L’attore Gene Hackman (Harry Caul) seduto nel suo ufficio con il materiale per le intercettazioni, il suo assistente seduto in secondo piano.

La conversazione: ripercorrendo il classico della paranoia di Francis Ford Coppola

Scritto, prodotto e diretto da Francis Ford Coppola, La conversazione può essere considerato il film più personale del regista americano.

Ispirato a Blow-Up (1966) di Michelangelo Antonioni e girato nel 1974 nell’intervallo tra la produzione dei primi due film de Il Padrino, La conversazione fu proiettato per la prima volta pochi mesi prima del culmine del Watergate, lo scandalo delle intercettazioni che fece cadere l’amministrazione Nixon. Il parallelo sorprendentemente accurato tra il protagonista e l’ex presidente degli Stati Uniti ha immediatamente garantito al film lo status di cult. Oltre a vincere la Palma d’Oro al Festival di Cannes, La conversazione è stato nominato per tre Oscar e quattro Golden Globe.

Accompagnato dalla suggestiva colonna sonora composta da David Shire, il film ruota intorno a uno studio dettagliato del personaggio principale, che racchiude ed esplora magistralmente i fenomeni della disaffezione, dell’alienazione, delle teorie cospirative e della paranoia. Distribuito all’epoca della Guerra Fredda, dell’assassinio di Kennedy, della crisi dei Caraibi e della guerra del Vietnam, The Conversation può essere considerato il film più claustrofobico e straziante di Coppola, che trasmette la repulsività della sorveglianza e l’esplorazione esistenziale dei limiti della responsabilità privata e pubblica. Nel corso del film il regista riflette sulla soggettività dell’interpretazione, concentrandosi sul pericolo della percezione, soprattutto sotto la pressione di una grande azienda che ispira ansia e diffidenza.

Una scena del film La Conversazione. Un uomo e una donna, sullo sfondo il verde di Union Square.
Una scena dal film La conversazione. Ann e Mark si incontrano in Union Square.

La trama ruota attorno a Harry Caul, il miglior bugger della West Coast, un esperto di intercettazioni moralmente tormentato interpretato dal brillante Gene Hackman, che ha una crisi di coscienza quando sospetta che una giovane coppia che sta sorvegliando – Ann (Cindy Williams) e Mark (Frederic Forrest) – stia per essere uccisa. Dopo aver registrato la loro conversazione a Union Square per ordine dell’anonimo direttore di una grande azienda (Robert Duvall) e del suo borioso assistente (il giovane Harrison Ford), Harry continua a riprodurre i nastri di sorveglianza avanti e indietro, convinto di sentire le avvisaglie di un omicidio.

Scena del film La Conversazione. Harrison Ford (Martin Stett nel film) e Gene Hackman (Harry Caul nel film) seduti ad alcuni metri di distanza in un ufficio.
Una scena dal film La conversazione.

Il personaggio di Gene Hackman è molto simile all’assassino silenzioso di Alain Delon ne Il samurai di Jean-Pierre Melville: brillante, ma emotivamente tagliato fuori dal mondo, cupo, riservato, sempre vestito con un impermeabile. Entrambi sono professionisti nel loro campo, indipendentemente dal fatto che uno sia una spia e l’altro un assassino. Tuttavia, anche se Harry non uccide nessuno, le persone intorno a lui continuano a soffrire.

Gene Hackman (Harry Caul) aspetta in piedi in un parcheggio sotterraneo, buio.
Una scena dal film La conversazione.

Essendo un uomo intensamente solitario e riservato, isolato dalla società e persino da sé stesso, Harry non si fida di nessuno, compresa la donna che ama (Teri Garr) e l’assistente con cui lavora da anni (John Cazale). Si affida invece alla tecnologia e agli strumenti di autoprotezione. è estremamente protettivo nei confronti della sua vita privata, non permettendo a nessuno di conoscere il suo numero di telefono o l’indirizzo del suo appartamento a San Francisco, protetto da tre serrature e da un sistema di allarme.

Gene Hackman (Harry Caul) suona il sassofono seduto nel suo appartamento.
Una scena dal film La conversazione.

La storia è ricca di colpi di scena e sequenze misteriose, che tengono il pubblico incuriosito fino alla fine del film. Si basa sui principi di un intenso thriller poliziesco e ha un debito riconosciuto non solo con Michelangelo Antonioni, ma anche con le celebri opere di Alfred Hitchcock, in particolare con La finestra sul cortile (1954). La conversazione può essere considerato a buon diritto il più famoso film sulle intercettazioni elettroniche, ma è anche molto di più, in quanto cattura ansie diffuse, il ricorrente senso di colpa e la perdita di fede, con una particolare enfasi sull’isolamento, l’allontanamento dagli altri e la desolazione di un individuo nell’era delle emergenti tecnologie moderne. 

Immagine di copertina: Una scena dal film La conversazione: Harry Caul in his office.

Traduzione di: Ester Zangrandi.

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