Stefini illustrazione solitudine dei giovani
Anziani defunti nell’indifferenza generale, giovani iperconnessi ma sempre più soli. La solitudine dilaga, in una tendenza che pare irreversibile, molto vicina a quella del nord Europa.

I giornali locali e non ne sono pieni. Il caso più eclatante un mese fa a Bari: un anziano di 82 anni, Giovanni Rinaldo, ritrovato già parzialmente decomposto dopo circa due mesi dal suo effettivo decesso. Poi altri casi tra Cosenza, Bordighera e Torino, solo per citare alcuni tra gli episodi più recenti. Vecchi morti soli, nell’indifferenza più totale, di cui ci si accorge solo e soprattutto per il cattivo odore che emanano dopo il loro trapasso. Per fortuna però sempre la cronaca regala anche storie che invece strappano un sorriso di tenerezza. Durante le feste sono infatti in aumento le chiamate di signori e signore in là con gli anni ai locali corpi di Polizia, al fine di avere un po’ di compagnia. Foto di rito, post sui social media, e zac. Problema risolto. Fino a Pasqua.

Poliziotti anziano foto MeteoWeb
Poliziotti in visita ad un anziano.
Fonte: MeteoWeb

Se Atene piange, Sparta non ride. Ad un primo sguardo ingenuo, si potrebbe pensare che il problema riguardi solamente gli “esclusi” dalla digitalizzazione, le “vittime” della vecchiaia. Figurarsi, ad un giovane basta sbloccare il telefonino per essere subito in contatto con il mondo. Così invece non sembrerebbe, a giudicare dal video sfogo pubblicato su Tiktok da un ragazzo diciottenne sul treno per Bari, in cui racconta del suo dolore nel viaggiare da solo, con annesso atto d’amore della madre disposta a fargli compagnia, da lui percepito come una sofferenza aggiuntiva. Un giro tra i commenti al video svela un mondo: riflessioni sulla solitudine, adolescenti soli che vogliono creare una sorta di catena di solidarietà, ragazzi senza amici che si immedesimano in quanto descritto. Il tutto nell’epoca del “click che ti mette in contatto col mondo”. Sarà davvero così?

tiktoker video solitudine
Il tiktoker prima e dopo il video.

Alcune premesse. È chiaro come la questione della solitudine, come tutti i macro temi, si presti ad una miriade di sfumature: c’è chi fa (e chi finge) spallucce di fronte all’essere solo, chi ci soffre o chi si sente solo anche in compagnia. Categorizzare ogni cosa è tentativo velleitario. I dati allora aiutano a dipingere un quadro d’insieme: in un sondaggio del dicembre 2020 realizzato da Antonio Noto per il Sole24 ore, emerge un’Italia sola, in cui il 55% degli intervistati dichiara di aver sofferto o soffrire di solitudine, con picchi del 32% tra i giovani per quanto riguarda il patire “spesso” e del 79% tra gli over 55 per “a volte”. Certamente l’indagine è stata condotta in tutt’altro clima rispetto ad adesso, un periodo in cui incombeva un secondo lockdown e il Covid continuava a falcidiare vite umane; tuttavia sarebbe ingenuo pensare oggi ad un dato in controtendenza.

Roba da ricchi. Oltre alla sofferenza per la solitudine, lo stesso sondaggio sopracitato racconta di un’Italia di single, con circa un terzo dei suoi abitanti che vive sola e picchi di un italiano su due a Milano. Il dato sorprende fino ad un certo punto: orari di lavoro sempre più dilatati e necessità di produrre per sostentarsi portano all’erosione, oltre che del proprio tempo libero, dei legami di famiglia. Si diventa quindi soli, e senza lo stimolo di una persona a casa che ti aspetta, cosa ti impedisce di stare a lavoro il più possibile, con somma gioia dell’azienda che aumenta il suo fatturato? Non è certamente la cosa più stimolante lasciarsi la porta di casa alle spalle, sapendo che non c’è nessuno con cui condividere e trascorrere il tempo che ci separa dal coricarci e ricominciare un’altra giornata uguale. In aggiunta a ciò, c’è da tenere in considerazione che vivere soli costa mediamente di più: oltre alla mancata condivisione delle spese (che dovrebbe essere alla base di qualunque rapporto alla pari), la Coldiretti ha calcolato per i single una spesa media per alimentari e bevande di 298 euro, il 58% superiore rispetto a quella di una famiglia tipo di tre persone, che è di 189. Aumentano di oltre il 156% rispetto ad un nucleo familiare di tre persone anche i costi al metro quadro per affittare o acquistare una casa, per non parlare poi delle bollette, in cui si può arrivare a spendere anche 100 euro in più. Single sarà anche bello, ma certamente più costoso. 

11 novembre single day
Single day diventa campagna commerciale.

È anche un fatto culturale? La pandemia ha acceso i riflettori sulla solitudine, legandola al benessere psicofisico della persona. Se nel sud dell’Europa l’ammettere di sentirsi soli porta anche un certo senso di vergogna, a nord la percezione è decisamente diversa: il Joint Research Centre, un organo della Commissione Europea, ha valutato questo dato nel marzo 2021, scoprendo come nel nord Europa il senso di solitudine riguardi solamente il 5,2% del campione intervistato, mentre gli individui “socialmente isolati”, ovvero quelli che non vedono parenti ed amici almeno una volta al mese, sarebbero il 18.3% degli intervistati. Ciò è dovuto anche ad un differente stile di vita, maggiormente “individualista” e meno legato al concetto di comunità. Gli anziani morti soli in Scandinavia sono però all’ordine del giorno, così come i suicidi e l’abuso di alcool. Ciò che è “normale” ad esempio in Svezia, può essere allora un modello desiderabile anche altrove?

Ambivalenze. Negli anni tante cose sono cambiate riguardo la vita in solitudine: chi decide di affrontarla, non deve più sopportare lo stigma della “zitella” o dell’”omosessuale”. Tuttavia non mancano i risvolti negativi: costi, danni alla psiche più o meno evidenti, maggiore apatia, sfruttamento lavorativo. Una vita alienante dalla realtà che falcidierà tanti, nel peggiore dei casi costringendo agli psicofarmaci, nell’eterna lotta evoluzionistica di Darwiniana memoria tra chi vive, chi si modifica e chi purtroppo cede.

Immagine di copertina: Giovani davanti ad uno schermo, ma sempre più soli. Illustrazione di Anna Maria Stefini.

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