folla di persone vestite in modo simile, con occhiali 3D alla prima di un film, anni 50.

Scienze weird e neolib [parte 1]

Molto di ciò che sappiamo sulla cognizione umana si basa su un campione “strano” e riflette e supporta i pilastri del neoliberismo. Un articolo in due parti.

Le scienziat3 cognitiv3 – anglofon3 per convenzione – usano un gioco di parole che è difficile rendere in italiano quando dicono (spesso di altr3) di fare scienza strana, o appunto, in inglese, weird. Si tratta di una questione di metodo: WEIRD è infatti un acronimo coniato da Joseph Henrich e collegh3 nel 2010 che sta per Western, Educated, Industrialized, Rich and Democratic e si riferisce alle caratteristiche demografiche della popolazione su cui, di fatto, sono state testate le ipotesi scientifiche sul comportamento e sulla cognizione umana, almeno fino agli anni 2000. In questo senso, tanta parte di ciò che sappiamo, in termini scientifici, è weird.

Cos’è la psicologia sperimentale? La psicologia sperimentale nasce a Lipsia negli ultimi decenni dell’Ottocento con l’intento di applicare il metodo scientifico allo studio di alcuni meccanismi cognitivi come percezione, memoria, attenzione e linguaggio. Come ogni impresa empirista, la psicologia sperimentale prevede che ogni considerazione sulla cognizione umana si basi sull’osservazione sistematica di esseri umani e del loro comportamento in contesti sperimentali, e che i metodi di osservazioni siano riproducibili, i risultati generalizzabili e le conclusioni falsificabili. Quando si parla di riproducibilità e generalizzazione si fa riferimento a tutta una serie di procedure che dovrebbero garantire che da ciò che si osserva in laboratorio si possa, attraverso un meccanismo di astrazione, spiegare il comportamento dell’essere umano abile medio. Per quanto la metodologia sia rigorosa, e per quanto il design sperimentale così come i metodi di analisi statistica siano stati pensati per rendere conto della variabilità intrinseca al genere umano, trarre conclusioni certe sulla cognizione umana è estremamente complicato. Gli esseri umani interagiscono con il mondo, con le cose e con l3 altr3 tessendo una rete complessa di connessioni e interdipendenze, che rende l’isolamento di uno specifico meccanismo da studiare artificioso e approssimato. Assumere che gli umani si possano studiare come si studiano le rocce è affascinante, ma semplicistico. Jennifer L. Howell e collegh3, per esempio, parlano di invidia per le scienze dure, i cui metodi sono più controllati e gli oggetti di studio più stabili.

rappresentazione astratta di stati mentali.
Illustrazione di Liana Finck.
Perché la psicologia sperimentale è weird? La scienza si fa in larga parte nei dipartimenti e laboratori universitari, e dipende direttamente da fondi pubblici o privati, non necessariamente appropriati per gli scopi della ricerca in questione. Prima di essere forzat3 dalla pandemia a programmare e condurre esperimenti online, all3 scienziat3 era richiesto di prendere una serie di decisioni, inevitabilmente soggettive, volte a trovare un equilibrio tra un buon campione, e un campione materialmente accessibile. Di fatto per decenni,, fino agli anni 2000 almeno, la soluzione ottimale è sempre risultata quella di testare membri del corpo studentesco, in cambio di crediti o piccoli pagamenti. Si trattava di ragazz3 poco più che ventenni, cresciut3 in paesi industrializzati e ricchi, con un determinato livello di educazione. Per molti decenni si è pensato – per lo meno per mancanza di alternative – che i risultati ottenuti su questo tipo di popolazione potessero essere generalizzabili all’intera specie umana. D’altra parte, ha senso pensare che il meccanismo che permette a me, ragazza occidentale, che ha sempre vissuto in paesi ricchi e industrializzati, di vedere un albero e capire che è un albero sia lo stesso che permette ad un trentenne cresciuto nella Malesia rurale di vedere e categorizzare un albero, no? Non proprio. Nel 2010, Henrich e collegh3 hanno dimostrato che, se testati su popolazioni diverse a pari condizioni, gli stessi esperimenti portano a risultati diversi non solo a livello quantitativo ma anche qualitativo (fallendo uno dei requisiti del metodo: la riproducibilità). Cosa significa testare una popolazione weird? Riporto solo un esempio. Le bambin3 statunitensi, fino ai 7 anni, percepiscono gli animali esclusivamente in funzione degli esseri umani e solo tra i 7 e i 10 anni affrontano una sorta di cambio di paradigma che permette loro di comprendere meglio il sistema di relazioni del mondo biologico (ad esempio, rendendosi conto che gli esseri umani hanno molto in comune con i mammiferi, e poco con i rettili). Al contrario, le bambin3 delle comunità native americane del Wisconsin e di una popolazione Maya della penisola dello Yucatan, in Messico, non hanno bisogno di affrontare questo mutamento concettuale, ma anzi, possiedono fin da piccoli una comprensione più olistica del rapporto tra esseri umani, altri animali e natura. In questo senso, sono le bambin3 provenienti dai contesti urbani statunitensi – soggetto di ricerca per diversi decenni – a crescere in un ambiente d’informazione impoverito, per cui l’unico animale osservabile in contesti non strettamente controllati è l’essere umano. Per questo motivo, le persone cresciute in ambienti urbanizzati – che non siano esperte di alberi – alla domanda di chi chiede “cos’è quello?” indicando un acero, rispondono “un albero”, anziché “un acero”, risposta già attestata nelle bambin3 che crescono in comunità di piccola scala. Riportando le parole di Henrich e collegh3: «studying the cognitive development of folkbiology [i.e. come gli esseri umani categorizzano il mondo organico] in urban children would seem the equivalent of studying normal physical growth in malnourished children»[1]. Altri esempi interessanti – che si possono trovare qui – riportano, tra le altre, differenze a livello di percezione del sé in individui facenti parte della cultura occidentale e orientale, tra american3 con un certo livello di educazione e non, e tra american3 ed altri occidentali. Nel complesso gli esempi dimostrano che la ricerca che si immagina imparziale e generalizzabile si basa di fatto su un campione “strano” e non rappresentativo della cognizione umana media. A questo punto si potrebbe contestare il binarismo della definizione di WEIRD e non-WEIRD, ma lo fanno meglio Michael Muthukrishna e collegh3 qui. Chiaramente ciò non inficia tutti i risultati ottenuti dalla psicologia sperimentale nel corso del suo sviluppo. Henrich e collegh3 hanno anche dimostrato che molti meccanismi cognitivi conosciuti si verificano anche in campioni non-WEIRD. Se questo tipo di analisi ci lascia qualcosa è il dubbio che tanto di ciò che sappiamo delle nostre menti può non valere necessariamente per tutt3, ma anzi dipende direttamente dall’osservazione di pochi, “strani” esseri umani, nati e cresciuti in quei contesti che hanno fondato il sistema neoliberista e che il sistema neoliberista ha premiato. Vediamo nel prossimo articolo, perché questo non è solo un problema di rappresentazione, ma anche un problema politico.

[1 Traduzione: Studiare lo sviluppo cognitivo della folkbiology nei bambini urbani sembra essere l’equivalente di studiare lo sviluppo fisico nei bambini malnutriti.

Immagine di copertina: Illustrazione di Anna Maria Stefini

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