
Papa Francesco è sempre incisivo nelle sue affermazioni. Nel corso infatti dell’udienza generale del cinque gennaio si è rivolto alle famiglie, e più precisamente alla loro preferenza per i quadrupedi rispetto che per i bipedi. L’appello del pontefice ha suscitato grandi proteste e polemiche, riunendo sotto la stessa “bandiera“ rappresentanti del mondo femminista, animalista e giovanile.

Partiamo allora dai freddi dati. È vero che in Italia c’è un problema di denatalità? Ed è vero che c’è un boom di amici a quattro zampe?
La risposta, almeno secondo gli ultimi dati a nostra disposizione, è sì. Secondo quanto è emerso dai dati Istat riguardanti il 2021, in Italia nascono sempre meno bambini, ben 15.000 in meno rispetto all’anno precedente. La notizia non ha però sorpreso nessuno: è infatti conseguenza di un altro forte calo della natalità, avvenuto negli anni tra il 1976 e il 1995. Se mancano le donne in età fertile, risulta evidente che negli anni successivi verranno a mancare pure i figli.
A parziale scusante di tutto ciò, l’Italia è in linea con i trend globali: il mondo intero sta andando infatti incontro a una costante diminuzione del tasso di fecondità, ovvero del valore medio di nuovi nati per donna: si è passati infatti dal 3.2 del 1990 al 2.3 del 2020.
Nel contempo però, cani e gatti hanno colonizzato le case degli italiani: Euromonitor ha stimato infatti la presenza di circa 16 milioni tra cani e gatti nelle nostre abitazioni, con un giro d’affari, solo per l’industria alimentare a loro dedicata, di più di 2 miliardi di euro.
Le reazioni.
Come vuole il detto, a dura azione corrisponde un altrettanto severa reazione, e quando ci si sente coinvolti, quest’ultima è spesso scomposta: si tende infatti a prendere troppo sul personale la frase, dimenticandosi di chi l’abbia pronunziata, ovvero il Papa, che, detto banalmente, fa il Papa, ovvero il difensore della “famiglia tradizionale” e della procreazione.
Fa inoltre sorridere, ma dal punto di vista logico è sbagliato, il cosiddetto “argumentum ad personam“: ovvero criticare il pontefice per le sue frasi, solo perché non pratica lui stesso ciò che predica. L’effetto comico è infatti garantito, ma l’osservazione è una fallacia dal punto di vista logico.
Altra fallacia è la cosiddetta “reductio ad Hitlerum”, ovvero il mettere in mezzo la tragedia della pedofilia tra i membri del clero, reato nefando che però non c’entra nulla con quella che, in fin dei conti, è solamente un’opinione.
Più sensate sono le osservazioni dei padroni di cani e gatti, che sottolineano come pelosi ed infanti non siano incompatibili: sotto molti tetti albergano infatti famiglie allargate, non solo ai bambini ma anche agli animali e i secondi non causano alcun disturbo ai primi, anzi.
“I palazzi“ e “il paese reale“: ovvero quando i massimi sistemi si scontrano con la realtà.
La religione, così come la politica, avrebbe il compito di fornire un “indirizzo di base“ ai propri rappresentati, ma quest’ultimi molto spesso rifuggono dalla loro immagine distorta che arriva nei palazzi: ciò ha portato in Italia, nel corso degli ultimi anni, a un clima di totale disaffezione verso queste due istituzioni.
Tralasciando però le motivazioni del disincanto e rimanendo sull’inverno demografico, è chiaro innanzitutto come gli anni incerti che stiamo vivendo limitino la voglia di avere figli: incertezza non frutto solamente della pandemia, ma anche di contratti precari e malpagati.
Oltre però ai tempi incerti ci sono anche aspetti di carattere “logistico“ da considerare, legati al mercato delle case che sembra non conoscere mai crisi: un appartamento nel centro di Roma, ad esempio, viaggia sopra i 6000 euro al metro quadrato ( dati Immobiliare.it) e sugli stessi prezzi troviamo anche Milano; Brescia invece veleggia sui 1800 euro, con punte nel centro storico fino a 2500. Se si considera invece una casa in “periferia“ i prezzi saranno sicuramente più convenienti, ma da sommare ci saranno costi economici e di tempo per gli spostamenti.
Altro problema sono gli asili nido, che restano costosi e alla portata solo di famiglie benestanti; per cercare di sopperire a tutto ciò è encomiabile il lavoro dei nonni, che però a loro volta molto spesso lavorano, dato l’allungamento dell’età pensionabile.
A queste ragioni di ordine economico se ne sommano altre di valore ideale: molte più donne infatti oggi lavorano e perseguono ambizioni professionali, invece di dedicarsi esclusivamente alla cura della prole, com’era consueto anche solo sessant’anni fa; in quegli anni infatti alle signore era affidata principalmente la cura dei pargoli oltre che della casa, pargoli che per inciso dormivano in tre in un letto, sia per scaldarsi sia per mancanza di spazio. Una cosa del genere oggi sarebbe inammissibile. I tempi sono cambiati.

Considerazioni finali di un non demografo.
Non sono anni facili per la famiglia: da quando infatti è entrata nel dibattito politico, sostenuta dalle cinquanta sfumature di destra occidentale, da istituzione neutra quale era è iniziato il suo calo di popolarità.
Al contrario, cani e gatti godono di un affetto smodato che talvolta degenera in un’umanizzazione alquanto sgradevole e sgradita anche dalle stesse bestiole.
Sull’inverno demografico tanto si è detto, e anche gli stessi demografi sono incerti se sia un bene o un male: è chiaro infatti che con il nostro sfruttamento indiscriminato delle risorse che madre natura ci offre, un nuovo boom demografico sarebbe più deleterio che altro; è altresì chiaro che una società “vecchia“ pone davanti nuove sfide, sia per la ricerca, sia per il welfare. Dunque non ci resta che attendere, mantenendo lo stesso atteggiamento dell’apologo del contadino cinese: «Perché la chiami fortuna/disgrazia? Vediamo cosa succederà nel tempo».

Immagine di copertina: illustrazione di Anna Maria Stefini