare zone abbandonate di cui la città è piena. Tuttavia, l’idea non manca di controindicazioni: spostare il problema movida in un luogo mal servito, mettendo di conseguenza alla guida persone con magari in corpo un paio di bicchieri di troppo, non pare, a parere di chi scrive, una soluzione ottimale. E non è spostando il problema che lo si risolve. O in periferia si sopportano meglio i rumori?

Riflessioni finali
Sul problema movida, o, più in generale, sulla gestione dei grandi afflussi di persone per eventi o similia, tanto si è cercato di fare senza mai riuscire però a risolvere realmente il problema. Si desidera la città viva, ma fino ad un certo punto, e gli eventi sono piacevoli finché non stanno nei piedi, altrimenti diventano fastidiosi. I compromessi sono sempre difficili da trovare e trasformare Brescia in Londra e relative saracinesche abbassate per i pub alle 23 sembra complicato: la cultura mediterranea, con i suoi pregi e difetti, è ben diversa da quella inglese e le conseguenze talvolta nefaste di quest’ultima si possono notare nei mesi estivi nelle località di mare soprattutto greche e spagnole. Ciò premesso, su qualcosa si può comunque intervenire: l’imposizione di una caparra per cercare di ridurre il mare di plastica sarebbe giusta e sacrosanta, così come le dure sanzioni per chi sgarra, magari servendo alcolici a ragazzini che non hanno l’età. E per concludere, due riflessioni: chi scrive ha vissuto a pieno la nascita, il boom e la successiva desertificazione del Borgo Wuhrer, una parabola legata alla moda, che per definizione è quanto di più mutevole ci sia. Senza voler esser dunque profeta di sventura, è possibile che un giorno la nuova meta del divertimento possa spostarsi altrove, per la felicità dei residenti e la delusione dei proprietari dei bar. È altresì poi possibile che, a furia di perseguire ragazzi chiassosi ma onesti, il loro posto venga preso da altri, disonesti ma silenziosi. Peggio della vita notturna c’è solo la malavita. Meglio tenerlo sempre a mente.
Immagine di copertina: Vita Notturna al Carmine. Foto de “Il Giorno”.